Pubblichiamo l'intervento del presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay alla quinta tappa del ciclo di conferenze sulle intelligenze artificiali che si è tenuta a Torino, organizzata da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, in collaborazione con la rete dei Digital Innovation Hub
Qualche settimana fa proprio qui a Torino abbiamo festeggiato il cinquantesimo compleanno di Confindustria Piemonte. È stato un momento importante per fare sintesi della nostra visione di futuro, partendo dal nostro presente e dalla nostra storia, che è una storia fatta di innovazione, di ingegno, di creatività, di saper fare.
Abbiamo messo al centro della nostra visione la trasformazione digitale e quella ecologica, sapendo che innovazione tecnologica e ambiente parlano la stessa lingua e che toccano tutte le nostre filiere: dalla gioielleria, alla meccanica, all’alimentare, al turismo fino alle infrastrutture materiali e immateriali.
Nel nostro futuro c’è il nostro saper “fare” nella consapevolezza che possiamo fare ancora di più, ancora meglio. Certo lo scenario non è dei più rosei. Noi imprenditori siamo ormai abituati alle incertezze: la pandemia, le crisi finanziarie ed economiche, i costi e le gravi ripercussioni sui nostri bilanci indotte dalla guerra in Ucraina. E ancora le trasformazioni che stanno interessando comparti vitali come quello dell’automotive, che ci impongono di intensificare gli sforzi in innovazione per rilanciare il nostro ruolo all’interno delle catene del valore.
Infine, il quadro “fosco” che circonda il Pnrr, il cui percorso attuativo non viaggia spedito come dovrebbe. Permettetemi un commento su questo. Le politiche pubbliche a partire dal piano Industria 4.0 non si sostituiscono alla capacità imprenditoriale di ciascuno di noi, ma disegnano la traiettoria, indirizzano gli investimenti, ci aiutano a superare i limiti. Per questo abbiamo bisogno di dare continuità e certezza agli interventi programmati, senza escludere naturali aggiustamenti.
Il Piano Industria 4.0 deve essere rilanciato esattamente con questo spirito, pur ripensandone il perimetro a quasi 7 dalla prima versione: vanno indirizzate le risorse per sostenere con forza gli investimenti in tecnologie digitali, come l’IA e il cloud o la cybersecurity, ma soprattutto nei progetti di innovazione digitale che consentono di cambiare pelle alle imprese in tutti i loro processi. Abbiamo bisogno oggi più che mai di una buona politica industriale che usi le poche risorse pubbliche come vera leva di crescita.
Guardando fuori dall’Italia, il mondo sta andando a velocità sostenute verso la digitalizzazione. Pensiamo alla Cina, agli Stati Uniti ma anche alla Corea del Sud, al Giappone. Noi possiamo fare leva sul nostro ingegno, sulle nostre capacità alleandoci con le tecnologie che più di altre sono in grado di portarci nel futuro.
L’intelligenza artificiale è esattamente questo: un abilitatore del nostro futuro.
Sappiamo che l’IA non è nata oggi, ma che si è evoluta ed è diventato sempre più un abito adattabile ai bisogni di tutti noi. Le persone con l’IA ci convivono, spesso senza esserne consapevoli: basta prendere un cellulare, accedere a un servizio on line.
Eppure, lo dicono i dati, quando caliamo questa tecnologia nelle imprese c’è bisogno di uno sforzo in più per mostrarne tutte le potenzialità ma soprattutto per rendere evidente che l’IA non è una “moda” del momento ma che è una tecnologia accessibile, un vero game changer che innalza la nostra produttività (…) I trend sono dalla nostra parte: il mercato dell’IA in Piemonte supera i 43 milioni di euro nel 2022, con una crescita prevista fino a 72,9 milioni nel 2024. A livello Paese, la crescita è ormai stabile a doppia cifra oltre il 23% l’anno e ci aspettiamo che superi i 700 milioni nel 2025.
Le imprese, soprattutto le Pmi, sono veloci, flessibili e possono sfruttare al meglio l’intelligenza artificiale. Ciascuna impresa produce una miniera di dati e alimenta quotidianamente: informazioni che ci servono per capire come consumare meno producendo meglio e di più, come migliorare e creare nuovi prodotti, come renderci più sostenibili e rispettosi del nostro ambiente, come impiegare al meglio le nostre persone.
La sfida è rendere questi dati da semplici fogli excel sparsi in azienda, uno strumento utilizzabile per rilasciare valore. Dati raccolti in maniera adeguata, analizzati correttamente che ci restituiscano le informazioni che servono.
Si tratta di mettere insieme gli ingredienti che servono per far funzionare la macchina. In questo territorio abbiamo università, industrie tecnologiche e manifatturiere all’avanguardia, tante start up attive e un sistema finanziario solido, poli innovativi come i digital innovation hub. Abbiamo gli Its che vedono le imprese protagoniste della formazione specialistica.
Siamo nelle condizioni per uscire dalle nostre zone di comfort, qui come nel resto d’Italia. Dobbiamo avere fiducia nelle nostre capacità, in primo luogo investendo sulle nostre persone, sulle nostre intelligenze, sulla nostra passione per il futuro.
Usiamo le nostre intelligenze – emotive e umane – per guidare quelle artificiali: è questo connubio che assicurerà alla nostra storia di avere un futuro di crescita e competitività.
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