La Croazia è di fatto entrata nella “eurozone waiting room”, la sala d’attesa per l'ingresso nell'Eurozona

Potrebbe mancare davvero poco. La strada è stata intrapresa e la Croazia – insieme all’Ungheria – è di fatto entrata nella “eurozone waiting room”, la sala d’attesa per l'ingresso nella Eurozona, aderendo al meccanismo di cambio dell’Unione Europea (ERM-II) nel luglio 2020. Questo è sicuramente un segnale di fiducia nell’Euro che viene dato dai due Paesi in un momento di incertezza come quello attuale.
E anche Macedonia del Nord e Albania stanno facendo sul serio per entrare nell’Eurozona, avendo ottenuto nel marzo del 2020 di avviare i colloqui dei negoziati di adesione con l’Unione Europea dopo una serie di titubanze da parte di alcuni Stati membri.

Torniamo alla Croazia, che fa parte dell'UE dal 2013 (Figura 1). Per consentirne questo ulteriore passo, la Commissione Europea ha valutato positivamente l’implementazione di politiche volte ad assicurare la “convergenza economica” verso i Paesi dell’area euro.
Nel recente Rapporto di giugno 2020 la Banca Centrale Europea ha sottolineato il grande sforzo con cui la Croazia - tra i Paesi dell’Unione Europea non partecipanti all’area Euro - ha conseguito risultati importanti. Il primo pilastro è la stabilità dei prezzi: la Croazia è riuscita (Figura 2) a mantenere il livello del tasso di inflazione ben al di sotto del tasso-obiettivo dell’1.8%, avendo registrato nel 2019 il valore di 0,8%, ed il livello dovrebbe fissarsi nei prossimi due anni tra 0,3% e 0,8%. Il secondo pilastro è la sostenibilità della finanza pubblica. Gli indicatori di questo pilastro sono deficit (Figura 3) entro il 3% ed il rapporto fra debito pubblico e PIL (Figura 4) entro il 60%, salvo situazioni transitorie ed eccezionali (come questa emergenza sanitaria).

Nel caso croato il rapporto debito/Pil, costantemente in calo negli ultimi anni, supera questa soglia: a giugno 2020 il valore era di circa l’85% e dovrebbe aumentare visto la congiuntura e le azioni di finanza pubblica contro la pandemia che “appesantiranno” il bilancio - mentre il Pil è in calo di circa il 10% su base annuale (Figura 5). Tra le misure adottate ricordiamo quelle a sostegno delle imprese e dei lavoratori, sia in termini di sussidi/integrazioni al reddito che di esenzione al versamento di contributi.

Il terzo pilastro è relativo ai livelli dei tassi di interesse a lungo termine, che la Croazia (Figura 6) è riuscita a mantenere piuttosto bassi fino a raggiungere i 72 punti base come livello minimo sul finire del 2019, per poi vedere salire il livello a causa soprattutto dell’incertezza legata alla pandemia. Infine, il quarto pilastro è relativo alla stabilità della valuta, il tasso di cambio della kuna croata (Figura 7) si è mantenuto piuttosto stabile e comunque con una volatilità abbastanza bassa.
Una delle possibili date di introduzione dell’euro è il primo gennaio 2024. Saranno anni importanti per farsi trovare pronti e il cammino è ancora arduo.
Scontato dire che il 2020 sarà un anno di contrazione per l’economia croata dopo cinque anni di crescita sostenuta, mediamente al di sopra di quella dei Paesi Emergenti ed in via di Sviluppo europei. In linea con i vicini Paesi, produzione industriale, investimenti, consumi, turismo e scambi commerciali hanno subito una brusca frenata.

Gli effetti della pandemia saranno visibili per anni. Il recupero sarà a dir poco in salita e molti i punti interrogativi: che Europa – e che Croazia – sarà? Quali e quanti gli interscambi commerciali? La Croazia ha nel turismo uno dei settori cruciali, pesando per quasi il 20% dell’intero Pil nazionale. Quanto tempo ci vorrà per una ripresa? Che impatti avrà sulla popolazione? Alcune stime proiettano il tasso di disoccupazione a quasi il 10% nel 2020, considerando il valore 2019 pari al 7,8%. Queste evidentemente sono stime che potrebbero essere riviste al rialzo, non conoscendo a pieno gli effetti “della seconda ondata” attuale.

In conclusione, l’ingresso nell’area euro è “dietro l’angolo”. La Presidente dell’UE Ursula von der Leyen ha favorevolmente accolto le riforme che Croazia (e Bulgaria) hanno intrapreso nelle seguenti aree: i) antiriciclaggio; ii) raccolta, produzione e diffusione di dati statistici; iii) governance del settore pubblico; iv) oneri finanziari e amministrativi sulle imprese. Per poter accedere all’ERM-II la Presidente ha confermato come manchino ancora gli ultimi passi affinchè tale evento possa concretizzarsi.
Sono stati molti i cambiamenti avvenuti sia nell’Europa che nella Croazia rispetto a quando quest’ultima aveva fatto richiesta di entrare nell’area Euro. Era l’ottobre 2017. Il Covid-19 ha messo un evidente freno al processo di crescita sia del Paese che della stessa Europa.
La sfida sarà riuscire a ripartire, insieme.