La circoscrizione Estero ha votato in misura diametricalmente opposta al territorio italiano nel recente referendum del 4 dicembre

Chiusi i seggi il 4 dicembre 2016, quando è terminato lo scrutinio del referendum costituzionale per confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, il risultato complessivo di tutte le 61.551 sezioni d’Italia e delle 1.618 sezioni Estero ha visto il Sì attestarsi al 40,89% (13.432.208) ed il No al 59,11% (19.419.507).
"Attualmente per gli italiani all'estero non sono garantite né la segretezza, né la libertà di voto". E' contro la Legge 459 del 2001 che il costituzionalista, professor Alessandro Pace, Presidente del Comitato per il No, aveva puntato il dito.

Una valanga di schede: oltre un milione e duecentomila. "Per vincere sarà decisiva un'affluenza dall'estero di circa il 30%", diceva Renzi. Sbagliandosi. Il voto degli italiani all'estero (oltre 4 milioni), una Circoscrizione che vale circa il 7,7% è stato nelle mani di 195 corrieri diplomatici approdati a Castelnuovo di Porto. Un centro diventato famoso perché lì, nell'hangar della Protezione Civile, una sorta di girone dantesco, colmo di sospetti, accuse, litigi e recriminazioni, si sarebbe forse disputata la partita più importante del referendum, nei 1.483 seggi predisposti.
Le modalità di esercizio di tale diritto di voto, per corrispondenza, sono stabilite dalla Legge conosciuta come "Legge Tremaglia", dal nome del parlamentare che si battè a lungo per il voto degli italiani all'Estero. Questa opportunità si concretizzò a partire dalle elezioni politiche del 2006, quando entrò in vigore l'istituzione della Circoscrizione Estero. Fu proprio grazie ad alcuni parlamentari eletti all'Estero che il Governo Prodi potè allora essere varato. La Legge Tremaglia si applica anche ai referendum nazionali.
Nel corso degli anni, la legge ha suscitato molte controversie e opinioni contrarie, anche perché le nostre norme sulla cittadinanza italiana ius sanguinis sono assai ampie verso i discendenti di nostri emigrati, senza limiti di generazione. Queste norme avevano già stimolato una "corsa al passaporto italiano", in particolare in Sudamerica, tutt'altro che esaurita.
Poco dopo le elezioni politiche del 2013, in un clima rovente di polemiche, con i Patronati sul banco degli accusati, il nostro Ministero degli Esteri comunicò ai vertici del Governo che il sistema di voto degli italiani all'estero era "totalmente inadeguato, se non contrario ai princìpi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero", e soggetto a "possibili furti, compravendite, sostituzioni del votante". Tale lettera, di fatto fu ignorata.

Per Renzi, la partita del 4 dicembre si giocava quasi tutta all'Estero. Per questo aveva spedito, a fine settembre, Maria Elena Boschi in America Latina - il serbatoio maggiore - per cercare di sensibilizzare i nostri tanti connazionali, almeno legalmente tali, in Argentina, Brasile ed Uruguay (oltre un milione).
La "Legge Tremaglia" arrivava nel 2001, con almeno 40 anni di ritardo. Quando già l'Italia non "esportava" emigranti, ma "importava", soprattutto a livello cartaceo, lontani discendenti.
Tremaglia fu sordo anche a chi gli ricordava che le legioni di nuovi italiani di "Passaporto", a partire dagli anni '80, e soprattutto in America Latina, nulla sanno dell'Italia, non ne parlano la lingua, non sono interessati alle sorti del nostro Paese, essendo bisnipoti e trisnipoti di connazionali spesso nati prima dell'Unificazione, che avrebbero prevalentemente votato poco ed in ragione di categorie ed opzioni della politica del Paese di residenza, e magari con l' 'aiuto organizzativo' di forze locali.
Possiamo osservare nel dettaglio gli esiti referendari nelle quattro circoscrizioni estere (Figura 1, Figura 2 , Figura 3, Figura 4).
Diamo un'occhiata anche a qualche numero:

RIEPILOGO
(Italia + Estero): Abitanti / Elettori: 65.138.790 / 50.709.531. Affluenza: 65,5 %. 63.169 sezioni. Sì 40,9 % (13.432.208 voti). No 59,1 % (19.419.507).

Solo Italia: Abitanti / Elettori: 61.086.449 / 46.720.943
Sì 40,0 % (12.709.536 voti). No 60,0 % (19.025.254). Affluenza: 68,5 %.

Totale Estero - Elettori: 4.052.341. Sì 64,7% (722.672). No 35,3% (394.253), Affluenza 30,7 %. In tutte e quattro le ripartizioni della Circoscrizione Estero ha prevalso nettamente il Sì.
ARGENTINA - Elettori: 673.237. Sì 65,1% (94.772). No 44,9% No (50.721). Affluenza 25,3%.
URUGUAY - Elettori: 83.318. Sì 77,1 %. (12.675). No 22,9% (3.758). Affluenza 23,0%.
BRASILE - Elettori: 325.555. Sì 84,2% Sì (70.327). No 15,8% (13.167), Affluenza 28,6%.
STATI UNITI D'AMERICA - Elettori: 218.407. Sì 58,9 % (32.145), No 41,1% (22.460) - Affluenza 28,6 %.

L'Estero ha votato, cioè, in misura diametricalmente opposta al territorio italiano. Forse dire No in un momento di crisi (e di crisi di credibilità della politica tradizionale) è più agevole che dire Sì. Forse all'estero hanno in buona fede creduto alle assicurazioni di Renzi o dei suoi referenti locali. Forse la maggioranza ci ha capito poco ed ha seguito indicazioni interessate. Chissà...
Dovrebbero essere urgentemente riviste la Legge sulla Cittadinanza (giacché da oltre 30 anni i nostri Consolati sono intasati da un numero impressionante di richieste, non destinate a diminuire, in ragione ell'enorme numero di nostri emigranti, specialmente tra il 1870 ed il 1914) e la Legge sul Voto all'Estero. Senza gridare a complotti o sospettare che i nostri Uffici all'estero si prestino a brogli e manovre spudorate, magari ispirandosi alle legislazioni di altre nazioni.
I cittadini Statunitensi all'estero, per esempio, votano nelle circoscrizioni di provenienza, una volta espletate una serie di procedure burocratiche, generalmente per posta: le schede elettorali vengono inviate anche via e-mail o fax e contengono le istruzioni per il voto e due buste. Sulla prima (Affirmation Security Envelope) si inserisce il proprio voto e si sigilla, quindi si pone nella seconda (Ballot Return Envelope), da inviare all’ufficio elettorale di appartenenza.
Nel Regno Unito, chi si è registrato per votare in patria negli ultimi 15 anni, ha diritto di voto per le elezioni parlamentari (generali) e le elezioni del Parlamento europeo anche se si traferisce all’estero, e se ha lasciato il paese prima dell’età per potersi registrare, può farlo come elettore all'estero, purché un genitore o tutore risulti iscritto nelle liste elettorali del Regno Unito da non più di 15 anni. Si vota per posta o anche per delega .
La procura ad un altro elettore è prevista anche in Francia, dove comunque Ambasciate e Consolati organizzano seggi elettorali nei propri locali; solo per le per le elezioni legislative all'Assemblea dei Deputati (equivalente della Camera Italiana) è ammesso il voto via internet, testato con pareri discordanti alle ultime elezioni del 2012, altrimenti i francesi all'estero votano per una delle 11 circoscrizioni estere.