In Germania ci sono ampie differenze fra la ricchezza delle varie regioni, con la rincorsa dell'Est che prosegue, seppur a rilento
Nel 2016 il PIL tedesco ha sfiorato i 3.500 miliardi di dollari (Figura 1), quasi il doppio rispetto ai 1.850 miliardi di dollari generati dall’Italia.
Questa cifra fa del paese tedesco la quarta nazione al mondo per PIL in valore assoluto alle spalle di Stati Uniti, Cina e Giappone. Il tutto anche grazie alla crescita degli ultimi anni, nonostante la crisi, superata in tempi più rapidi rispetto a gran parte del continente. Non per nulla la Germania viene spesso denominata la locomotiva d’Europa, testimoniando la voglia di ripartire sempre di una nazione che ha saputo rialzarsi dalle sconfitte nelle due Guerre Mondiali e dai decenni del Muro, quelli della divisione fra Ovest ed Est.
E proprio da qui vorremmo partire: sono ormai passati quasi trent’anni dall’autunno del 1989, quello della caduta del Muro, preambolo per l’Unificazione delle “due Germanie” che sarebbe arrivata nel novembre successivo. Ma possiamo parlare di una sola nazione anche dal punto di vista economico oppure, come in molti altri Paesi (si pensi all’Italia o al Regno Unito) sussistono significative differenze economiche anche fra le varie regioni tedesche?
Un’interessante analisi di Eurostat ha presentato una suddivisione del PIL dei 28 paesi dell’UE in relazione al potere d’acquisto nelle varie aree, comparato con quello medio. Emerge chiaramente, fin dal primo sguardo, una Germania a due marce. La regione meridionale del paese (Baviera e Baden-Wurttenberg), l’Assia (la regione di Francoforte, capitale finanziaria del paese), una parte della Nordrhein Westfallia e le città-stato di Brema, Amburgo (e marginalmente anche Berlino) viaggiano ad un ritmo superiore al resto del paese. Queste regioni si collocano fra il 100 ed il 150% del reddito medio rispetto al resto del continente, con delle punte anche sopra il 150% in particolare in Baviera ed Assia. Lo scenario, però, muta progressivamente se ci spostiamo verso est, con la mappa di Eurostat (Figura 2) che passa dal blu (reddito sopra la media) al rosa/viola (reddito sotto la media).
Il Meclemburgo-Pomerania Anteriore si colloca prevalentemente fra il 75 ed il 90% del reddito medio europeo, così come gran parte del Brandeburgo, della Sassonia e della Sassonia-Anhalt dove vengono evidenziate le principali sacche di povertà. La situazione risulta simile spostandosi verso l’ultima regione della vecchia DDR, la Turingia, che comprende Weimar, Jena ed Erfurt, città che hanno segnato la storia tedesca (e non solo) dapprima con la nascita del luteranesimo, poi divenendo la culla del romanticismo ed infine con la Repubblica di Weimar.
Il dato relativo al PIL per regione riassume questo scenario, con le regioni della vecchia Germania Ovest capofila, mentre le cinque aree della vecchia DDR ancora a fondo lista, nonostante il buon tasso di crescita degli ultimi anni. Nel dettaglio le due città stato di Amburgo e Brema guidano la classifica, seguite dalla Baviera e dall’Assia con 43.092 e 43.073 euro pro capite. Il Baden, regione di Stoccarda, segue a breve distanza con 42.745 euro. Decisamente staccata la Nordrhein Westfallia (la zona del bacino della Ruhr, con città quali Dortmund, Duisburg, Dusseldurf e Colonia) che si attesta a 36.509 euro pro capite. Intorno a quota 35.000 troviamo la città di Berlino ed il Saarland, mentre la Bassa Sassonia e la Renania si fermano a 32.000. L’ultima regione del vecchio Ovest, la Schweswig-Holstein si posiziona a 30.130 euro.
Seguono nell’ordine Sassonia, Brandeburgo, Turingia, Sassonia-Anhalt e Meclemburgo-Pomerania Anteriore con valori fra i 24.900 ed i 27.700 euro per persona, decisamente inferiori alla media del Paese. Il divario fra le due Germanie di un tempo persiste ancora, anche se, come vedremo, va progressivamente riducendosi.
