Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale hanno avviato dal 1999 un programma denominato FSAP (Financial Sector Assessment Program) con lo scopo di verificare periodicamente (ogni cinque anni) lo stato di salute del settore finanziario dei paesi aderenti. Il risultato si condensa in un rapporto (FSSA: Financial System Stability Assessment) la cui pubblicazione è discrezionale. Nella seconda metà di gennaio e di marzo il FMI ha incontrato il Governatore della Banca d’Italia e altre cariche istituzionali per analizzare lo stato di salute del sistema finanziario italiano. Il risultato è condensato in un comunicato stampa (http://www.imf.org/external/np/sec/pr/2013/pr1394.htm) che sintetizza le conclusioni.

I punti di forza sono rappresentati dalla capacità di tenuta del sistema finanziario italiano durante la crisi, evidenziati dalla crescita dei depositi bancari e dal modesto sostegno statale alla ricapitalizzazione del sistema, fenomeno quest’ultimo in decisa controtendenza rispetto ad altri paesi. Anche rispetto alle esigenze delle nuove e stringenti regole di Basilea III il sistema bancario italiano è ritenuto solido e in grado di reggere le tensioni finanziarie grazie anche al sostegno della BCE. Il processo di integrazione bancaria a livello europeo è destinato a rafforzare ulteriormente la già solida capitalizzazione del sistema. Inoltre, viene sottolineato il ruolo stabilizzante delle Fondazioni bancarie come azionisti di lungo periodo associato all’esigenza di una maggiore trasparenza, ad una migliore governance societaria, alla necessità di un management preparato e alla ricerca di maggiore diversificazione.

I punti di debolezza risiedono nella correlazione elevata con l’andamento delle variabili di finanza pubblica che influenzano le variazioni dei prezzi dei titoli di Stato italiano fortemente presenti nei portafogli delle banche e delle assicurazioni. Inoltre, la crescita delle sofferenze bancarie richiede maggiori accantonamenti sebbene le regole italiane di valutazioni dei crediti siano particolarmente severe se confrontate con altri sistemi bancari. Soprattutto, i rischi maggiori derivano dalla debolezza delle congiuntura economica che richiede il raggiungimento di una maggiore stabilità macroeconomica associata ad un continuo risanamento delle finanze pubbliche e ad una accelerazione del processo di attuazione delle riforme.

A queste condivisibili considerazioni possiamo aggiungere un altro aspetto che riguarda il mercato immobiliare e che viene analizzato in una nuova serie di statistiche della Banca Centrale Europea (ESRB: European Systemic Risk Board, http://sdw.ecb.europa.eu/reports.do?node=1000003379) che contengono diversi indicatori di misurazione del rischio sistemico. La recente richiesta della Banca d’Italia di rivedere le valutazioni degli immobili nei bilanci aggiunge un ulteriore elemento che sottopone il sistema a nuove pressioni sia economiche che patrimoniali. I dati della BCE rivelano la diversa e decisamente più solida dinamica dei prezzi degli immobili in Italia rispetto ad altri paesi. L’insieme di tutte queste considerazioni suggerisce la necessità di un maggiore velocità e stabilità dei processi decisionali per poter affrontare le diverse criticità sfruttando al meglio i riconosciuti punti di forza.