Spesso ci chiediamo se sia proprio vero che l’uso di Internet e del web richiedano molta energia. E che cosa possiamo fare noi in proposito. Lo scrivo in questi giorni plumbei dell’aggressione che la Russia sta perpetrando ai danni dell’Ucraina. Perché ragionare di risparmi e consumi sulle bollette dipende, anche se non soltanto da noi, come vedremo, molto da noi.
Rimanendo il fatto che l’accesso a internet deve essere garantito a tutti, ovunque (digitare tutti mi pare un diritto elementare, quale l’accesso all’acqua potabile e al cibo), cerco di rispondere a questa domanda, ma mi permetto di chiosarla indicando come sia importante digitare anche meno.
Il consumo energetico
È molto difficile calcolare quanto consumiamo, e qualcuno vi dirà che poiché Internet è sempre “on” poco importa se cancellate le vostre mail dal pc o le vostre foto dallo smartphone. Forse – guardando al solo aspetto energetico e non a molti altri – è in buona parte vero.
«È talmente difficile elaborare calcoli precisi, poi, che sembra quindi possibile non occuparsene».
Questo non è raccomandabile: i sistemi di estrazione di criptovalute, ma anche quelli di machine learning per l’Intelligenza Artificiale (IA) – che triturano quanto prendono da noi su social e internet in generale, e ne fanno informazione e “conoscenza” – sono tra i più energivori. Gli studi in merito a quanto consumiamo sono concordi nell’indicare che il consumo complessivo di energia della industria ICT (Information and Communication Technologies) è certamente significativo – tra il 3% e il 10% del consumo energetico globale – e aumenta come pochi altri (alcuni indicano nell’ICT il “paese equivalente” numero 30 al mondo). Considerando che questa industria capitalizza più di ogni altra in Borsa, domina le nostre vite individuali, le organizzazioni sociali e molti altri settori industriali e tutti quelli dei servizi, ce ne possiamo forse stupire?
Che fare, in ogni caso?
A me pare più interessante non perdersi in discussioni su fronti per l'appunto discutibili, e guardare piuttosto verso alcune cose certe che possiamo fare:
- Non dovremmo consumare più del necessario. Non ci chiediamo quanta carta o acqua consumiamo, pochi di noi sanno quanti chili di rifiuti producono ogni giorno, eppure oggi (oggi, nota bene) sanno che meno ne producono meglio è per l’ambiente. Bene, lo stesso vale per il consumo digitale: se non condividiamo in modo compulsivo link e gattini facciamo del bene: consumiamo meno energia, ci rubiamo meno tempo l’un l’altro, lasciamo spazio alle relazioni, riducendo quello delle connessioni. Non dovremmo connetterci se non è indispensabile e dormire senza consultare lo smartphone nel corso della notte. E molti lo fanno. Pretendere che la scuola educhi all’uso civico del digitale e all’accesso per tutti? Mi verrebbe appunto da dire, ricordando un fortunato slogan degli anni ’70 che si riferiva al diritto al lavoro: digitare meno, digitare tutti.
- Sappiamo che il traffico dati è in vertiginoso aumento. Riduciamolo. Questo implica anche la costruzione di mega data centre, in eccesso enorme rispetto alla domanda. Che cosa succede quando l’offerta supera la domanda, in ogni settore? Si aumenta il consumo digitale. Lo vogliamo? Pretendiamo che solo i dati necessari siano raccolti, che pochi siano conservati e che tutti quelli pubblici o finanziati dal pubblico siano disponibili al pubblico, riduciamo i sistemi di IA a quelli indispensabili, cancellando quelli nocivi per la società; esigiamo che i politici controllino l’espansione dei data centre e del traffico dati.
- La ICT consuma energia rinnovabile. È un bene? Se consumasse meno lasciando a usi più essenziali – per esempio i tram – il bene dell’energia rinnovabile, sarebbe meglio per la società. Vedi anche i bitcoin: il fatto che si usi l’energia rinnovabile per produrre una valuta che serve soprattutto a chi ha qualcosa da nascondere, è un fattore di merito significativo, o piuttosto una foglia di fico non poco trasparente?
- Aumenta l’efficienza dei motori digitali, in ogni contesto (dalle reti alle App). Per unità trasmessa, conservata, elaborata, si consuma sempre meno. I sostenitori del 5G ci spiegano che potremo scaricare un intero film in HD in 10 secondi, anziché 10 minuti. È un bene? Soltanto in apparenza; senza una politica generale l’aumento di efficienza unitaria non porta una diminuzione del consumo complessivo. E non vale solo per il digitale, attenzione.
