Passare dal prodotto elettrico alla soluzione delle problematiche legate all’energia con l’obiettivo di ecosistemi efficienti e sostenibili. Creare ‘ambienti’, grandi o piccoli che siano, connessi e costantemente sotto controllo, per migliorare e ottimizzare la gestione dell’energia elettrica. Una sorta di “villaggio” in cui tutto va come deve andare dal punto di vista dell’efficienza energetica. È questa la sfida che la Mef di Firenze – ora controllata al 100% dalla multinazionale Würth, un gruppo da 400 aziende nel mondo con ricavi complessivi di circa 20 miliardi nel 2022 – si appresta a giocare in un mercato delle forniture elettriche che l’ha vista costantemente crescere e ampliare il proprio raggio d’azione. All’inizio era componentistica elettrica ora è anche tutto quello che serve per l’automazione, la domotica, il risparmio energetico, l’illuminotecnica e la termoidraulica.

Mef ha chiuso il 2022 con ricavi per 321 milioni grazie all’attività di 45 sedi sparse sul territorio italiano da Cermenate (Como) fino a  Latina e la copertura di sei regioni (Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Lazio). L’obiettivo per il 2023 è di arrivare a 370 milioni per poi raggiungere i 500 milioni nel 2025 grazie all’apertura di nuovi punti vendita e una automazione sempre più spinta dei magazzini.

«Il tutto - spiega l’ad di Mef, Simon Sanfilippo -  grazie all’impegno di Mef su temi caldi e attualissimi, come quelli della transizione energetica e della sostenibilità ambientale, che sono proiettati sempre più nella vita quotidiana delle imprese e soprattutto delle famiglie: l’obiettivo di Mef è appunto quello di spiegare con i fatti i più avanzati processi e di mostrare concretamente che ‘il futuro è adesso’: quello che sembrava futuribile, parliamo delle molteplici opportunità date dall’efficientamento energetico e della forte tutela ambientale, in realtà sono oggi disponibili sul mercato e Mef è pronta a metterle a disposizione delle imprese e delle famiglie italiane. Tutti argomenti sviscerati alla Leopolda, in occasione del nostro Mef Evolution Forum dove abbiamo ospitato i maggiori attori del mercato».

Ettore Russo, consigliere di amministrazione di Mef

Anche per questa capacità di risposta l’azienda fiorentina è entrata nel perimetro di Würth che a maggio 2021 ne ha rilevato il 65% per completare l’acquisizione nel 2022 mettendo le mani sul restante 35%.

«Oggi – spiega il consigliere d'amministrazione Ettore Russo – la distribuzione elettrica vive un periodo molto importante e nei prossimi cinque anni le sfide maggiori saranno quelle dell’elettrificazione, della sostenibilità, della decarbonizzazione, della mobilità elettrica e del controllo dei consumi. Tutti ambiti nei quali Mef intende giocare un ruolo rilevante creando soluzioni connesse e integrate di building management. L’obiettivo è quello di gestire centralmente i consumi energetici, riducendo gli sprechi  e avendo sempre i costi sotto controllo. Anche per questo sono fondamentali i nostri rapporti con i principali player del settore da BiTicino a Beghelli da Abb a Schneider Electric per citarne solo alcuni, con i quali abbiamo un continuo e proficuo confronto».

Mattoncini per l'ambiente

In questo senso Mef, insieme ai suoi fornitori e partner, si candida senza dubbi a diventare azienda leader non solo di mercato, ma anche a livello culturale e formativo, per propagare messaggi, compiere azioni commerciali e dare strumenti alla propria clientela in grado di promuovere definitivamente questi aspetti che sono industriali e residenziali ma anche e soprattutto di evoluzione ambientale e sociale. Lo scenario dal quale è partito l’impegno di Mef è questo: lo scopo della transizione energetica è di ridurre l’utilizzo di energia primaria (petrolio e altri combustibili fossili) e di aumentare quello di energia rinnovabile, come per esempio quella solare. Il processo - secondo l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili Irena -  è ancora in atto e la strada in salita.

Gli obiettivi principali sono due: mantenere il surriscaldamento globale annuale sotto i 1,5°C, e rispettare i punti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il documento firmato nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. Gli ultimi dati dell’Osservatorio Energetico Enea in proposito dicono che il fabbisogno energetico dell’Italia è di circa 500 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, e le emissioni di Co2 sono di circa 200 milioni di tonnellate all’anno. L’Italia però è tra i Paesi che hanno lavorato meglio, con una riduzione delle emissioni di gas serra dell’11% in cinque anni, grazie ai propri programmi ma anche allo sfruttamento di fonti rinnovabili, che rappresentano oggi il 36% della produzione elettrica.