«Hanno letto la realtà con gli occhi di un bambino e questa volta i pubblicitari hanno fatto davvero centro mettendo in scena quel che accade nel cervello di un bambino i cui genitori si sono separati. Li vuole riunire, punto e basta». Uno dei più noti avvocati di famiglia italiani, Giorgio Vaccaro, 63 anni, studio a Roma, promuove a pieni voti la pubblicità della spesa di Esselunga che tanto sta facendo discutere: da una parte chi la giudica “bella e toccante”, come ha scritto ieri la presidente del Consiglio Giorgio Meloni, dall’altra chi la vede come un dito puntato contro la mamma “cattiva” che ha mandato via da casa un papà tanto gentile e premuroso a cui la bambina corre incontro felice, lasciandosi alle spalle una mamma incupita.

Avvocato Vaccaro, è uno spot ‘sbagliato’ dal punto di vista della rappresentazione delle dinamiche familiari, quello di Esselunga?

«Al contrario, è perfetto. Anzi, le dirò di più, è incredibile che gente come i pubblicitari, che devono essere bravi a farti comprare ciò che non compreresti mai, siano riusciti a entrare così bene nella testa di un bambino. Di solito con la pubblicità subliminale cercano di farci fare quello che non vorremmo fare, ma in questo caso, invece, documentano alla perfezione lo stato d’animo del bambino i cui genitori si sono separati».

L'avvocato Giorgio Vaccaro, esperto nei temi della famiglia

Cosa c’è nella testa di un bambino di genitori che si separano?

«Salvo i casi di violenza più gravi vissuti in famiglia, nella testa del bambino comunque i genitori non si devono separare. Dentro i bambini ci sono come due figurine, quella di mamma e quella di papà, che sono unite, che non possono essere divise. Il bambino vuole tenere insieme quelle due figurine, a qualunque costo. Queste due figurine compongono un’unica entità che resterà a lungo tale nella mente del bambino».

Un egoismo che contrasta con quello degli adulti che invece voglio separare ciò che un tempo fu unito…

«Il bambino è egoista “naturalmente”, e questo suo egoismo si contrappone all’egoismo-libertà dell’adulto di separarsi se l’unione affettiva è venuta meno.  Una decisione che il bambino non può condividere, e  neanche pensare, per come è fatta la sua mente. Ci sono studi di neuropsichiatria infantile molto chiari al riguardo. I genitori per il bambino sono un’entità unica: come può un’entità unica litigare? Secondo il bambino non può e allora il passo successivo è quello di addossarsi la colpa. Siccome non potevano litigare, la colpa è mia, sono io il responsabile della loro lite. E da qui un conflitto ingestibile per i bambini. Lo sguardo basso e triste della bambina, nello spot, dice davvero tutto quello che si deve dire».

Il bambino quindi non scinde la coppia genitoriale. E non ne parla neppure dopo, a separazione avvenuta. Non dice nulla di papà alla mamma e nulla della mamma a papà. Come mai?

«Non può separare ciò che in lui è unito e si sente schiacciato dal vincolo di lealtà che ha verso entrambi. Se parlasse  - male o bene non conta, anche se spesso i genitori lo spingono a parlare ‘male’ - dell’uno si sentirebbe in un conflitto ingestibile nei confronti dell’altro. E l’unica strada a quel punto è il silenzio».

Però nel tessuto narrativo della pubblicità di Esselunga ne esce male la madre e meglio il padre. Lui guarda con nostalgia la casa, lei lo guarda con più distacco. La figlia se va felice da casa e abbraccia contenta il padre. Una narrazione “di parte”?

«No, assolutamente no. Anche qui occorre ritornare alla normale dinamica delle separazioni. Nella gran parte dei casi, la mamma resta nella (ex) casa comune e il padre se ne va. Il bambino vede il padre andare via e pensa, pensa realmente, che  sia stata la mamma a mandarlo via. La colpa è di chi rimane, per il bambino. Il genitore che rimane diventa il “carnefice”, nella mente del bambino».

Quindi la lettura della pubblicitari è corretta anche sotto questo profilo…

«Correttissima. Sono riusciti a leggere la realtà esattamente come la legge il bambino. Non sto dicendo che quella sia la realtà vera, sto dicendo che il bambino la percepisce così. Ed è raro che qualcuno comprenda bene questo passaggio. Figurarsi i pubblicitari che per mestiere fanno altro. Magari raggiugono anche l’obiettivo di farci andare in supermercato, ma resta il fatto che la lettura dello stato psicologico del bambino è perfetta. E rende alla perfezione quel che accade in tribunale quando vi è l’audizione dei minori; sono momenti terribili. I bambini si contorcono, non sanno come dimostrare la  loro sofferenza di fronte all’uno che si scinde. Se ne fanno carico, se ne prendono la colpa sulle spalle. Ecco, se una cosa devono fare i genitori è provare a disinnescare questa terribile e inesistente colpa».