Sono sotto i nostri occhi i recenti esempi della telefonia: da quando è più facile e meno costoso telefonare, tutti telefonano in continuazione (con un grottesco effetto della tecnologia digitale, che in questo caso riduce drammaticamente la resilienza della collettività) e quello dei motori a combustione interna: oggi si fanno molti più chilometri con un litro di carburante, ma le automobili sono molto più pesanti (e sicure, certo) di una volta. Per spostare un fresco lana, un portafoglio e uno smartphone spostiamo duemiladuecento chili di alluminio plastica e acciaio. Totale: si consuma più carburante di prima.
Il rebound effect
Si chiama effetto rimbalzo – rebound effect – ed è qualcosa che non possiamo più non conoscere, e su cui specialmente gli ingegneri dovrebbero riflettere, e con l’aiuto di specialisti tecnici degli umani – sociologi, antropologi, psicologi, medici – inventare approcci e soluzioni robuste ed efficaci ai problemi che davvero esistono (quelli che richiedono un trova, non una ricerca …).
Aggiungo: non succederà nulla di diverso quando i veicoli saranno a guida autonoma. Tutti andranno dappertutto in continuazione, chiacchierando, digitando, dalle 8 alle 24 … C’è molto da riflettere, in merito: morte le ideologie del ‘900, stravince quella della efficienza soluzionistica, e pensare in termini di “società che funziona” è sbagliato, va cambiato. Ma siamo di nuovi qui: digitare meno, digitare tutti.
E noi di persona personalmente?
Noi, cosa dobbiamo fare, di persona personalmente direbbe Camilleri? Possiamo fare molto:
- Ridurre il nostro consumo, adottare un uso ecologico per i dati digitali: produrne meno, ridurli, valorizzarli, pensare a domani per trasmettere ciò che conta a figli e vicini
- Evitare di esporre i piccoli all’abitudine dello schermo, di ogni fatta, in ogni momento. L'OMS raccomanda ZERO ore di schermo al di sotto dei 2 anni e al massimo 1 ora al giorno tra i 2 e i 5 anni. E ricorda che comunque meno è, meglio è. Se vedeste una persona offrire una sigaretta al figlio di 2 anni chiamereste i servizi sociali; perchè non lo facciamo se al ristorante i genitori tirano fuori il tablet per i figli? Potremmo dire che come l’alcolismo qui si tratta di una dipendenza socialmente accettata, ma che non necessariamente – anzi, per nulla – questo stato di cose debba permanere, vedi appunto l’esempio del fumo.
- Cambiare device solo quando è assolutamente necessario: un anno in più di uso del vecchio smartphone significa moltissimo per l’ambiente, e la nostra psiche. Pretendiamo device riparabili.
- Usare Signal e non WhatsApp, e sempre di più strumenti alternativi (lo chiameremo presto il digitale biologico), vedi il sito lealternative.com per suggerimenti aggiornati.
- Regalare a figli e nipoti il nostro tempo, giocare con loro molto con giochi di legno, e anche con giochi di schermo, fargli usare il web in modo attivo, educarli a leggere e pretendere di poter distinguere il falso dal vero.
- Non accettare i giudizi sulla propria persona formulati dalla IA, perché in realtà sono giudizi sulla media del training set che ci riguarda; in ogni caso di usare il nostro diritto alla spiegazione.
- Disobbedienza civile: mettiamo F quando richiesti se siamo M o F, anche se siamo M o MFM
Io o noi?
Mi permetto di mettere in discussione anche questa domanda, che spesso viene usata in modo moralistico e colpevolizzante: se tu, personalmente, non fai niente, allora taci. Quante volte l'abbiamo sentita? Riflettiamoci: ci sono o non ci sono molti ambiti nei quali io come cittadino non posso fare nulla di significativo, “salvo” indignarmi, protestare, pretendere un cambiamento, o no?
Sto facendo io adesso qualcosa di concreto per lottare contro l’uso delle droghe tra i minorenni? No. Posso essere lo stesso “contro”? Certo.
Ci sono molti ambiti nei quali io non posso / non desidero fare qualcosa personalmente, ma posso contribuire protestando, votando, indignandomi.
A ben guardare, quale è la differenza? Che se io penso a che cosa posso fare in quanto individuo, mi sento schiacciato e impotente. Se penso a cosa possiamo fare in quanto collettività, siamo potenti. E come consumatori digitali consapevoli, domani, possiamo tutto: pretendere minor consumo energetico, minor uso del Web, sognare di digitare meno, digitare tutti.
La domanda pone una visione di società che è “io”, la risposta una visione che è “noi”. Vi pare poco dal punto di vista civico?
© Riproduzione riservata