L'e-commerce fu salutato con grande entusiasmo dagli ecologisti, ma con il passare degli anni questa piattaforma è diventata piú inquinante di quella tradizionale

Il commercio online all’inizio era un’attività per specialisti e fioriva in piccoli settori di nicchia. Poi ha conquistato fette sempre piu rilevanti del mercato grazie a diverse società piccole e medie. Infine sono arrivati i “big”: societá come Amazon, Ebay, Alibaba e altri che ne hanno trasformato il DNA applicando al meglio alle vendite a distanza le potenzialità dell’informatica. Negli ultimi anni, l’e-commerce sta letteralmente scardinando la struttura tradizionale della distribuzione, dai piccoli negozi di quartiere ai supermercati e agli sterminati centri commerciali di ogni parte del mondo (Figura 1 e Figura 2).

Sin dai suoi albori, é stato ritenuto evidente che l’impatto ambientale dell’e-commerce fosse inferiore a quello del commercio offline tradizionale, grazie alle economie di scala che riusciva a realizzare tramite quella che normalmente si chiama “supply chain”: con un coordinamento informatico, lo spostamento di milioni di oggetti deve necessariamente avvenire a costi più bassi (oltre che con maggior puntualità) di quanto avviene nel commercio internazionale. E’ tempo, però, di riconsiderare queste conclusioni: la teoria economica afferma che l’aumento delle quantità prima genera economie di scala, poi richiede nuovi investimenti e può avere effetti collaterali – come possono essere, appunto, quelli ambientali – dei quali bisogna tener conto.
Uno studio pubblicato nel 2017 dalla societá di consulting Brain & Company (Aaron Cheris, Casey Taylor, Jennifer Hayes and Jenny Davis-Peccoud - Retailers' Challenge: How to Cut Carbon Emissions as E-Commerce Soars. Brain & Company), riconfermato da uno studio dell’universitá di Giacarta (Indonesia) del 2018 (Akhmad Hidayatnoa, Arry Rahmawan Destyantoa, Muhammad Fadhil - Model Conceptualization on E-Commerce Growth Impact to Emissions Generated from Urban Logistics Transportation:A Case Study of Jakarta), spiega come, soprattutto nelle aree urbane, cioé dove risiede ormai la maggior parte della popolazione mondiale, l’e-commerce si riveli più inquinante del commercio tradizionale a causa di 3 fattori :
- un incentivo implicito per gli acquirenti finali dell’e-commerce a ordinare piccole quantitá di merce per volta;
- per conseguenza si fanno generalmente ordini multipli di un singolo “paniere” di merce, che richiedono consegne multiple a causa della localizzazione del fornitore o del cliente
- ciò si riflette sui costi della consegna sotto forma di imballaggi aggiuntivi e anche, in certi casi di aumento dell’inquinamento dovuto al movimento di migliaia di piccoli veicoli commerciali nelle strade dei centri urbani

Secondo il modello costruito dall’universitá Indonesiana, questi 3 fattori portano ad un drastico aumento dei costi logistici di tutti gli operatori, diminuendo gli sforzi di investimento delle imprese nel costruire strutture piú atte all’efficienza energetica sul lungo periodo (acquisti di mezzi nuovi, meno inquinanti, e di maggiori dimensioni, manutenzione dei mezzi). Non è un fattore di poco conto che nella maggior parte dei Paesi asiatici per le consegne si utilizzino veicoli con motori di categoria Euro 2 e Euro 3, con impatti sull’atmosfera molto maggiori rispetto agli standard europei (dove il loro uso è sempre più limitato dalle autorità locali per il forte inquinamento che creano).
Un’altra conseguenza sulla logistica é la minor efficienza nell´utilizzo dello spazio a disposizione su un ogni veicolo commerciale. Sorprendentemente, si calcola che l’aumento di ordini online causi una riduzione del volume di merce mediamente caricata su questi veicoli: i tempi di consegna diventano sempre piú stretti, la varietà delle merci e delle destinazioni non permettono un “consolidamento” efficiente delle flotte commerciali.La Figura 3 presenta il modello di concettualizzazione, il quale mostra i flussi causa-effetto.

