Sognano le criptovalute, ma poi si accontentano del conto corrente bancario o postale. E li che sette su dieci pesca per pagarsi le spese mensili che ruotano attorno agli 800 euro al mese (842 per la precisione). Altri usano le carte prepagate (66%) o il bancomat (57%). Due su dieci, però, dicono di usare le cripto wallet per la gestione del denaro. Ecco il ritratto della Generazione Z – un pezzo per la verità, quello compreso tra 18 e 25 anni – alle prese con una grande sconosciuta: l’economia domestica, ovvero come gestire i propri denari. L’ha tracciata Nomisma - su incarico di Esdebitami retake – nell’ambito del mese dell'educazione finanziaria promosso dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria del ministero dell'economia e finanze.
Finanza, questa sconosciuta
Un altro spaccato del ritratto che ne esce: «Generazione con scarse conoscenze delle dinamiche economico finanziarie, entrate limitate e spese spesso elevate e scelte di investimento guidate da web o social media». Altri elementi utili: meno del 40% dei ragazzi ha un lavoro più o meno stabile. In soccorso arriva (quasi) sempre la famiglia: sia per chi lavora (vi ricorre il 62% ) sia chi invece non ha una paga (il 72). Tre su dieci del totale hanno almeno una posizione debitoria tra mutuo per la casa, prestiti per acquistare prodotti o servizi, dilazioni di pagamento e prestiti personali. Di questi, il 13% con difficoltà è riuscito a pagare le rate. I soldi in contanti non sono sconosciuti, ma nella top degli strumenti più utilizzati pagare le proprie spese bancomat e sistemi come paypal o satispay sono i preferiti.
Le colpe dei genitori
L’indagine nel tirare le fila punta il dito contro la famiglia. La colpa? Nella maggior parte dei casi non aiuta i ragazzi a monitorare entrate e uscite tenendo traccia delle spese. In realtà i sondaggisti di Nomisma hanno scoperto che il 43% dei ragazzi tra i 18 ai 22 anni tiene traccia delle spese e tra questi prevale l'annotazione sul telefono (nel 35%) o app dedicate (32%). Insomma, una minoranza, ma di peso.
Dove finisce la maggior parte dei soldi della Generazione Z? Cibo e bevande, sia per l'uso in casa che fuori, sono tra le principali voci di spesa sostenute. Nella tendenza comunque prevale il mangiare a casa piuttosto che in pizzeria o al fast food. Poi ci sono le spese per abbigliamento, calzature e accessori (40%) e quelle per il divertimento come la discoteca o i concerti, e i viaggi (entrambi con il 33%). Le spese per il carburante e mezzi di trasporto sono citate solo dal 30% dei ragazzi interpellati da Nomisma, bollette e utenze dal 25% e l'affitto solo dal 18% perché la stragrande maggioranza vive ancora in famiglia.
Manca consapevolezza
Dice Luigi Ursino, presidente di Esdebitami retake: «La fotografia scattata dall'indagine Nomisma evidenzia una mancanza di consapevolezza delle dinamiche finanziarie molto diffusa tra i più giovani, ma anche in seno alle loro famiglie di origine». E Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio permanente sui giovani: «A prevalere nel vissuto della generazione Z è la dimensione affettiva e relazionale come dimostra la centralità del rapporto dei giovani con la famiglia, quale principale influencer delle proprie scelte, anche in materia economico-finanziaria».
L'allarme sull'azzardo
Ma a quanto ammonta la “paghetta” della generazione Z? Per otto ragazzi su dieci il denaro da gestire in autonomia ha raggiunto una media di 842 euro al mese in una combinazione tra stipendio, per chi lavora (nel 57% dei casi), regali ricevuti (37%) o paghetta dei genitori (32%). Anche se in realtà la forbice è più ampia e va da 500 euro a 2000. C’è però un allarme: il 12% degli intervistati dichiara di ricavare guadagni da vincite a scommesse, giochi e lotterie. I casi Zaniolo, Fagioli e Tonali sono li a dimostrarlo. C’è però anche un lato positivo: l’87% dei giovani Z cerca di risparmiare qualcosa. Il 10% si spinge persino oltre: verso forme di investimento con cadenza mensile.
In ogni caso quella studiata da Nomisma non può essere considerata una generazione di spendaccioni. Il 42% dei giovani tra i 18 e i 22 anni valuta attentamente se fare o no un acquisto in base alle proprie disponibilità finanziarie. L’altro risvolto della medaglia? Un ragazzo su cinque, però,non pensa a quanti soldi ha a disposizione prima comprare qualcosa. Toccherà a mamma e papà a rimediare.
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