L’ultimo Bollettino Economico di Banca d’Italia (appendice statistica, tavola 2.7) illustra esaurientemente il percorso dell’andamento dei prezzi al consumo, segnalando una variazione annua a marzo 2014 dello 0,4%. Soprattutto, mostra l’andamento delle componenti permettendo di individuare gli artefici di quello che appare come un movimento inarrestabile verso l’annullamento dei fenomeni inflazionistici in Italia. Tralasciando le valutazioni di carattere generale sull’impatto di questa dinamica può essere di aiuto proprio la verifica di chi o cosa ha generato questa situazione. Anche perché una inflazione in continuo calo permette ai tassi delle emissioni del debito pubblico di ridursi a vantaggio delle casse dello Stato italiano.
Sempre nella tavola 2.7 del Bollettino si trova la scomposizione per tipologia di beni e servizi: alimentari, tabacco, energia, etc.. Ognuna di queste componenti varia nel tempo. Oggi nel paniere non ci sono più le sigarette Nazionali senza filtro, quelle con la N azzurra, mentre c’è il telefono cellulare. Inoltre, le componenti contribuiscono in maniera differente avendo ciascuna un peso nel paniere diverso e che varia nel tempo. Ma a parte queste abbastanza note caratteristiche sembra valga la pena considerare una distinzione diversa, quella tra i beni il cui prezzo è liberamente contrattato (“Voci a prezzo libero”) rispetto ai beni il cui prezzo è regolamentato da autorità pubbliche centrali e locali (“Voci a prezzo regolamentato”).
Aggiungiamo che le “Voci a prezzo libero” rappresentano un po’ meno del 90% dell’indice, determinandone l’andamento. Tra queste il peso determinate è quello dei servizi con un peso vicino al 40%. Tra le “Voci a prezzo regolamentato” il peso dei servizi è il maggiore, circa il 7%. E’ tra queste due voci, servizi a prezzo libero e servizi a prezzo regolamentato, che sorge un dubbio. I prezzi dei primi sono in calo incessante e a marzo mostrano una variazione annua dello 0,6%, poco superiore al dato complessivo dello 0,4%. I secondi segnalano una variazione del 4,1%, dieci volte superiore al dato complessivo (non è un refuso).
I prezzi dei servizi regolamentati hanno sempre mostrato variazioni elevate e sopra i due punti percentuali. Dalla fine dell’estate del 2013 hanno cominciato a risalire senza interruzione a fronte della continua discesa di tutte le altre componenti. Ricordiamo che nei periodi di alta inflazione degli anni ’80 si riteneva che la regolamentazione, attraverso il contenimento amministrativo dei prezzi, avesse un effetto benefico per tenere l’inflazione sotto controllo ed evitare l’erosione del potere d’acquisto dei salari delle famiglie di operai ed impiegati.
E’ possibile che oggi il concetto sia ribaltato? Il nuovo obiettivo di politica economica sarebbe tenere alti i prezzi dei servizi regolamentati in funzione di una politica che combatta il rischio della deflazione. Se così fosse, al di là delle amenità, né avremmo avuto notizia attraverso gli organi di stampa. In ogni caso, il potere di acquisto dei cittadini subisce una sicura erosione da un costo in continua crescita dei prezzi dei servizi regolamentati, prezzi significativamente superiori se confrontati agli stessi forniti nel mercato dei prezzi liberi. Probabilmente la cosa è più banale ed ovvia e prevede due possibilità.
1) quella virtuosa ma dannosa: i servizi pubblici (acqua, trasporti, sanità, etc.) scoprono che per sopravvivere devono praticare tariffe che tengano conto dei costi effettivi, analoghi ai costi del mondo dei prezzi liberi, e continuano ad adeguare i prezzi per garantire l’erogazione dei servizi.
2) quella viziosa e ancora più dannosa: gli erogatori di servizi pubblici vivono in un mondo a parte dove gli effetti della quantomeno delicata situazione economica non sembrano riguardarli, venendo decisamente meno al concetto stesso di funzione pubblica dei servizi forniti.
E’ possibile che la situazione reale sia un insieme delle due possibilità con l’aggiunta di altre variabili. E’ altrettanto verosimile che sia definitivamente decaduta l’idea dell’utilizzo dei prezzi regolamentati come strumento di politica economica con finalità di contenimento delle distorsioni generate dal libero mercato in quanto la distorsione sembra ormai provenire chiaramente dal mondo dei prezzi amministrati.
Fonte del grafico:
https://live.barcap.com/PRC/servlets/dv.xslProcessor?pubID=2026173&resultFormat=LL_HTML&numResults=999&resultPrefix=PRC&xslURL=%2FPRC%2Fxsl%2FpubClient.xsl&characterSet=UTF-8
© Riproduzione riservata