La Russia entrerà nel quarto mandato di Vladimir Putin armata come mai prima, con missili e droni “senza analoghi nel mondo”, delle autentiche “rivoluzioni tecnologiche” che possono penetrare qualunque sistema di difesa antimissile, “esistente e futuro”.
L'annuale discorso sullo stato della nazione del Presidente è stato spostato nel tempo e nello spazio, da dicembre a marzo, due settimane prima delle elezioni presidenziali che si terranno il 18 marzo, e dalla storica sala San Giorgio del Cremlino al più grande Maneggio, sala espositiva da più di mille posti. Il motivo si è capito pochi minuti dopo l'inizio del discorso, accompagnato per la prima volta da filmati e infografiche proiettate su due megaschermi ai lati del Presidente. Una stilistica da presentazione di un nuovo prodotto, che ha raggiunto il suo apice dopo 1.07 minuti di esposizione piuttosto pacata e tradizionale dei problemi e delle sfide della Russia: l'arretratezza tecnologica, la scarsa produttività del lavoro, la povertà – sotto il livello di sussistenza si trovano oggi 20 milioni di russi, uno su sette, ha rivelato Putin – e la promessa di aumentare il Pil pro capite del 50% nel 2024, le pensioni, le famiglie, la piccola impresa, la digitalizzazione, l'ipoteca.
Lo spettacolo vero è arrivato nel capitolo che doveva essere dedicato alla politica internazionale e alla difesa, ma che di fatto è stato trasformato in uno sfoggio senza precedenti della potenza militare russa. Il Presidente ha illustrato i nuovi modelli di armamento di cui verrà dotato l'esercito russo. Il fiore all'occhiello di questo nuovo arsenale sarà il missile strategico Sarmat, che andrà a sostituire gli SS-18 di sovietica memoria come principale arma di contenimento globale, insieme a un non meglio definito missile a propulsione nucleare, in grado di schivare, secondo il Presidente, le difese antimissilistiche americane, e di avere un “raggio d'azione illimitato”. Tra le altre novità, un drone sottomarino in grado di viaggiare a velocità molto superiori dei sottomarini attuali, il missile Kinzhal lanciato da un aereo, a traiettoria variabile, con un raggio fino a 2000 km (che teoricamente violerebbe il Trattato sulla riduzione dei missili a corto e medio raggio firmato da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov nel 1988), il complesso missilistico Avangard e svariati altri gioielli tecnologici, tra cui nuove armi laser. Il tutto è stato accompagnato da filmati e animazioni digitali, e da applausi scroscianti del pubblico, composto dall'élite politica russa: deputati, ministri, governatori, leader religiosi.
Una dimostrazione di potenza che molti hanno letto come una sfida da guerra fredda, come il famigerato intervento di Nikita Krusciov che batteva la scarpa sulla tribuna dell'Onu. Putin è stato molto esplicito riguardo ai potenziali bersagli di questo nuovo arsenale, spiegando che la corsa al riarmo è stata una conseguenza della decisione degli Stati Uniti di uscire dal trattato Abm sulla difesa antibalistica, e dal comportamento aggressivo dell'Occidente verso la Russia dopo il collasso dell'Unione Sovietica: “Non ci avete mai prestato ascolto, ascoltateci ora. L'Occidente non è riuscito a fermare la Russia”. La nuova potenza sfoggiata dovrebbe, secondo Putin, portare non alla guerra, ma alla pace, costringere finalmente i partner occidentali a negoziare con i russi un nuovo sistema di sicurezza. Ma sembra semmai una dichiarazione di guerra, anche perché nel video del missile a traiettoria variabile si vede che le testate puntano sulla Florida.
