"La vita ridisegnata dall'algoritmo" diventa soggetto artistico nella mostra "Perfect Behaviors", curata da Giorgio Olivero, aperta dal 29 marzo al 25 giugno alle Ogr di Torino. Sei installazioni, video ma non solo, per raccontare e svelare come cambiano i comportamenti collettivi ed individuali, quando si è costantemente classificati, misurati, simulati e riprogrammati.
«Un lavoro che non vuole fornire risposte - spiega Giorgio Olivero - ma che magari aiuta ad espandere un vocabolario per fare domande migliori. La mostra pone una domanda urgente: cosa succede quando l'ordine del mondo viene quotidianamente sostituito, aggiornato in modo invisibile dall'evoluzione tecnica? Sappiamo che ci stiamo trasformando, ma non sappiamo ancora in cosa».
Si parte con "Tribes", una grande opera video, che rappresenta uno studio sui comportamenti delle masse. Il lavoro del collettivo di artisti digitali "Universal Everything", trae, infatti, ispirazione da un software solitamente impiegato per la previsione e la gestione dei flussi negli spazi pubblici e propone una simulazione del comportamento di una grande folla in cui migliaia di persone si muovono secondo una sequenza di istruzioni. Il progetto riprende le persone da una prospettiva aerea, dalla quale le si vede spostarsi e formare nuove connessioni. «Di fronte a questo lavoro - osserva il curatore della mostra - la domanda che scaturisce è 'si tratta di scelte individuali o orientate? Come faccio a sapere se quello che desidero, lo desidero io o me lo fanno desiderare?».
Paolo Cirio, artista ed attivista italiano, che indaga gli ambiti della società nei quali Internet ha avuto un forte impatto, come privacy, democrazia, finanza e proprietà intellettuale, propone, invece, "Sociality", una grande composizione di poster, realizzata utilizzando il motore di ricerca Google Patents e raccogliendo i dati di oltre 20mila brevetti per algoritmi, dispositivi, piattaforme online ed interfacce, registrati tra il 1998 ed il 2018 e legati a tecnologie che influenzano le abitudini relazionali degli utenti in modo sottile, manipolando il loro comportamento sociale. Si tratta di soluzioni utilizzate, ad esempio, per i social network e la pubblicità online. «La traiettoria comune degli artisti - sottolinea Giorgio Olivero - è anche quello di portare in evidenza quello che c'è dietro la tenda. Spesso si parla degli algoritmi come se si trattasse di qualcosa di infallibile, scientifico, che funziona da solo, mentre in realtà, come si dimostra qui, si tratta di intenzioni di gruppi di lavoro, di persone, che hanno obiettivi specifici. Quando questi processi sono implementati dentro Facebook, Instagram, sono invisibili. Il lavoro di Paolo Cirio è un modo per intercettare le nostre intenzioni, queste realtà, prima che diventino opache».
Si intitola "The Boots", invece, l'installazione di Eva e Franco Mattes, tra i pionieri della Net Art. Si possono vedere tre scrivanie da ufficio con uno schermo montato sul retro. Sugli schermi si osservano persone che, mentre si truccano, alternano consigli di make up con il racconto del proprio lavoro. Si tratta delle storie di chi lavora presso un centro Fb di Berlino per la moderazione dei contenuti, ossia coloro che visionano e classificano i materiali postati dagli utenti, le immagini sensibili.
Ed ancora si possono osservare i robot umanoidi momentaneamente ' a pezzi' della coreana Geumhyung Jeong, l'utilizzo e l'intervento sul videogioco "Grand Theft Auto V" dello statunitense Brent Watanabe ed il lavoro di James Bridle, artista, giornalista e tecnologo inglese, trasferitosi in Grecia, che ha trasformato la propria auto in una vettura a guida autonoma, una sorta di Tesla fatta in casa, intrappolata in un cerchio.
Ma in tutto questo l'arte che ruolo può avere? «L'arte in questo contesto - dice Giorgio Olivero - ha la funzione, come spesso è accaduto, di raccontare storie importanti. Si vuole spiegare che non si tratta semplicemente di dati ma della volontà di cominciare a metterli in discussione, di volere aprire la scatola. E non abbiamo bisogno di chiedere il permesso per aprire le scatole, smontarle, vederne il contenuto. Lo possiamo fare. Non bisogna averne timore ma consapevolezza».
«La mostra - rileva Massimo Lapucci, ceo delle Ogr Torino - grazie a sei artisti d'eccezione, vuole essere una riflessione sull'impatto che le nuove tecnologie e l'intelligenza artificiale stanno avendo ed avranno sulle persone e la loro quotidianità, con l'obiettivo di accogliere punti di vista diversi, guardare il presente da nuove prospettive e formare cittadini pronti ad affrontare con ottimismo un futuro migliore».
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