Le azioni americane sono salite, le case no (1). Solo gli assets finanziari americani sono afflitti da inflazione, quelli reali no. Perché? La relazione tra moneta e inflazione dovrebbe essere una relazione balistica. Più moneta, più inflazione. Allora perché la moneta che la Fed inietta nell’economia non fa crescere i prezzi? La risposta sta nei meccanismi. La moneta non si butta dall’elicottero, ma si distribuisce in due modi: a rubinetto e con operazioni di mercato aperto.
Nelle operazioni a rubinetto, le banche aprono il rubinetto della banca centrale e prendono dalla Fed la liquidità che loro serve, e ne prendono in abbondanza perché apposta non costa nulla o quasi. Con le operazioni di mercato aperto (il Quantitative Easing), la Fed compra i titoli di stato cambiandoli con moneta «fresca di tornio».
Il Quantitative Easing crea moneta che va a finanziarie i trasferimenti del bilancio pubblico. Sono circa 5 punti di Pil di trasferimenti all’economia, come sussidi di disoccupazione, che servono a mantenere il livello di domanda precedente. La domanda è drogata dalla moneta, ma siccome è domanda sostitutiva di quella che era fatta con gli stipendi che l’economia non paga più ai disoccupati, non droga i prezzi. È un caso di creazione di moneta che non genera inflazione.
L’altro meccanismo, ossia il rubinetto, impresta alle banche moneta a tassi negligibili. Questa moneta creerebbe domanda di beni nell’economia reale (e quindi inflazione dei prezzi dei beni e delle case) se le banche la trasformassero in crediti. Ma per trasformare la moneta in crediti occorre che le imprese e le famiglie si indebitino per investire e/o per consumare. In realtà, le prime non stanno investendo e le seconde hanno esaurito i plafond, quindi la moneta resta nelle banche.
Che cosa ne fanno? La investono nei mercati finanziari, con il risultato di inflazionare, ossia fare salire, i prezzi di tutte le classi di attività finanziarie investibili. Prima le obbligazioni, poi le azioni, i futures sui preziosi, quelli sulle materie prime. A prescindere dai fondamentali. La moneta della Fed quindi inflaziona le obbligazioni, Wall Street e i futures, ma non i mercati dei beni, né delle attività reali, quali le case, come sta scritto sui libri di macroeconomia. C’è sempre del nuovo da imparare. Questo è quello che sta succedendo.
Adesso proviamo a vedere giusto oltre il naso. L’inflazione delle asset classes finanziarie è una bolla o meno a seconda che i fondamentali si allineino ai prezzi, ossia lo scenario di lieto fine prevede che la ripresa drogata dalla moneta riesca prima o poi ad autoalimentarsi. Il gioco è pericoloso, perché non si può protrarre all’infinito. Prima che il Quantitative Easing diventi pericoloso per la solvibilità dei treasuries, l’economia reale deve cominciare a investire e a occupare i disoccupati. In altri termini, l’economia deve marciare da sola prima che i 5 punti di Pil di domanda finale non possano più essere sostenuti dal governo, a pena di default delle sue obbligazioni.
Abbiamo sei mesi per capire se l’economia statunitense riesce a ricreare da sola i posti di lavoro distrutti, se no le bolle bruceranno e la recessione riprenderà la corsa all’ingiù.
Il Quantitative Easing crea moneta che va a finanziarie i trasferimenti del bilancio pubblico. Sono circa 5 punti di Pil di trasferimenti all’economia, come sussidi di disoccupazione, che servono a mantenere il livello di domanda precedente. La domanda è drogata dalla moneta, ma siccome è domanda sostitutiva di quella che era fatta con gli stipendi che l’economia non paga più ai disoccupati, non droga i prezzi. È un caso di creazione di moneta che non genera inflazione.
L’altro meccanismo, ossia il rubinetto, impresta alle banche moneta a tassi negligibili. Questa moneta creerebbe domanda di beni nell’economia reale (e quindi inflazione dei prezzi dei beni e delle case) se le banche la trasformassero in crediti. Ma per trasformare la moneta in crediti occorre che le imprese e le famiglie si indebitino per investire e/o per consumare. In realtà, le prime non stanno investendo e le seconde hanno esaurito i plafond, quindi la moneta resta nelle banche.
Che cosa ne fanno? La investono nei mercati finanziari, con il risultato di inflazionare, ossia fare salire, i prezzi di tutte le classi di attività finanziarie investibili. Prima le obbligazioni, poi le azioni, i futures sui preziosi, quelli sulle materie prime. A prescindere dai fondamentali. La moneta della Fed quindi inflaziona le obbligazioni, Wall Street e i futures, ma non i mercati dei beni, né delle attività reali, quali le case, come sta scritto sui libri di macroeconomia. C’è sempre del nuovo da imparare. Questo è quello che sta succedendo.
Adesso proviamo a vedere giusto oltre il naso. L’inflazione delle asset classes finanziarie è una bolla o meno a seconda che i fondamentali si allineino ai prezzi, ossia lo scenario di lieto fine prevede che la ripresa drogata dalla moneta riesca prima o poi ad autoalimentarsi. Il gioco è pericoloso, perché non si può protrarre all’infinito. Prima che il Quantitative Easing diventi pericoloso per la solvibilità dei treasuries, l’economia reale deve cominciare a investire e a occupare i disoccupati. In altri termini, l’economia deve marciare da sola prima che i 5 punti di Pil di domanda finale non possano più essere sostenuti dal governo, a pena di default delle sue obbligazioni.
Abbiamo sei mesi per capire se l’economia statunitense riesce a ricreare da sola i posti di lavoro distrutti, se no le bolle bruceranno e la recessione riprenderà la corsa all’ingiù.
(1) http://www.centroeinaudi.it/images/lettera_economica/case%20shiller%20febbraio%202011.gif
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