Si hanno – agli occhi di molti – due «eccezionalismi»: quello statunitense e quello cinese. Il destino dei primi come unica potenza sembra avviato al declino, mentre cresce quello dei secondi. La Cina continua a crescere in maniera inusuale e, per ora, non si vede che cosa possa fermarla. Alcuni sospettano che il crac del settore immobiliare possa, se non fermarla, almeno frenarla.
Immaginate di essere un costruttore. Andate in banca e vi fate prestare i denari per costruire un palazzo, un quartiere o, come accade in Cina, addirittura un’intera città. Man mano che gli appartamenti sono pronti, li vendete. Le famiglie li comprano, anche grazie a un mutuo acceso con la stessa banca. La banca vede ridursi il credito che aveva con voi (state rendendo il denaro proveniente dalla vendita degli appartamenti) e aumentare quello che ha con le famiglie (che hanno acceso il mutuo). Man mano che le famiglie pagano il mutuo, la banca riduce i propri crediti anche verso di esse. Alla fine del ciclo, voi avete costruito, le famiglie hanno un’abitazione e la banca non ha più crediti in quel palazzo, quartiere o intera città.Come può allora sorgere una crisi? Basta mettere della sabbia negli ingranaggi del ragionamento. Il costruttore non riesce a vendere gli appartamenti, per esempio. Oppure, li vende, ma solo negli anni. In questi casi, a fronte degli esborsi per la costruzione non ha dei ricavi, oppure ha dei ricavi, ma «a singhiozzo». Non paga o paga solo una parte degli interessi che deve alla banca. Dopo un po’ la banca giudica i crediti che ha con il costruttore come «incagliati». Se nulla accade anche dopo, i crediti diventano «inesigibili». La banca deve allora cancellare il credito e perciò ridurre l’attivo. E per conseguenza il passivo, il che avviene riducendo l’importo dei mezzi propri. Al prossimo giro d’investimenti la banca ha meno capitale e quindi non può accrescere i prestiti come prima, a meno di varare un aumento del capitale.
Dunque tutto funziona ordinatamente se le famiglie comprano le nuove case messe in vendita. Il che accade se la popolazione inurbata cresce. Oppure, se in città arriva gente dalle campagne. Oppure, se aumenta il reddito e le famiglie si spostano dalle case modeste in cui abitano in quelle migliori. Stiamo parlando di case «ordinarie». Le case «belle» possono registrare una notevole crescita del loro prezzo, man mano che chi si è arricchito vuole vivere in zone esclusive.
Chi pensa che la Cina sarà messa in crisi dal settore immobiliare immagina all’opera tre meccanismi: 1) la gran quantità di costruzioni che deve ancora trovare degli acquirenti; 2) i prezzi delle costruzioni medesime che sono diventati molto alti rispetto al reddito delle famiglie. L’equilibrio, in questo caso, lo si raggiunge con una caduta del prezzo delle costruzioni, che le riporta a essere abbordabili per le famiglie. Con la conseguenza di un onere rilevante per le banche finanziatrici. E, infine, con una caduta dell’attività del settore delle costruzioni, che in Cina impiega un numero rilevante di persone, perché non si riprende a costruire fino a quando l’eccesso di offerta non si sia esaurito; 3) in Cina, come nell’Italia degli anni Settanta e primi anni Ottanta, non si ha un mercato finanziario sviluppato, né si possono portare i propri denari fuori. Segue che i risparmi finiscono nell’immobiliare oltre la quota che le famiglie desidererebbero, se potessero investire in altre attività. A causa di questa distorsione, i prezzi delle case sono superiori a quanto altrimenti sarebbero. Una loro caduta ridurrebbe la ricchezza delle famiglie. Le famiglie potrebbero aumentare i propri risparmi per ricostituirla. La domanda per consumi potrebbe perciò ridursi.
La divaricazione fra offerta e domanda potrebbe portare a una caduta dei prezzi, all’arresto dell’attività di costruzione, a banche in difficoltà, intanto che le famiglie – che sono abbastanza ricche da investire nelle case in cui non abitano – si sentono più povere e quindi consumano meno. Come è accaduto – con qualche differenza legata alla maggiore complessità finanziaria – negli Stati Uniti e in Spagna.
Per chi volesse seguire il dibattito sul settore immobiliare cinese:
http://www.nytimes.com/roomfordebate/2011/04/14/chinas-scary-housing-bubble
L'articolo è uscito su:
http://www.linkiesta.it/cina-bolla-immobiliare
Link aggiunto il 1 giugno 2011:
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/8b198ae2-8b9e-11e0-a725-00144feab49a,dwp_uuid=d2d846de-a954-11df-a6f2-00144feabdc0.html#axzz1Nx4A07Ib
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