Il piano 2019-2024 di Putin cerca di fornire una risposta alle problematiche strutturali dell'economia russa, in buona parte relative alla sua dipendenza dalle esportazioni di risorse energetiche

I “NacProetkij” o “Progetti Nazionali” racchiudono nella forma di piano quinquennale ereditata dall'URSS la strategia di sviluppo della Federazione Russa e gli obiettivi di questa nel periodo 2019-2024.
Il piano 2019-2024 si articola in 13 ambiti distinti che coprono pressochè tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva, dalla salute all'istruzione, dall'ecologia al lavoro, all'occupazione e alle grandi opere. Ognuno di questi ambiti raccoglie un numero variabile di progetti, uno stanziamento di risorse specifico ed un responsabile incaricato (Figura 1). Tra le persone responsabili dei progetti del piano figurano cinque vice primi ministri e il ministro delle finanze e vice primo ministro Anton Siluanov.

Raddoppio delle esportazioni di prodotti agricoli ed alimentari (Figura 2), dimezzamento del numero di cittadini russi in condizione di povertà (Figura 3), miglioramento complessivo dell'accessibilità alle cure sanitarie (fissando l'obiettivo di almeno un controllo medico annuale per ognuno dei 140 milioni di cittadini della Federazione Russa) : sono solo alcuni degli obiettivi fissati dal piano, un piano che, a livello generale, si inserisce pienamente nella strategia di integrazione euroasiatica sostenuta da Mosca così come da Pechino e da molti altri attori. Il significato dei progetti contenuti nel piano rivela una precisa concezione dell'Asia da parte del Cremlino, in particolare rispetto alle infrastrutture, alla manodopera ed alle esportazioni. Con il piano 2019-2024 Mosca punta ad affiancare alle tradizionali esportazioni di gas e petrolio una importante quota di produzione agricola ed alimentare: oltre a quelle dirette verso la Cina, il piano prevede una forte crescita delle esportazioni dell'agroalimentare russo verso Giappone, Singapore, Vietnam, Arabia Saudita ed altri.

Il piano 2019-2024 cerca indubbiamente di fornire una risposta alle problematiche strutturali dell'economia russa (Figura 4), in buona parte relative alla sua dipendenza dalle esportazioni di risorse energetiche, e dalla sua conseguente vulnerabilità. Di certo, un'eventuale crescita - anche relativa – della produzione russa contribuirebbe a rendere meno vulnerabile il paese agli sballottamenti del prezzo degli idrocarburi e dal - quasi relativo - valore del rublo. Nondimeno, un'eventuale crescita produttiva - oltre a favorire un aumento dell'occupazione – renderebbe la Federazione Russa meno esposta a eventuali nuove sanzioni internazionali, oltre a quelle derivanti dall'annessione della Crimea. D'altro canto, proprio quest'eventualità ha spinto le autorità federali a ridurre fortemente le proprie riserve valutarie di dollari statunitensi in favore delle riserve in lingotti d'oro (Figura 5).

Firmato a febbraio dal presidente Vladimir Putin, quello dei “Progetti Nazionali” si presenta come uno dei principali piani economici del corso post-sovietico della Federazione Russa: complessivamente, nel periodo 2019-2024 i progetti del piano prevedono un investimento di ben 400 miliardi di dollari tra risorse del bilancio federale ed investimenti esteri.
Dal suo successo, o dal suo insuccesso - parziale o complessivo - sembra dipendere davvero molto.
Dal canto suo, lo scorso maggio Vladimir Putin non ha usato mezzi termini a proposito degli obiettivi del piano: “Alle persone non interessano grafici o numeri astratti, ma risultati concreti”. La delicata situazione politica della Federazione Russa, e le grandi ambizioni riposte da Vladimir Putin nel piano 2019-2024 sembrano non prefiggere alcun genere di tolleranza per i funzionari incaricati o i rappresentanti politici svogliati o inadempienti che dovessero in qualche modo compromettere il raggiungimento degli obiettivi che il piano promette.
Del resto, il risultato delle elezioni politiche di domenica 8 settembre non ha mancato di confermare la crisi di “Russia Unita” - l'ormai quasi-ex partito di Vladimir Putin – che pur rimanendo il primo partito ha visto diminuire il consenso elettorale a proprio favore.
Alcuni commentatori ne hanno minimizzato il valore strategico, sottolineando come la Cina investa in infrastrutture il valore complessivo del piano mediamente in un solo anno: tuttavia, con le dovute proporzioni, i “Progetti Nazionali” sembrano destinati a rappresentare per la Federazione Russa un momento cruciale della sua storia, non solo economica.
Il primo ministro Dmytry Medvedev, dal canto suo, ha dichiarato che nell'ambito dei “Progetti Nazionali” in alcune regioni della federazione la forza-lavoro locale potrebbe non essere sufficiente: anche se non ci sono elementi precisi per poterlo affermare con certezza, il quadro lascia intendere che le autorità federali possano ricorrere ad un'importazione massiccia di manodopera, sia dai paesi ex sovietici rimasti in buoni rapporti con Mosca, sia da vari altri paesi, come la Corea del Nord e la Cina.

