Henry Kissinger si è spento il 29 novembre 2023 all'età di 100 anni. Noto come uno dei più influenti personaggi politici del XX secolo, la sua figura è stata avvolta da un alone di mistero e fascino per la sua straordinaria influenza sul palcoscenico globale. Nato in Germania da famiglia ebrea e rifugiato negli Stati Uniti nel 1938 è divenuto protagonista nella scena diplomatica internazionale per aver dato una svolta ai rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina. E per aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1973.
Kissinger era noto per la sua riluttanza a rilasciare interviste. Preferiva parlare solo durante conferenze stampa ufficiali organizzate dalla Presidenza americana. Ma Oriana Fallaci nel 1972 fece breccia e riuscì a intervistarlo.
«Non ho ancora capito perché accettasse di vedere me, scrive la Fallaci, appena tre giorni dopo aver ricevuto una mia lettera priva di illusioni. Lui dice che fu per la mia intervista col generale Giap, fatta ad Hanoi nel febbraio del ‘69. Può darsi. Però resta il fatto che dopo lo straordinario sì cambiò idea e decise di vedermi a una condizione: non dirmi nulla. Durante l’incontro, a parlare sarei stata io e da quel che avrei detto egli avrebbe deciso se darmi l’intervista o no».
L'incontro avvenne alla Casa Bianca il 2 novembre 1972.
«Lo vidi giungere tutto affannato, senza sorrisi, e mi disse: “Good morning, miss Fallaci”. Poi, sempre senza sorrisi, mi fece entrare nel suo studio elegante e pieno di libri, telefoni, fogli, quadri astratti, fotografie di Nixon. Qui mi dimenticò mettendosi a leggere, le spalle voltate, un lungo dattiloscritto. Era un po’ imbarazzante restarmene lì in mezzo alla stanza, mentre lui leggeva il dattiloscritto e mi voltava le spalle. Era anche sciocco, villano da parte sua. Però la cosa mi permise di studiarlo prima che lui studiasse me».
In udienza da Superkraut
La grande scrittrice e giornalista continuava così: «Quest’uomo troppo famoso, troppo importante, troppo fortunato, che chiamavano Superman, Superstar, Superkraut, e imbastiva alleanze paradossali, raggiungeva accordi impossibili, teneva il mondo col fiato sospeso come se il mondo fosse la sua scolaresca di Harvard. Questo personaggio incredibile, inspiegabile, in fondo assurdo, che s’incontrava con Mao Tse-tung quando voleva, entrava nel Cremlino quando ne aveva voglia, svegliava il presidente degli Stati Uniti e gli entrava in camera quando lo riteneva opportuno. Questo cinquantenne con gli occhiali a stanghetta, dinanzi al quale James Bond diventava un’invenzione priva di pepe. Lui non sparava, non faceva a pugni, non saltava da automobili in corsa come James Bond, però consigliava le guerre, finiva le guerre, pretendeva di cambiare il nostro destino e magari lo cambiava. Ma insomma, chi era questo? ...Dio, che uomo di ghiaccio. Per tutta l’intervista non mutò mai quella espressione senza espressione, quello sguardo ironico o duro, e non alterò mai il tono di quella voce monotona, triste, sempre uguale»
Nixon e il cow-boy
Al Presidente Nixon non piacque l’intervista. Kissinger definì «inutile» la guerra in Vietnam, disse di preferire i generali vietcong a quelli dell'alleato Sud e poi si descrisse come il protagonista assoluto della politica estera americana. «Non perdonava a Henry ciò che Henry m’aveva detto sulla ragione del suo successo: “È che ho sempre agito da solo. Agli americani ciò piace immensamente. Agli americani piace il cowboy che guida la carovana andando avanti da solo sul suo cavallo, il cowboy che entra tutto solo nella città, nel villaggio, col suo cavallo e basta...”. Anche la stampa lo criticò per queste affermazioni. La stampa era sempre stata generosa con Kissinger, spietata con Nixon. In questo caso, però, le parti si rovesciarono. Molte vignette e caricature sono state pubblicate raffigurando Kissinger come un cowboy solitario, mentre la sua immagine di "Henry, il cowboy solitario" è diventata iconica».
La controversia tra Kissinger e Fallaci a seguito dell’intervista durò diversi mesi. Kissinger dichiarò pubblicamente che l'intervista con Fallaci era stata "la cosa più stupida della sua vita" e accusò la giornalista di aver storpiato le sue risposte e distorto il suo pensiero. Fallaci rispose per le rime, sottolineando che l'intervista era stata registrata su nastro e che era a disposizione di tutti per verificare la correttezza delle sue affermazioni.
Kissinger continuò a fare il suo mestiere, a svolgere un ruolo significativo nella politica internazionale e fu premiato con il Premio Nobel per la Pace.
Commentò la Fallaci: «A Stoccolma, gli dettero perfino il Premio Nobel per la Pace. Povero Nobel. Povera pace». L’intervista fu pubblicata su «l’Europeo» del 16 novembre 1972.
La frase di oggi:
«Il lato positivo dell’essere una celebrità è che quando annoi le persone, pensano che sia colpa loro».
Henry Kissinger
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