
L’Europarlamento alla prova delle case green dopo la sbandata sullo stop ai motori termici dal 2035. Approda nella riunione dell’assemblea plenaria la direttiva approvata a maggioranza dalla Commissione a febbraio (49 favorevoli 18 contrari, 6 astenuti) prevede che gli edifici residenziali debbano raggiungere una classe di prestazione energetica minima E entro il 2030 e D cinque anni più tardi, nel 2035. Gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni dal 2028. In Italia, la maggior parte degli edifici residenziali (il 74%) secondo dati Enea appartiene a una categoria inferiore alla D: 34% in classe G, 24% in classe F e 16% in classe E. E’ per questo che l’Italia è tra i Paesi che più stanno frenando sul provvedimento. Tanto che a livello politico Forza Italia si è affrancata dalla posizione favorevole del Ppe e il ministro Gilberto Pichetto Fratin insiste nel dire che «serve una valutazione più graduale anche perché nel nostro Paese l’85% delle case sono di proprietà». Il voto del Parlamento europeo - previsto per martedì 14 - non sarà comunque decisivo. Poi si aprirà il Trilogo, il negoziato tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo.

Oggi il board della Bce certifica quel che già tutti danno per scontato da settimane: un nuovo rialzo di 50 punti dei tassi nell’area euro. L’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali salirà al 3,50%, quello su operazioni di rifinanziamento marginale al 3,25% e quello sui depositi alla banca centrale al 3%. Ma l’attenzione degli operatori è già rivolta alla prossima riunione della banca centrale, quella di maggio dove ci sarà di sicuro un altro rialzo (la presidente Christine Lagarde ha ribadito pochi giorni fa che verrà fatto tutto quanto necessario per rallentare l’inflazione nell’area euro e ricondurla al 2%). La conferma è arrivata da Philip Lane, capo economista della Bce, che ha dato per “appropriato alzare ulteriormente i tassi”. C’è chi spera o invoca (come il governatore italiano Ignazio Visco) un rialzo contenuto (+0,25%) per non penalizzare l’andamento dell’economia ma in realtà nel board di Francoforte sembra prevalere la linea dei falchi rappresentata dal governatore austriaco Robert Holzmann: +0.50%. E così si arriverà all’estate con il tasso principale al 4% e al settimo rialzo consecutivo. Con effetti sempre più pesanti sui mutui delle famiglie.

Salvo rinvii oggi la Commissione europea presenta la riforma del mercato elettrico che avrà impatti anche sulle famiglie. Il documento – che verrà poi discusso al vertice degli Stati dell’Unione in programma il 23 e 24 marzo – è composto da sette articoli. Ma non c’è a quanto pare quello a cui più tenevano Francia, Spagna e Italia che puntavano a un “decoupling”, un disaccoppiamento dei prezzi di gas e energia elettrica per evitare che si ripetesse l’anno scorso, con l’impennata contemporanea delle bollette di entrambe le utenze. I consumatori potranno scegliere se ricorrere a contratti a prezzo fisso o a contratti a prezzo dinamico: nel primo caso si tratta di contratti con prezzi sicuri a lungo termine per evitare sorprese; nel secondo, possono ricorrere ai contratti di prezzo dinamico con i fornitori se desiderano sfruttare la variabilità dei prezzi per utilizzare l’elettricità quando è più economica (ad es. per ricaricare auto elettriche o utilizzare pompe di calore). Altra probabile novità: il diritto di condividere direttamente l’energia rinnovabile, senza la necessità di creare comunità energetiche. La normativa è finalizzata a consentire ai (piccoli) produttori privati di condividere tra loro energia rinnovabile fino a 100 Mw.

Il congresso della Cgil che si apre oggi al Palacongressi di Rimini e durerà 4 giorni presenta una grossa novità. Domani, 16 marzo, arriverà la premier Giorgia Meloni. Non è così scontato che i presidenti del Consiglio accolgano l'invito. Prima di lei lo avevano fatto solo altri tre premier: Spadolini, Craxi e Prodi. Ecco perché al di là delle differenti vedute politiche la presenza sul palco di Meloni sarà un evento nella settimana politica. Maurizio Landini, segretario del primo sindacato italiano (raccoglie oltre 5 milioni di iscritti): «Segno di rispetto e riconoscimento del nostro ruolo».

Oggi dovrebbe tenersi il consiglio dei ministri in cui verrà presentato il disegno di legge delega sulla riforma fiscale che ha tra i punti più attesi dalle famiglie l’abolizione dell’Iva da alcuni prodotti di largo consumo. Pane e pasta, oggi al 4%, scenderebbero a zero, carne e pesce vedrebbero dimezzarsi l’attuale aliquota del 10%. Il riordino dell’Iva peraltro è richiesto dall’Ue per allinearsi a quel che accade negli altri 26 Paesi dell’Unione. La riduzione dell’Iva – sulla quale il governo punta anche per abbassare il tasso d’inflazione - avrebbe però un impatto importante sui conti pubblici. L’ipotesi è di un costo che va dai 6 agli 8 miliardi. Per ora gli unici prodotti che hanno un’Iva ridotta sono quelli per la prima infanzia (pannolini, latte in polvere, biberon) e per l’igiene (per esempio gli assorbenti). Il progetto di riduzione dell’Iva rientra nel più ambizioso piano di riforma fiscale che tra le altre mosse prevederebbe una riduzione delle aliquote fiscali che scenderebbero da quattro a tre. Due le ipotesi. La prima: aliquote a 25%, 33% e 43%. La seconda: aliquote al 25%, 33% e 43%. Obiettivo: ricompensare i lavoratori dipendenti del mancato taglio del cuneo fiscale.

Oggi è un giorno da bollino rosso sul calendario per i commercialisti ma non solo: il 16 marzo infatti vanno a scadenza molti adempimenti periodici di Iva, Irpef e Inps. Tra questi c’è il versamento delle ritenute alla fonte operate nel mese precedente: l’adempimento spetta ai sostituti di imposta. Per i contribuenti Iva invece scade il termine per versare in un’unica soluzione o come prima rata l’imposta relativa all’anno 2022. Nel secondo caso è previsto un interesse mensile pari allo 0,33%. Oggi è anche l’ultimo giorno per consegnare ai lavoratori la Cu2023, la certificazione unica per la dichiarazione dei redditi. Sempre entro oggi va il Certificato unico 2023 va spedito all’agenzia delle Entrate.

Prende il via oggi a Napoli il primo “Festival Euromediterraneo dell'economia” organizzato dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e da Quotidiano del sud diretto da Roberto Napoletano. Due giorni di dibattiti e dialoghi con palcoscenico le sale del Maschio Angioino che ruotano attorno a quattro focus strategici: capitale umano, logistica dell’energia, industria del mare, reti di trasporto. Partecipano, tra gli altri, Paolo Gentiloni, commissario europeo per l'economia; Romano Prodi, ex premier ed ex presidente della commmissione Ue, i ministri Anna Maria Bernini, Antonio Tajani, Adolfo Urso, Nello Musumeci e Gennaro Sangiuliano insieme con un parterre di manager pubblici e privati molti in corsa per un nuovo ruolo nelle aziende pubbliche che il governo sta definendo: da Mario Rossetti, (Open fiber) a Flavio Cattaneo (Italo) da Stefano Donnarumma (Terna) a Renato Mazzoncini (A2A) e Carlo Cimbri (Unipol).
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