Tutti pazzi per il Tour de France. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna: «Una straordinaria opportunità per l’Italia, frutto di un eccezionale lavoro di squadra tra istituzioni nazionali e territori lungo tre anni. Ma anche un sogno che si avvera». Eugenio Giani, presidente della Toscana: «Il tour partirà dalla Toscana per la prima volta nella storia. Uno straordinario evento di sport nel segno dei grandi campioni toscani Bartali e Nencini, grande volano di turismo e promozione che sosteniamo». Alberto Cirio, presidente del Piemonte: «Il Tour è un’occasione straordinaria di visibilità e anche un volano di ricadute economiche per tutto il territorio».
I moltiplicatori dell'investimento
Tutti e tre i governatori si sono ritrovati a Parigi per la presentazione ufficiale del Giro di Francia 2024 che per la prima volta partirà dall’Italia. Quattro tappe nel Belpaese – Firenze-Rimini, Cesenatico-Bologna, Piacenza-Torino e Pinerolo-Valloire – che sono un evento sportivo ma anche e soprattutto un affare economico. Il Piemonte ha fatto i conti delle ricadute basandosi sugli indicatori usati dal ministero francese e dagli organizzatori della “Grande Boucle”: si va da i 5 ai 15 milioni. I primi effetti sono legati alla carovana che segue il Tour: 4500 persone tra staff delle squadre partecipanti (1800 in tutto: dai ciclisti ai massaggiatori ai meccanici) addetti alla logistica e giornalisti. Vuol dire riempire un terzo delle camere d’albergo di Torino e della cintura per un conto finale che raggiunge i 650 mila euro. Alla carovana vanno aggiunti turisti e appassionati. Ma Regione e Comune di Torino oltre alle ricadute immediate del terzo evento sportivo più seguito dopo le Olimpiadi e i mondiali di calcio hanno calcolato i ritorni legati alla visibilità internazionale della corsa francese.
L'esempio della Danimarca
Può essere d’aiuto il report ufficiale degli organizzatori sull’impatto complessivo che ha avuto per la Danimarca nel 2022 ospitare le prime tre tappe del Tour: 102 milioni (70 dal turismo interno e 32 da quello estero). E ancora: nelle cinque città attraversate dalla carovana di ciclisti la spesa turistica è cresciuta di 45 milioni rispetto alla media del periodo e gli spettatori delle tre tappe sono stati quasi due milioni. E poi c’è la tv: il Tour viene trasmesso in 150 Paesi e le tre tappe danesi hanno generato una visualizzazione totale di 203 milioni di ore. Un impatto promozionale che nessun budget pubblicitario potrebbe garantire. Numeri che fanno dire all’assessore regionale allo sport del Piemonte Fabrizio Ricca che «lo sport è una vera e propria industria, che può fare la differenza».
E i conti del Piemonte vanno bene anche per le altre due regioni coinvolte nell’operazione “Grand Boucle in Italie”. Perché la Toscana ha una sola tappa ma ospita la carovana già dalla vigilia e l’Emilia come il Piemonte può contare su due partenze. Prendendo come metro sempre le esperienze precedenti, l’impatto è quantificabile con un moltiplicatore di tre punti per ogni euro investito dalle istituzioni ospitanti (dati del ministero francese) e di 9 punti se si guardano gli investimenti messi in campo complessivamente per l’evento (calcolo degli organizzatori del Tour).
Quanto costa una tappa
Ma quanto costa ospitare la maglia gialla? I comuni francesi per una partenza di tappa devono spendere almeno 80 mila euro mentre l’arrivo ne richiede come minimo 120 mila. Ma le quattro tappe italiane rappresentano un unicum ed è assai probabile che le cifre base siano altre. Come minimo 200 mila euro per la partenza e 300 mila per l’arrivo. Ma di sicuro Christian Prudhomme, ex ciclista professionista e oggi deus ex machina della corsa francese, è riuscito a spuntare qualcosa in più. Decisamente. Soprattutto per la tappa d’esordio a Firenze. D’altronde lui stesso lo ha rivelato in un’intervista: “Il discorso per il Gran Depart è diverso dalle altre tappe. Si parla chiaramente di cifre più importanti. D’altronde ogni anno riceviamo trecento candidature a ospitare l’inizio del Tour”.
Il doppio primato di Torino
Torino peraltro l’anno prossimo si concederà un bis che per ora non ha eguali. Sarà anche la sede di partenza del Giro d’Italia. Un primato. Mai nella storia del ciclismo una città aveva accolto nello stesso anno le due più importanti corse a tappe. Altro evento che garantirà ritorni importanti per la città. Come avverrà a novembre con la terza edizione degli Atp finals di tennis che porterà per una settimana gli otto migliori giocatori del mondo a sfidarsi sotto la Mole. L’anno scorso, senza le restrizioni Covid che hanno condizionato la prima edizione, il mondiale del tennis ha garantito un ritorno calcolato in 140 milioni. E quest’anno complice anche la partecipazione dell’azzurro Sinner la cifra lieviterà ancora. Forse anche per questo il sindaco Stefano Lo Russo sta lavorando per ottenere gli Atp finals per altri cinque anni: «L’auspicio è che il govenro sia al nostro fianco. Il livello di impegni finanziari non può essere gestito e retto a livello locale, è necessario che il sistema Italia lavori insieme al sistema Piemonte». Cirio rassicura sull’impegno del governo e pronostica «Io credo che un altro ciclo di Atp finals lo meritiamo. Torino è stata promossa da tutti, a cominciare dagli atleti». E intanto la strana coppia bipartisan come sono stati ribattezzati Lo Russo (centrosinistra) e Cirio (centrodestra) tenta un’altra missione disperata, sempre nel segno dello sport: portare un pezzo delle olimpiadi 2026 sulle montagne torinesi, con l’impianto di bob di Cesana dopo la rinuncia di Cortina.
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