Le complesse interazioni fra uomo e natura alla fine di un anno eccezionale

Il 21 Dicembre 2020, giorno del solstizio invernale, ci donerà l’ennesimo evento eccezionale di un anno che non è certo stato avaro di sorprese. Assisteremo infatti, all’ora del crepuscolo. a una congiunzione ravvicinatissima (detta grande congiunzione) tra i due più vasti pianeti del Sistema Solare, Giove e Saturno, nella costellazione del Sagittario. Bisogna risalire addirittura al 1623 per ritrovare una vicinanza così ridotta, tempi in cui l’Europa era flagellata dalla peste che colpì duramente il nord Italia nel 1630, come ricorderanno i lettori de I Promessi Sposi: coincidenza che ha naturalmente scatenato l’evocazione di nuovi scenari catastrofici, tali da farci dimenticare l’assenza dei fuochi d’artificio di Capodanno.
La distanza che separerà i due pianeti nel momento di maggior vicinanza prospettica sarà di 0.1 gradi (Figura 1), pari a un quinto del diametro della Luna piena, un evento che potrà essere visto di nuovo soltanto il 15 marzo del 2080.
E’ difficile prevedere quale sarà l’effettiva influenza di questo fenomeno per il pianeta Terra, ma è certo che le interazioni fra natura e razza umana dovranno essere maggiormente considerate in futuro, anche alla luce di quanto accaduto, e in gran parte non ancora compreso, nella drammatica vicenda Covid.

Il tema cruciale ma sottovalutato della reciproca trasmissibilità dei virus fra uomo e animali, per esempio, è tornato alla ribalta dopo l’abbattimento di oltre 15 milioni di visoni di allevamento in Danimarca, in seguito alla scoperta di una mutazione del coronavirus.
Il virus SARS-CoV-2 è, dopo SARS-CoV nel 2002 e MERS-CoV nel 2012, il terzo coronavirus umano responsabile della sindrome respiratoria grave emerso negli ultimi vent'anni. Questa famiglia di virus che circolano principalmente nei pipistrelli e che possono causare occasionali epidemie nell'uomo sono ormai ben conosciuti e studiati. È quindi fondamentale capire come questo virus abbia attraversato la barriera delle specie e sia diventato altamente trasmissibile nella razza umana, per proteggerci al meglio da altre future potenziali comparse e per sviluppare strategie terapeutiche e vaccinali (Figura 2).
L'origine animale dei coronavirus, che infettano quasi 500 specie di pipistrelli, era già stata ben documentata durante le precedenti emergenze. In natura, le popolazioni di pipistrelli condividono le stesse grotte e diversi ceppi virali possono quindi infettare simultaneamente lo stesso animale, il che promuove le ricombinazioni genetiche tra i virus e la loro evoluzione. Alcuni ceppi sono talvolta in grado di attraversare anche la barriera delle specie.
In particolare, il SARS-CoV-2 è geneticamente più vicino ai ceppi virali che finora venivano trasmessi solo tra pipistrelli. Non discende da ceppi umani conosciuti e solo di recente ha acquisito la capacità di emergere dal suo serbatoio animale naturale che è probabilmente il pipistrello.

Poiché ad oggi non è stata dimostrata alcuna epidemia legata alla trasmissione diretta dai pipistrelli all'uomo, si ritiene che la trasmissione all'uomo debba invece avvenire tramite una specie ospite intermedia in cui i virus possono evolversi fino ad essere in grado di infettare le cellule umane. Per identificare questa specie intermedia, vengono solitamente esaminate le relazioni genetiche tra il nuovo virus e quelli di specie animali che vivono vicino alla regione di emergenza;
La scoperta nel genoma dei coronavirus che infettano i pangolini di una breve sequenza genetica simile a quella che consente a SARS-CoV-2 di entrare nelle cellule umane, ha suggerito che il pangolino in questione fosse il possibile ospite intermedio, ma si è presto escluso, per ragioni tecniico-scientifiche che questo fosse il “colpevole” diretto.

