Ecco l'intervista al banchiere Giampiero Maioli, copertina al terzo numero monografico di Mondo Economico in distribuzione in questi giorni. Chi vuole può acquistare online la versione digitale della rivista, scaricandola dalla homepage del nostro sito. L'alternativa è ricevere la copia cartacea per posta a casa. Si tratta di 48 pagine dedicate a banche e assicurazioni, con un particolare focus sull'immobiliare, terreno ormai in costante evoluzione per i professionisti e le imprese dei due mondi sempre più sovrapposti.
Forbes ha titolato così il ritratto che gli ha dedicato: «Il banchiere green che sognava di fare il magistrato». Affari&Finanza, il settimanale economico di Repubblica, lo ha dipinto come un “bulldozer della finanza” spiegando nel sottotitolo: «Il banchiere dei francesi che fa tremare gli italiani». Di sicuro oggi Giampiero Maioli, amministratore delegato di Crédit Agricole Italia, è uno dei timonieri del credito più considerati. E tenuti d’occhio. Anche per quel che in tredici anni è riuscito a fare come senior country officer del gruppo, in altre parole, come coordinatore di tutte le attività del colosso francese nel nostro Paese, compresa l’ultima zampata: l’approdo sotto le insegne della banque verte dell’ex Fca bank che molti italiani ancora ricorderanno con il marchio d’origine, Sava. La società di leasing che ha consentito a migliaia di famiglie di realizzare il sogno di un’automobile. Senza dimenticare le due acquisizioni condotte in porto nel 2021: il Credito Valtellinese e Friuliadria, che hanno contribuito ad allargare la platea dei clienti di Crédit Agricole Italia.
D’altronde, ancora di recente, Maioli, emiliano di Vezzano sul Crostolo, classe 1956, ha confermato che la banca non ha sul tavolo dossier di M&A ed è decisa a continuare per la sua strada: cioè la crescita organica e le partnership. A cominciare da quelle nel campo della bancassurance. Lo abbiamo intervistato per fare con lui il punto su strategie e obiettivi di Crédit Agricole Italia ma anche per provare a capire quanto potrà pesare sull’economia l’inflazione, un ospite poco gradito che Maioli forse aveva incrociato l’ultima volta negli anni Ottanta quando cominciava la scalata alla carriera come dirigente al Credito Emiliano. Era il 1979.
Dottor Maioli, in tredici anni al timone di Crédit Agricole Italia ha messo insieme il 5 per cento del mercato bancario, facendo del nostro Paese il secondo mercato domestico per il gruppo francese. Com’è stato costruito questo risultato?
«Il Gruppo è presente nel Paese ormai da cinquant’anni e il suo percorso annovera momenti importanti della storia bancaria italiana, come la partecipazione al salvataggio del Banco Ambrosiano Veneto. Crédit Agricole ha costruito e consolidato in modo costante e progressivo la sua presenza per creare un modello di banca universale comprensivo di tutte le linee di business. L’Italia è infatti l’unico Paese al mondo, oltre alla Francia, in cui sono presenti tutte le entità finanziarie, bancarie e assicurative. Gli investimenti crescenti – solo dal 2016 circa 7 miliardi – sono una dimostrazione di grande fiducia e attenzione nei confronti del nostro Paese. Del resto, Crédit Agricole è un grande gruppo internazionale con una forte identità cooperativa e mutualistica – tra le prime 10 banche al mondo e la più grande banca cooperativa con oltre 11,5 milioni di soci. È presente in 46 Paesi e con una solidità patrimoniale al vertice del sistema bancario europeo».
Spesso lei ha indicato la crescita organica come la priorità del suo gruppo. Ma questo non vi ha impedito di cogliere opportunità, le ultime in ordine di tempo, Creval e Friuladria. Ci sono nuovi dossier aperti?
«Siamo molto soddisfatti di aver integrato nel 2022 Creval e CA Friuladria perché abbiamo potuto così realizzare il progetto di Banca Unica, che ci ha consentito di semplificare ulteriormente la nostra struttura e di presentarci al cliente con un unico marchio, quello di Crédit Agricole, sinonimo di solidità e attenzione al territorio. La crescita organica continua a essere la nostra priorità. Siamo uno dei primi gruppi bancari in Italia, siamo investitori di lungo periodo nel Paese e continueremo ad esserlo».
Con Banco Bpm siete attori nel campo della bancassurance, settore a cui Crédit Agricole guarda con interesse. Proprio dall’accordo con Banco Bpm, CA Assurances dovrebbe formalizzare entro l’anno un’intesa per l’acquisto delle compagnie attive nei segmenti Danni e Cpi, allargando il portafoglio italiano. Quanto è vitale per una Banca questo settore, e perché?