Queste tendenze appurate dagli studiosi indonesiani sono presenti da almeno 20 anni ed sono state confermate da uno studio del 2013 commissionato dalla Commissione Europea alla societá di consulenza danese Copenhagen Economics (Dr. Henrik B. Okholm, Martin H. Thelle, Anna Möller, Dr. Bruno Basalisco, Signe Rølmer - E-commerce and delivery. A study of the state of play of EU parcel markets with particular emphasis on e-commerce. European Commission – Copenhagen Economics).
Tornando invece al sopracitato studio della Brain & Company del 2017, gli autori del testo cercano di spiegare come il fenomeno e-commerce, come molti altri fenomeni, sia un panorama di elementi in continua evoluzione; questi cambiamenti peró sono molto piú veloci rispetto ad altri fenomeni economici, a causa dell’alto livello di innovazione tecnologica di servizi online.
Un caso citato dalla Brain & Company é quello di Walmart, uno dei piú grandi distributori offline negli Stati Uniti, che sta conquistando sempre piú quote di mercato nell’online shopping.
Il risultato di questo studio interno é chiaro: per quantitá ridotte di prodotti l’acquisto online é meno inquinante rispetto al servizio offline. Tutto ció peró capita di rado, poiché tipicamente il consumatore tende ad andare da Walmart per comprare piú cose in una volta, combinando inoltre il suo viaggio verso negozio con altri viaggi verso o dalla scuola, casa, lavoro.
Due grafici mostrano i risultati dello studio (Figura 4 e Figura 5)..
La svolta nell’e-commerce provoca quasi soltanto effetti positivi sui bilanci della societá come Walmart, nate nel comparto della grande distribuzione e che ora stanno spostando il “focus” del loro lavoro nell’e-commerce: : risparmi su personale, immobili e quant'altro. Quindi se Walmart pubblica risultati del genere, possiamo considerarli molto attendibili.

Un altro interessante aspetto, che poco si cita negli studi riguardanti l’e-commerce, fu analizzato da Scherling e Otto per conto di Deutsche Telekom giá nel 2002 (Reichling, M., & Otto - The environmental impact of the new economy:Deutshe telekom, telecommunications services and the sustainable future. In J.Park, & N. Roome, The ecology of the new economy: Sustainabletransformation of global information, communications and electronics industries - Greenleaf Publishing, Ltd) : fu appurato che nel caso di acquisto di libri online in Giappone, l’energia elettrica utilizzata dall’utente a casa era praticamente uguale a quella usata per l´acquisto dello stesso libro in un negozio tradizionale: in un negozio si vendono centinaia di libri, la bolletta della corrente dell´esercizio e sí maggiore ma divisibile per molte unitá, mentre il singolo utente usa relativamente poca energia elettrica ma per l´acquisto di un solo articolo.
L’internet shopping fu salutato con grande entusiasmo dagli ecologisti, e agli albori di questo trend, non si poteva che dar loro ragione. Con il passare degli anni peró, alcuni elementi hanno fatto sí che questa piattaforma diventasse piú inquinante di quella tradizionale :
- per attirare la clientela dei consumatori finali, si abbassavano i costi di spedizione
- ugualmente si realizzavano servizi premium sempre piú veloci per battere la concorrenza (vedi Amazon Prime e simili)
- una speciale forma di inquinamento, soprattutto negli Stati Uniti, deriva dalla chiusura di grandi centri commerciali e di altre strutture del commercio tradizionale, divenute troppo costose
- più in generale, i progressi tecnici della logistica non sono al passo con quelli dei servizi online
Queste analisi fanno capire come il commercio online sia una grande opportunitá, la quale pero´, se lasciata a sé stessa, puó causare problemi maggiori di quelli che ha risolto e far aumentare non solo i costi economici ma anche quelli ambientali.

Alcuni suggerimenti per evitare la catastrofe sono giá riportati dagli studi sopracitati :
- raddoppiando la quantitá media di oggetti ordinati per volta si possono ridurre le emissioni fino al 30% e ridurre i costi logistici fino al 50 per cento
- la consegna di prodotti alimentari é enormemente piú dispendiosa di energia rispetto a quella di prodotti di altre categorie merceologiche,
- l’aumento di caselle postali per la consegna in punti strategici della cittá ridurrebbe il dispendio di energie nel “last mile delivery
- la consegna presso il negozio fisico é in realtá l´opzione piú ecologica
In conclusione, il mondo dell’e-commerce é nato come una frontiera di avanguardia, come una tecnologia da pionieri. Lo fu anche per le automobili, per la medicina e per molti altri progressi tecnologici. Il fatto che l’e-commerce sia stato ai suoi albori un settore poco regolamentato é normale. Siamo peró ora di fronte a un elemento fondamentale delle economie dei Paesi (Figura 6 e Figura 7) e nel bilancio ambientale del mondo.
Poiché questo aumento di flussi ha cambiato completamente il bilancio energetico di questo sistema, appare oramai auspicabile che la comunitá internazionale cominci a mettere dei paletti chiari e fermi su queste attivitá.
Ció non comporta necessariamente divieti o blocchi, bensí a forti incentivi o disincentivi relazionati al comportamento del consumatore online.
Vista la interconnettivitá di questo sistema, una tale regolamentazione puó essere solamente realizzata a livello internazionale, tramite organismi come ONU e WTO, i quali dovranno presto prendere le redini della situazione, finché non sará troppo tardi.