Anziché stupirci quando accade qualcosa di grave o lamentarci, oggi dobbiamo considerare l’imprevedibilità come parte integrante del nostro mondo, attuale e futuro. Se i “cigni neri”, eventi gravi come l’11 settembre e la pandemia Covid 19 sono imprevedibili per definizione, possiamo, anzi dobbiamo monitorare con attenzione le "code grasse". È ancora l’economista e trader Nasser Taleb che ci invita ad osservare le fat tails, le code grasse.
Code grasse
Sono variabili anomale rispetto alle medie statistiche, danno un segnale debole di rischio, che potrebbe in seguito produrre eventi ad alto impatto negativo.
Ecco alcuni brand che hanno subìto code grasse e sfide impreviste di cambiamento tecnologico, preferenze dei consumatori e dinamiche di mercato senza averle sapute gestire, e sono scomparse o si sono drasticamente ridimensionate:
1. Nokia: a lungo leader nel settore dei telefoni cellulari, ha subito un rapido declino a causa del cambiamento del panorama tecnologico e della crescita dei dispositivi touchscreen, che non colto o che ha rifiutato di considerare come una nuova strategia con cui misurarsi.
2. Blockbuster: azienda leader nel settore del noleggio di film e videogiochi. Con l'emergere di nuove tecnologie, come il video in streaming e i servizi di noleggio online, soprattutto attivate dal competitor Netflix e l’imprevisto cambiamento nelle preferenze dei consumatori ha subìto un rapido declino, fino a sparire.
3. BlackBerry: noto per essere un pioniere nel settore dei dispositivi mobili con funzionalità di messaggistica avanzata, non ha tenuto il passo con l'ascesa degli smartphone touchscreen e delle app di messaggistica come WhatsApp.
4. Kodak: brand di spicco nel settore della fotografia e delle pellicole, ha lottato con difficoltà nel momento in cui le fotocamere digitali hanno guadagnato popolarità. L'azienda non si è veramente adattata al cambiamento tecnologico di passaggio alla fotografia digitale.
Taleb consiglia a tutti noi imprenditori, manager, professionisti di monitorare le code grasse anche all’interno delle nostre attività, a partire dalle zone calde di rischio, comune a tutti ma con aspetti specifici per il business di ciascuno di noi:
- Zona di rischio finanziario: come l'insolvenza di clienti, l'indebitamento della nostra società e la carenza di liquidità. Questi rischi possono derivare dalla mancanza di un adeguato controllo finanziario o dalla dipendenza da un numero limitato di clienti o fornitori.
- Zona di rischio di mercato: siamo sempre esposti a rischi di mercato, come l’aggressività della concorrenza, la fluttuazione dei prezzi delle materie prime. Non considerarli adeguatamente, nella costante prospettiva di migliorare i nostri prodotti, servizi e soluzioni può influire sulle attività della nostra impresa e sulla capacità di generare profitti.
- Zona di rischio operativo: si tratta di inefficienza, errore umano, scarsa qualità di ciò che facciamo e la mancanza di controlli interni adeguati. Questi rischi possono mettere a repentaglio la reputazione dell'impresa e la sua capacità di mantenere i clienti.
- Zona di rischio legale: i rischi legali derivano da controversie sui contratti, cause legali, controversie fiscali e violazioni di norme e regolamenti. Questi rischi possono comportare spese legali significative e danni all'immagine dell'impresa.
- Zona di rischio tecnologico: i rischi tecnologici riguardano la sicurezza informatica, come i guasti dei sistemi oppure la nostra dipendenza da tecnologie obsolete. Questi rischi possono influire sulla capacità dell'impresa di fornire prodotti o servizi di alta qualità ai clienti.
- Zona di rischio umano, cioè “relativo alle persone”: sono i rischi relativi al passaggio generazionale di personale con know how e competenze tecniche preziose per le nostre imprese. Quando rimpiazziamo le persone che vanno in pensione oppure escono dall’azienda, dobbiamo considerare certamente le esperienze e le loro capacità tecniche e operative. In realtà l’aspetto che dovremmo considerare prioritariamente è l’attitudine: l’orientamento al problem solving e la capacità di lavorare in Team.
Che cosa succederebbe se?
Chiediamoci ad esempio cosa accadrebbe se:
- Si interrompesse la mia attività, come accaduto durante il lockdown per Covid, con conseguenti perdite economiche, se il mio business richiede il funzionamento continuo e in presenza per generare reddito, come nel settore alberghiero?
- Ci fossero incendi, alluvioni, terremoti che possono danneggiare immobili e macchinari e impedirmi o rallentare le attività produttive? Come avvenuto in Emilia Romagna, dove le strutture economiche e le abitazioni erano assicurate per danni da eventi meteorologici come la grandine, ma nessuna contro le calamità naturali.
- Capitassero Infortuni sul lavoro a qualche dipendente, perché la cultura della prevenzione non è ben radicata e diffusa? Oltre agli aspetti umani, sempre negativi, quali implicazioni ulteriori? La copertura di legge sarebbe sufficiente? Esiste un piano di welfare aziendale adeguato per evitare o sostenere queste criticità?
- Accadesse una violazione al mio sistema informatico, con sottrazione di dati sensibili interni o dei clienti, che limitano la produzione o i servizi?
- Lasciasse l’azienda il mio più diretto e prezioso collaboratore? Come posso evitarlo? E come posso pianificarne la sostituzione se va in pensione?
Non basta sperare che non succeda nulla.
Sono due le soluzioni:
La prima, monitorare, prevenire e assicurare i rischi delle zone per noi più critiche, oltre le coperture previste per legge. Assicurare le nostre zone specifiche di rischio, quelle con le più alte probabilità che si verifichino criticità. Ci sono professionisti come i broker assicurativi che posso affiancarci nell’analisi, rendere più oggettiva la nostra percezione del rischio e offrirci un ventaglio di soluzioni, fra le quali scegliere.
La seconda, sviluppare noi stessi un atteggiamento “antifragile”. Un nuovo concetto di leadership, che va oltre il fatto di essere tenaci e resilienti.
Lo approfondiremo insieme nel prossimo articolo.
La frase di oggi: «Quando assumiamo qualcuno, non leggiamo il curriculum. Consideriamo il suo atteggiamento. Poi, lo formiamo secondo le sue attitudini». Ed Bastian, Ceo della Air Lines (90mila dipendenti)
2 - continua (secondo di una serie di articoli)
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