«Siamo davvero contenti che la nostra partnership di lungo periodo con Banco Bpm, nel credito al consumo attraverso Agos, verrà ulteriormente rafforzata dall’accordo sulla bancassicurazione danni. Abbiamo sempre collaborato con Banco Bpm in maniera eccellente e questa partnership siamo fiduciosi che proseguirà nell’interesse dei clienti e di tutti gli stakeholder, fornendo prodotti e servizi assicurativi innovativi. Questa operazione rappresenta anche un ulteriore riconoscimento della leadership globale di Crédit Agricole e della sua lunga storia in Italia, dove ci posizioniamo ormai tra i principali operatori di bancassicurazione, così come lo siamo in Europa, con le banche che riescono a gestire una parte importante dei bisogni assicurativi, puntando sulla loro migliore conoscenza dei clienti, per individuarne le necessità di protezione, sia nel settore danni che nel settore vita. I clienti, infatti, mostrano una sempre maggior sensibilità verso la copertura dei rischi legati alla persona e ai beni. Questo è dovuto prevalentemente a motivi congiunturali. Ad esempio, la pandemia che ha aumentato la percezione dei rischi nell’ambito della salute ma anche il bisogno di protezione di un bene importante come la propria abitazione».
Nel settore del credito al consumo dopo Agos (che avete in compartecipazione con Bpm, con una quota del 39%) di recente avete acquisito Fca bank, la vecchia Fiat Sava, dando vita a CA Auto bank che è presente in 18 Paesi. A cosa puntate?
«L’obiettivo di CA Auto Bank, controllata da Crédit Agricole Consumer Finance, è diventare uno dei principali player indipendenti e multibrand del finanziamento e leasing di veicoli, oltre che del settore della mobilità. La nascita di CA Auto Bank rappresenta uno dei pilastri della strategia del Gruppo CA, che punta ad essere leader europeo della green mobility. La Banca vuole guidare la transizione energetica del settore, rendendo l’accesso ai veicoli a zero e basse emissioni sempre più democratico e alla portata di tutti, attraverso un’offerta completa di soluzioni finanziarie, assicurative e di noleggio. Ci tengo a sottolineare che la direzione generale della nuova banca resterà in Italia, a Torino, e che abbiamo mantenuto nel gruppo tutti i 1.900 collaboratori di Fca Bank. L’attenzione alle persone è una priorità per Crédit Agricole».
Crédit Agricole è considerata una banca green. Oltre alla prima obbligazione da 500 milioni in formato green quali altre iniziative “verdi” avete in cantiere per l’Italia?
«Il Gruppo mette la transizione energetica e ambientale al centro delle proprie azioni e mira ad adeguare la gamma prodotti e servizi di tutte le attività di business in ottica Esg. La transizione energetica per Crédit Agricole si poggia su questa equazione: accelerare l’avvento dell’energia rinnovabile per rimpiazzare i combustibili fossili e rendere questa transizione accessibile ai nostri clienti. I risultati sono molto concreti: dal 2019, il Gruppo Crédit Agricole ha messo in atto una strategia per il clima volta ad allineare progressivamente i propri portafogli di finanziamento e di investimento agli obiettivi definiti dall’Accordo di Parigi del 2015. La strategia climatica ha subito una forte accelerazione nel 2021 con la sottoscrizione della Net zero banking alliance, l’impegno per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni entro il 2050. Un impegno che si estende a tutto il Gruppo e alle altre entità».
Avete nuove linee di business?
«Sì, ne abbiamo annunciate due. Crédit Agricole Transitions & Energies per rendere le transizioni energetiche accessibili a tutti e accelerare l’avvento delle energie rinnovabili. In Italia il mercato “sostenibile” è stato aperto da Hera con l’emissione del primo green bond nel 2014, seguita da altri nomi di spicco del mercato (Enel, Eni). Siamo poi stati i primi a perfezionare un finanziamento green anche per il settore del lusso con Prada nel 2019, che introduceva un meccanismo che premiava il raggiungimento di obiettivi ambiziosi in materia di sostenibilità. Un esempio più recente riguarda il Btp Green 2031 da 10 miliardi, che Credit Agricole corporate&investiment banking ha collocato per il Tesoro italiano. Si è trattato della quarta operazione Btp Green del Tesoro. La nostra corporate&investment banking è stata joint bookrunner su tutte le emissioni green finora e ha supportato il ministero delle finanze a strutturare il proprio Green Framework sotto il quale i Btp Green sono emessi. L’operazione col Tesoro mette in evidenza il ruolo sistemico che la banca sta avendo in Italia sui temi di sostenibilità».