Gli obiettivi descritti nel piano sono a dir poco ambiziosi: se il piano venisse – anche solo in parte – realizzato, questo contribuirebbe a rendere la Federazione Russa un paese assai meno vulnerabile e sensibilmente più solido. Come spesso succede, gran parte dei commentatori occidentali ha liquidato le “ambizioni quinquennali” del Cremlino come destinate al fallimento. Va detto che anche tra l'opinione pubblica russa si sono percepiti scetticismo ed incertezza (Figura 6) rispetto alla possibilità di raggiungere concretamente gli obiettivi messi nero su bianco dalle autorità federali.
Secondo i sondaggi pubblicati dal centro “Nafi”, solo il 17% dei cittadini della Federazione Russa ritiene che gli obiettivi del piano 2019-2024 verranno raggiunti pienamente: secondo i risultati dello stesso sondaggio - pubblicati lo scorso giugno - il 39% crede che solo alcuni obiettivi saranno raggiunti, mentre il 20% ritiene che la maggior parte delle aspettative sia destinata ad essere disattesa. Infine, ben un russo su sei - sempre lo stesso sondaggio – si dice convito che l'intero piano non produrrà alcuno dei risultati prefissi.
Sull'atteggiamento della società russa e sul suo scetticismo sembra pesare non poco la sfiducia verso le istituzioni ed il sistema politico radicatasi nell'opinione pubblica a partire dal collasso sovietico: una sfiducia profonda, palesata anche dall'affluenza minima - appena sopra al 20% -  registrata alle elezioni amministrative dello scorso 8 settembre.
La popolazione ha inoltre già pagato a caro prezzo questa manovra espansiva, trovandosi a sopportare contemporaneamente l'aumento dell'IVA e l'aumento della soglia dell'età pensionabile, peraltro in una condizione complessiva già in precedenza non ideale (Figura 7).

E' difficile dire quanto il piano possa far crescere realmente il prodotto interno lordo e quanto possa migliorare la situazione economica-sociale dei russi. Indubbiamente, sulla carta il piano si presenta come un'occasione mancata per tassare la speculazione, le rendite parassitarie e i patrimoni improduttivi: una possibilità che avrebbe certamente raccolto il favore e l'entusiasmo di larghe fasce di popolazione stemperandone il diffuso malcontento. Una scelta del genere avrebbe inoltre contribuito ad incrementare in modo significativo le risorse da allocare ai vari progetti senza ricorrere a misure impopolari come l'aumento dell'IVA e la riforma delle pensioni.
Ciononostante, va da sé che Vladimir Putin sta scommettendo davvero molto sulla concretezza del suo piatiletka (in russo: piano di cinque anni), confidando in un grande risultato non solo per la Federazione Russa “ma per l'intera regione euroasiatica”. Non molti, nel 2000, anno del suo insediamento, erano disposti a credere che in poco più di un decennio fosse possibile quasi decuplicare - nel picco raggiunto nel 2013 - il valore di allora dell'economia russa, che nel 2018 si è assestato a 1.658 miliardi di miliardi di dollari.

Il piano è legge,
La sua esecuzione è un dovere,
Il suo superamento è un orgoglio.

Motto propagandistico sovietico