Sono pochi i passaggi che aiutano l'osservazione di lungo periodo del problema demografico (1) e quindi anche pensionistico. Questi pochi passaggi mostrano come si abbiano dei problemi nel breve termine, mentre si possa avere un equilibrio nel lungo termine.

 

 

L'essenza della “transizione demografica” è questa.

  • Inizialmente si ha un gran numero di nascite e di decessi (soprattutto nei primi anni di vita). Il saldo è vicino allo zero, ossia la popolazione cresce molto poco.
  • Poi cadono – per i progressi delle medicina, dell'igiene, dell'alimentazione – i decessi, mentre le nascite – più di due figli per donna - hanno lo stesso andamento di prima. Segue un'esplosione della popolazione.
  • Dopo di che nascono poche persone – si ha un numero di nascite per donna inferiore a due – mentre continuano a vivere quelli nati nel periodo precedente, quando si è avuta la divaricazione fra le tante nascite e le poche morti.
  • Nel periodo successivo muoiono quelli nati all'epoca della divaricazione (i famigerati “baby boomers”), con la popolazione che intanto decresce lentamente – perchè si hanno ancora meno di due figli per donna.
  • Man mano che decede la generazione dei baby boomers, la quota di persone anziane in rapporto alle altre fasce di età si contrae. (L'istogramma da una forma simile ad una torre indiana diventa simile ad un gelato). Si ha una quota simile di persone di diversa età. Ed ecco il nuovo equilibrio.

Il primo grafico mostra l'essenza della transizione demografica in ogni paese. Gli istogrammi che seguono mostrano la dinamica demografica in Italia.

Ancorapensioni1
Ancorapensioni1

Ancorapensioni2
Ancorapensioni2

Immaginiamo ora un sistema pensionistico - a ripartizione, ossia chi lavora trasferisce una parte del proprio reddito a chi è in pensione (2) - nelle diverse fasi della transizione demografica.

  • Nella prima fase si vive poco. Ergo il trasferimento pensionistico dura poco o niente: uno va in pensione e poco dopo muore.
  • Nella seconda fase vi sono molti giovani e pochi anziani. Vi sono otto giovani per ogni anziano (3). Le pensioni pesano poco sul reddito dei giovani.
  • Nella terza fase vi sono poco più di due giovani per ogni anziano. Le pensioni pesano perciò molto sul reddito dei giovani. Il peso varia a secondo della produttività che si è raggiunta.
  • Nella quarta fase si ha – si veda l'istogramma - una quasi parità fra giovani ed anziani ed il sistema pensionistico diventa più leggero dal punto di vista dei giovani – si hanno meno anziani per unità di giovane.

Insomma, nel lungo periodo le cose si aggiustano, mentre nel breve il peso delle pensioni morde.

1 - http://noisefromamerika.org/articolo/calo-demografico-declino-lungimiranza

2 - Il sistema a ripartizione differisce da quello ad accumulazione, ma i due sistemi si equivalgono quando il tasso di crescita del PIL è eguale al rendimento del fondo pensioni. Perciò possiamo non complicare l'esposizione: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4098-pensioni-a-ripartizione-ed-accumulazione.html

3 - http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/961-vecchiacci-metria.html