Nella trasmissione da animale ad uomo, gli ospiti intermedi si trovano generalmente tra gli animali da fattoria o gli animali selvatici a contatto con le popolazioni. Tuttavia, nonostante le ricerche di virus in specie animali vendute sul mercato di Wuhan, ad oggi non è stato identificato alcun virus intermedio. Fino a quando questo virus intermedio non sarà stato identificato e il suo genoma sequenziato, la questione dell'origine di SARS-CoV-2 rimarrà irrisolta.
In assenza di tali prove, alcuni studiosi suggeriscono che il virus potrebbe aver attraversato la barriera delle specie a seguito di un incidente di laboratorio o essere comunque di origine sintetica. E’ possibile, in breve, che SARS-CoV-2 discenda da un virus di pipistrello isolato dagli scienziati durante le raccolte di virus e che si sarebbe adattato ad altre specie durante gli studi su modelli animali in laboratorio; laboratorio da cui è poi fuoriuscito accidentalmente.
Questa ipotesi non può essere esclusa, in quanto il SARS-CoV emerso nel 2003 è stato testato in laboratorio almeno quattro volte. Inoltre, va notato che i coronavirus sono stati ampiamente studiati in laboratori vicini all'area di Wuhan, con lo scopo, tra le altre cose, di comprendere i meccanismi di attraversamento della barriera delle specie. Studiare l'origine di SARS-CoV-2 è uno sforzo scientifico che non può essere equiparato a una tesi di cospirazione. Ma, fino a quando non verrà trovato l'ospite intermedio, questa ipotesi di fuga accidentale non può essere esclusa dalla comunità scientifica.
In alcuni laboratori la manipolazione del genoma di virus potenzialmente patogeni è pratica comune.
Nell'aprile 2020, Luc Montagnier, Premio Nobel per la medicina per le sue ricerche sull'HIV, ha sostenuto che ciò sia avvenuto anche per Sars -Cov-2, con un vero e proprio lavoro genetico, fatto intenzionalmente, probabilmente nell'ambito di ricerche finalizzate allo sviluppo di vaccini contro l'HIV. Anche queste affermazioni sono state però confutate

Il genoma di SARS-CoV-2 è un puzzle combinatorio e i meccanismi di ricombinazione dei virus animali che hanno permesso una tale emergenza rimangono enigmatici. Per comprenderne la genesi è quindi necessario intensificare la raccolta di campioni di specie selvatiche o domestiche. La possibile scoperta di virus animali che mostrano una fortissima somiglianza con SARS-CoV-2 fornirebbe un elemento decisivo per convalidare la sua origine naturale. Inoltre, analisi bioinformatiche più approfondite potrebbero rivelare eventuali tracce di manipolazione genetica, che indicherebbero, al contrario, un'origine sperimentale.
Comunque sia, indipendentemente dal fatto che questo virus sia o meno di origine naturale, il fatto stesso che la questione possa ora essere posta seriamente ci costringe a pensare in modo critico agli strumenti e ai metodi di ricostruzione del virus attualmente all'opera. nei laboratori di ricerca e sul loro potenziale utilizzo negli esperimenti.
Oggi ottenere o sintetizzare una sequenza genetica è alla portata di qualsiasi laboratorio: in meno di un mese, dalle sequenze disponibili nei database è possibile costruire da zero un virus funzionale. Inoltre, sono stati sviluppati strumenti di manipolazione del genoma veloci, economici e facili da usare. Questi strumenti consentono di compiere enormi progressi, ma aumentano anche i rischi e la potenziale gravità di un possibile incidente.

Anche se risulta che la pandemia di Covid-19 (Figura 3 e Figura 4) è in definitiva il risultato di una zoonosi "classica", negli ultimi anni sono stati documentati diversi incidenti che hanno portato a rilasci accidentali di virus dai laboratori. Uno dei casi più noti riguarda il virus Marburg, originato dalla contaminazione da parte di scimmie selvatiche. La pandemia influenzale del 1977 è un altro esempio. Recenti studi genetici suggeriscono che potrebbe essere il risultato del rilascio dal laboratorio di un ceppo virale raccolto negli anni '50. E più recentemente, sono stati riportati in letteratura diversi rilasci accidentali di SARS-CoV studiati nei laboratori, sebbene, fortunatamente, non abbiano dato luogo a nessuna grande epidemia.
L’enigma sarà risolto dalle indagini finalmente iniziate in Cina? E’ lecito dubitarne…