La revisione del Patto fiscale europeo è in agenda da molti anni, dopo i più che discutibili risultati degli anni post crisi del 2008, sia in termini di riduzione degli stock del debito, sia in termini di riforme essenziali per favorire la crescita. Sospeso nella primavera 2020 per rispondere alla pandemia Covid 19, torna in vigore dal 1° gennaio 2024. La Commissione europea ha approvato lo scorso 26 aprile 2023 tre proposte legislative (New economic governance rules fit for the future (europa.eu), che sono ora all’esame del Parlamento e del Consiglio dell’Unione Europea, dove la discussione preliminare sconta ancora distanze notevoli su punti cruciali.
Voce della società civile
Nella sua plenaria del 20 e 21 settembre, il Cese (Comitato economico sociale europeo, da 75 anni la voce della società civile organizzata in seno alle istituzioni europee) ha adottato il suo parere (Revitalising EU economic governance: EESC's vision for success | European Economic and Social Committee (europa.eu) ) con 175 voti a favore, 3 contrari e 2 astenuti. Abbiamo espresso il nostro convinto apprezzamento su diversi aspetti del pacchetto legislativo proposto: il quadro di governance economica più semplice e trasparente, la notevole riduzione dell'orientamento pro-ciclico, il miglioramento della titolarità nazionale e il rafforzamento dell'applicazione delle norme, nonché la differenziazione e l'adattamento del percorso di aggiustamento di bilancio alla realtà di ciascuno Stato membro. Adottando un quadro comune basato sul rischio, si sceglie la logica del percorso verso la sostenibilità del debito, sulla base di specifici Piani nazionali strutturali di bilancio, per una durata di 4 anni, estensibili a certe condizioni (riforme e investimenti) a 7.
La norma da evitare a ogni costo
L’introduzione tuttavia di clausole di salvaguardia, rigidità automatiche e condizionalità tecniche, volute dai Paesi “frugali”, rischia di far deragliare la proposta complessiva. L’esito finale potrebbe essere l’inclusione di quelle rigidità del Patto attuale che non hanno funzionato, in un quadro procedurale completamente nuovo, aumentandone così le complessità, la difficile applicazione e gli effetti nuovamente negativi per la crescita.
Ci riferiamo alla norma che imporrebbe a qualsiasi Stato membro con un deficit di bilancio superiore al 3% di ridurlo in media dello 0,5% del Pil ogni anno. O ancora alle sanzioni automatiche previste dalla procedura per i disavanzi eccessivi, basate principalmente sulla divisione dei paesi in categorie in funzione del rapporto debito pubblico/Pil. Così come nella metodologia dell’analisi tecnica di sostenibilità del debito andrebbero evitate conseguenze automatiche determinanti nuove politiche di austerità, in materia di spesa sociale, per educazione e sanità. Infine, la “traiettoria tecnica”, su cui si basa l’avvio del processo negoziale con l’Ue, dovrebbe essere determinata inizialmente dai governi nazionali, in consultazione con gli organismi fiscali nazionali indipendenti.
Transizione verde e Difesa
Il Cese esprime poi nodi rilevanti circa la gestione degli investimenti pubblici. Senza riproporre la “regola d’oro”, sarebbe però dirimente considerare che gli investimenti al servizio di priorità comuni, come la transizione verde e la difesa, siano trattati diversamente al momento di decidere se avviare o meno una procedura per disavanzo eccessivo. Inoltre, è sempre più urgente la creazione di una capacità fiscale dell’Ue entro il 2026, per sostenere gli investimenti strategici e i costi delle transizioni, dopo la fine dei Pnrr. Senza questo, la forte disparità degli spazi fiscali tra gli Stati membri e il solo ricorso agli aiuti di Stato nazionali porterà a distorsioni gravi del mercato interno.
Infine, il Cese ribadisce l’importanza fondamentale del coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile nei prossimi regolamenti, attraverso processi di consultazione permanenti e ben strutturati durante le varie fasi del quadro di governance economica. Così come delle autorità locali e dei Parlamenti nazionali, se davvero si vuole accrescere la titolarità nazionale.
Il primo passo
Il tempo stringe, a fine anno scade la sospensione del Patto vigente, le sfide da fronteggiare sono enormi, le nuove regole debbono essere concordate in tutti i loro aspetti prima della fine della legislatura. Abbiamo urgente bisogno di un quadro di governance economica e fiscale solido, equilibrato, applicabile e prevedibile, che dia stabilità alle finanze pubbliche e anche ai mercati finanziari. E sarà solo il primo passo.
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