Che cosa intende quando dice che le banche devono riconvertirsi industrialmente?
«Il mondo del lavoro sta cambiando e continuerà a cambiare in modo sempre più pervasivo: abbiamo assistito in questi ultimi anni ad una vera rivoluzione tecnologica, che ha impattato tutti i lavoratori, favorendo la flessibilità e lo smart working e dando una crescente rilevanza alle iniziative di welfare aziendale. Simili cambiamenti sono talmente profondi da abbracciare l’intero mondo del lavoro; di sicuro il settore bancario ne è tra i protagonisti. La trasformazione digitale costringerà infatti gli istituti a cambiare profondamente e solo chi avrà la possibilità di realizzare investimenti importanti potrà rimanere competitivo. Crédit Agricole nel suo Piano a medio termine investirà 20 miliardi di euro per innovazione tecnologica e digitale nei prossimi tre anni, di cui un miliardo dedicato a programmi di investimento per la trasformazione tecnologica. Per noi è importante guardare al futuro e farlo anche attraverso un piano di ricambio generazionale, con oltre 1.200 assunzioni solo in Italia, in special modo di profili specialistici a supporto della trasformazione digitale ma non solo. A questo si aggiunge un importante piano di formazione che ci permette di valorizzare e ampliare ancora di più le competenze dei collaboratori».
Quanto sta pesando l’inflazione sul ciclo economico dell’Italia?
«Dopo la crescita del 2022 pari al +3,9%, le prime stime per il 2023 indicavano un aumento del Pil italiano del +0,7%. La più recente rilevazione dell’Istat, seppur preliminare, indica una crescita probabile del +0,5% congiunturale nel trimestre, che potrebbe portare ad una variazione acquisita del +0,8% per il 2023 (con una performance che dovrebbe essere anche superiore a quella della media Ue). L’inflazione mostra alcuni segnali di rallentamento grazie alle manovre della Bce. Questo è sicuramente un segnale positivo, unitamente alle misure di politica di bilancio che hanno sostenuto famiglie e imprese e al fondamentale impulso del Pnrr che dovrebbe essere in grado di sostenere in maniera importante gli investimenti, +0,8%, in particolare verso il settore delle costruzioni».
Teme che un ulteriore ritocco dei tassi di interessi – che appare scontato dalle ultime dichiarazioni del board della Bce – possa avere effetti negativi sull’economia italiana?
«La Bce ha di recente ribadito che ulteriori rialzi dei tassi saranno appropriati se lo scenario dovesse richiederlo. In ogni caso il mercato dovrebbe già aver adeguato le proprie aspettative al fatto che il fermo obiettivo della Bce è quello di avere un’inflazione al 2% nel medio termine. Ad ogni modo è probabile che nuovi aumenti dei tassi possano riflettersi in un ulteriore calo della propensione al risparmio (come già avvenuto nell’ultima parte del 2022) e in un minore potere d’acquisto delle famiglie, già eroso dall’inflazione. Tuttavia, i segnali positivi che vengono dagli indicatori congiunturali suggeriscono una tenuta dell’economia, anche in uno scenario di ulteriore aumento dei tassi».
Che ruolo possono avere banche e assicurazioni, in questo difficile periodo, per affiancare le famiglie negli investimenti immobiliari?
«Credo che il ruolo delle banche oggi sia sempre più cruciale e centrale: in un mondo complesso e in profonda trasformazione come quello che stiamo vivendo il ruolo dei nostri gestori nella relazione con le famiglie è fondamentale. E la nostra forza è proprio quella di posizionarci come banca universale capace di mettere a disposizione qualsiasi soluzione finanziaria. Oggi la banca non si può limitare a finanziare l’acquisto della casa, ma deve essere in grado di affiancare i clienti nella riqualificazione energetica dei propri immobili e durante la vita del mutuo con tutte le opzioni di flessibilità, per affrontare anche i momenti più complicati. Con questi obiettivi Crédit Agricole Italia ha voluto riaffermare la propria vicinanza ai clienti: ha infatti continuato a investire sull’offerta per i giovani, anche quando parte del mercato ha fatto un passo indietro e per anticipare le sfide della transizione energetica ha rinnovato la propria offerta con un mutuo che premia i comportamenti sostenibili. In generale il nostro supporto all’economia italiana è continuo e crescente, con circa 100 miliardi di finanziamenti a fine 2022, al servizio di 5,3 milioni di clienti nel Paese».
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