Colazione sotto il pergolato, sullo sfondo le colline del Monferrato. Un’intensa mattinata di lavoro con i colleghi e un pranzo leggero con i prodotti del territorio. Nel pomeriggio breve riunione per fare il punto, qualche telefonata urgente e poi escursione in e-bike tra le vigne.

Il New Work, il nuovo lavoro teorizzato dal filosofo tedesco Frithjof Bergmann, docente nell’Università del Michigan (US), si realizza anche così, mettendo insieme il lavoro “work” e la vacanza “vacation”: workation.

Esperienze innovative che da qualche anno coinvolgono colleghi ai quali l’azienda propone un soggiorno per migliorare il lavoro di squadra o per concludere in modo efficace un progetto complesso, oppure liberi professionisti che si aggregano in un luogo piacevole per portare a termine una commessa o per lanciare una start-up.

Il workation può essere una soluzione anche per il papà e la mamma che vogliono vivere una vacanza familiare con i figli ma non possono interrompere del tutto il lavoro e scelgono una soluzione in mezzo alla natura.

Il workation – seppur riservato ad alcune figure professionali –non è più una novità; negli ultimi due anni, forse anche sulla spinta della pandemia, è diventato una tendenza e l’incremento esponenziale delle ricerche su Google lo dimostra. Nuovi modi di lavorare che dagli Stati Uniti sono dilagati in tutto il mondo, richiedono poche e chiare regole, e una condizione fondamentale.

Le regole sono in fondo semplici: se scelgo – o accetto – di lavorare in vacanza e poi spendo tutto il mio tempo sorseggiando un mojito a bordo piscina l’esperienza, individuale e collettiva, non avrà successo e il lavoro men che meno. Al contrario, se il coinvolgimento mio e dei colleghi sarà totale, gli studi dimostrano che la produttività e la creatività potranno aumentare fino al 21 per cento. In particolare, i responsabili delle risorse umane negli Stati Uniti evidenziano molti punti a favore delworkation. Eccoli.

Favorisce la costruzione di rapporti di amicizia tra colleghi – con livelli più elevati di soddisfazione, fidelizzazione e produttività –, l’inserimento di nuovi membri, la propensione al lavoro di squadra.

Aumenta la creatività grazie alla ricezione di stimoli casuali e alla conoscenza di luoghi e culture diverse. Vivere a contatto con la natura migliora l’umore e il sonno. Durante il lavoro non si è sottoposti a distrazioni come incontrare partner commerciali, rispondere alle chiamate e organizzare la vita in ufficio. La motivazione al lavoro aumenta.

Per un lavoro-vacanza di successo, tuttavia, è fondamentale il luogo: deve essere bello, accogliente e confortevole, attrezzato con spazi in co-working, scrivanie, sale riunioni e wi-fi efficiente, e garantire ottime occasioni di tempo libero. L’Italia può giocare molte carte al tavolo workation e lungo tutto lo Stivale sono in aumento le proposte da parte sia di grandi catene sia di operatori singoli, da Siracusa a Marsala, da Matera a Lecce, da Fasano a Venezia Lido a Courmayeur, da Cortina d’Ampezzo a Firenze ad Abano Terme, ai laghi di Iseo, Garda e Como, dalla Val d’Orcia alla Val di Cecina in Toscana, dalla Val d’Aosta alle Orobie bergamasche.

Un’occasione anche per l’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia, che ha stretto un accordo con la startup innovativa SMACE (Smart Work in a Smart Place) per favorire la crescita economica attraverso il co-working.

Luca Garrone, architetto-castellano, è un precursore del settore. In Piemonte, a San Sebastiano da Po, nel castello che sorge dal 971sulle colline chivassesi affacciate sul Monferrato, ospita workshop dai primi anni 2000. Dalla Germania arrivavano a San Sebastiano pittori, scultori e fotografi per stage settimanali; dalla Francia giungevano i musicisti, mentre gli Stati Uniti organizzavano nel maniero che Bernardo Vittone plasmò definitivamente nel Settecento, corsi per lo sviluppo fotografico su platino. Una tecnica antica, artigianale, risalente ai primi anni della fotografia, quando non si era ancora affinata la stampa su carta.

Dal 1986, quando la famiglia Garrone acquistò il castello, sono stati investiti in ristrutturazione e ampliamenti 11 milioni di euro, i dipendenti fissi della struttura sono 12, le presenze annue più di 2.400. Nel 2021, in collaborazione con i due fratelli tedeschi Hoyos, Garrone ha lanciato il progetto The Workation Village, «con l’obiettivo di trasformare il borgo su cui sorge il Castello in smart working village, per ripopolare le sue strade con lavoratori alla ricerca di qualcosa di diverso. Offriamo connessione in banda larga ad alta velocità unita ai valori di un piccolo villaggio a imprenditori, freelance, dipendenti che portino un arricchimento culturale, contaminando talenti, creando opportunità e condividendo competenze. Oltre agli interni ricchi di fascino e storia, anche gli spazi esterni diventano uno scenario ideale per lavorare in libertà – dice Garrone –: i giardini disegnati da Xavier Kurten, che allestì anche quelli del Palazzo Reale di Torino a inizio Ottocento, possono trasformarsi in ufficio. Grazie all’incredibile versatilità del castello è possibile organizzare contemporaneamente workshop, seminari e aree co-working».

Ci sono 3 sale dedicate al co-working e 6 per workshop o seminari, allestite con video proiettori, schermi, tavoli, sedie e con coffee corner per un caffè preparato con la moka, tisane e biscotti tipici del territorio.

Le sistemazioni sono in camera doppia con bagno privato e l’ospitalità comprende colazione, pranzo e cena, preparati con prodotti a km 0 dalla Trattoria della Villa, adiacente al Castello, e consumati sotto le terrazze panoramiche in estate o nelle sale interne nella stagione invernale.

Il Castello dispone di 30 camere doppie e 10 alloggi con bagno condiviso e può ospitare più di 100 smart workers. Durante il workation i partecipanti possono fare degustazioni nelle cantine del territorio, scoprire le colline con un suggestivo e-bike tour nelle colline circostanti, imparare a preparare la pasta e poi gustarsi un piatto di tagliatelle in compagnia. Insomma, sempre meglio che lavorare.