A dire il vero, sembra anche che non si tratti di un filmato inedito: i fact checker in Rete hanno scoperto un video identico trasmesso dalla tv russa già nel 2007. Molti esperti russi e stranieri hanno inoltre espresso dubbi sulle rivendicazioni di originalità e invincibilità delle armi vantate da Putin: il Pentagono ha dichiarato di esserne a conoscenza già da tempo, ed esperti americani hanno dichiarato di dubitare che questo nuovo arsenale sia operativo, in quanto gli ultimi test dei prototipi di nuove armi russe sono stati abbastanza fallimentari. Ingegneri russi sono andati oltre nell'esprimere scetticismo sull'esistenza stessa di una tecnologia missilistica a propulsione nucleare. E gli episodi con filmati falsi spacciati da Mosca come attacchi dell'esercito russo in Siria hanno sollevato dei dubbi tra giornalisti e commentatori sui social russi, mentre il ministro della Difesa Serghey Shoigu rincarava la dose annunciando che la difesa antimissilistica americana “è piena di buchi”. Lo stesso Putin è apparso consapevole di questo scetticismo: “Non è un bluff”, ha avvertito il pubblico.
L'impressione però è che, nonostante i toni apocalittici del discorso alla nazione di Putin, i principali destinatari non erano in Florida, ma molto più vicino. In Russia è in corso la campagna elettorale, con un esito scontato. Il candidato principale infatti non partecipa, come del resto sua tradizione, ai dibattiti con gli sfidanti, non chiede di votare per lui mentre visita università, fabbriche e teatri, insomma, non si abbassa nemmeno a simulare una campagna elettorale “convenzionale”, o a fingere concorrenza. Questo risultato totalmente scontato però sta creando al Cremlino un problema con la partecipazione elettorale: è evidente che un Presidente che ormai si comporta quasi come un monarca non può venire rieletto con percentuali da democrazia normale, deve ottenere un consenso plebiscitario che giustifichi il suo diritto a essere di fatto l'unico politico russo. L'obiettivo di 70% dei voti con il 70% di affluenza (alle elezioni del 2012 Putin è stato eletto con il 64%) appare però difficile da ottenere. Per mobilitare i consensi e raggiungere possibilmente l'86% conseguito da Putin nei sondaggi dopo l'annessione della Crimea nel 2014, la data elettorale è stata spostata nel quarto anniversario di quello che in Russia viene chiamato “il ritorno” della penisola. E il discorso di Putin alla nazione – spostato in avanti per diventare di fatto l'atto centrale della campagna elettorale – ha rivelato che il Cremlino scommette sulla componente più nazionalista e militarista del suo discorso, quella che nei 19 anni al potere di Putin gli ha portato immancabilmente i maggiori consensi.
Una Russia forte, armata e invincibile, circondata da nemici: Putin ha ripetuto più volte che “nessuno potrà aggredirci”. La retorica della fortezza assediata, e l'insistenza sulla Russia come vittima dell'Occidente, insieme a molteplici paragoni dei parametri economici e sociali con quelli dell'Unione Sovietica, conferma un discorso nostalgico e revanscista, e permette di spostare l'attenzione da problemi come la corruzione, il taglio della spesa sociale, la fragilità infrastrutturale, le sanzioni, la guerra in Siria e il conflitto con l'Ucraina, l'umiliazione di correre alle Olimpiadi senza bandiera per il doping, l'inevitabile aumento delle tasse e dell'età pensionabile, e gli scandali sulle tangenti e le escort dei Vip del Cremlino, rivelati dal leader dell'opposizione Alexey Navalny. Che è stato escluso dalla corsa elettorale, per impedirgli non di vincere, ma di avere una tribuna nazionale. Il grande assente della campagna però continua a mettere in imbarazzo il governo – il suo ultimo video, sull'oligarca Oleg Deripaska che ospita sul suo yacht il vicepremier responsabile delle relazioni internazionali Serghey Prikhodko, per discutere del Russiagate ha già fatto 6 milioni di visualizzazioni. E il trucco inventato dai moscoviti per costringere le autorità a mandare a spalare subito la neve sotto le loro case, quello di scrivere sui cumuli il nome di Navalny, dimostra come il candidato innominabile e escluso stia in realtà correndo per le elezioni. La proposta di Navalny ai suoi sostenitori è il boicottaggio delle elezioni, e la partita non si giocherà sulle percentuali dei consensi a Putin, ma sul numero dei russi che voteranno con i piedi.
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