Prendiamo in esame i dati del 1991 e quelli del 2016 relativi al PIL assoluto. In questi 25 anni la Germania ha messo a segno un +98,3%, crescendo da 1.580 miliardi di euro a 3.132. Le regioni che hanno mostrato il maggior tasso di crescita sono quelle del vecchio est: la Turingia, patria di Schiller e Goethe, guida la lista con +260%, seguita dal Brandeburgo (+250%), dalla Sassonia (+225%), dal Meclemburgo (+195) e dalla Sachsen-Anhalt (+192%). Risultano decisamente inferiori le cifre delle altre aree: la Baviera resta l’unica sopra quota 100% (+117%), seguita dalla regione di Stoccarda (+97%), mentre la crescita dell’Assia e della Nordrhein Westfallia risulta inferiore all’80%. Va tuttavia sottolineato come gran parte del boom economico delle cinque regioni della ex Repubblica Democratica Tedesca si sia verificato nei primi anni Novanta, con una performance vicina al +100% fra il 1991 ed il 1995.
Negli ultimi anni l’Est ha mostrato un tasso medio di crescita leggermente superiore alle regioni dell'ex Repubblica Federale, ma con scarti decisamente inferiori agli anni Novanta. Si prenda come esempio l’intervallo temporale 2005-2016, in cui l’intero paese ha mostrato una crescita del 36%.
Per quanto riguarda le cinque regioni del vecchio Est svetta ancora la Turingia, cresciuta da 43,15 a 60,84 miliardi (+41%), seguita dal Brandeburgo (+40% da 48,72 a 68,5 miliardi) e dalla Sassonia (+40%). Appena sotto la media nazionale il Meclemburgo +34,5%, mentre è più lontana la Sassonia-Anhalt (+30%).
Nel medesimo periodo la Baviera è cresciuta del 43%, mentre il Baden-Wurttemberg si è fermato al +23.5%. Sotto la media anche la Nordrhein Westfallia, cresciuta del 31,5%. In sintesi, la forbice tende lentamente a ridursi, ma ad un ritmo decisamente inferiore rispetto a quello registrato nei primi anni dopo l’Unificazione.
Analizzando il Pil in valori assoluti (Figura 3) emerge chiaramente il peso centrale di alcune regioni, sia per ragioni legate al Pil procapite che per questioni demografiche. Come accennato il Pil tedesco del 2016 si è attestato a 3.132 miliardi di euro. Di questi ben 670 miliardi (pari al 21,4% del totale) provengono dalla Nordrhein Westfallia, che è anche la regione con il maggior numero di abitanti, poco meno di 18 milioni. Segue la Baviera, che vale il 18,1% del totale del Pil con 567 miliardi ed una popolazione vicina ai 13 milioni. Il Baden Wurttemberg pesa per il 15,2 (476 miliardi) a fronte di una popolazione di 11 milioni. Un altro 8,6% del Pil arriva dall’Assia (270 miliardi e 6 milioni di abitanti).
Complessivamente queste quattro regioni rappresentano il 63,3% del prodotto interno tedesco (ed il 58% della popolazione). Ammorbidiscono questo dato le buone performance delle città stato di Amburgo e Brema che sono le prime due aree per Pil procapite della Germania (pur non facendo parte di queste quattro regioni).
Lo scenario è simile, anche se meno marcato, analizzando il tasso di disoccupazione. Su base nazionale nel novembre 2017 il dato era sui minimi da un trentennio, al 5,3% (Figura 4). Tuttavia, anche in questo caso, questo valore è la media di una serie di regioni differenti fra di loro: l'area meridionale e la regione centrale del paese viaggiano compatte sotto il 4%, ma il dato tende a crescere muovendosi verso est, risultando quasi ovunque su valori maggiori, generalmente fra il 4 ed il 10%, con dei picchi anche sopra il 13% nel nord est del Paese, per una media, al di là del vecchio muro, pari al 7,0%, mentre le regioni dell'Ovest si attestano al 4,9%. Vanno tuttavia segnalate ampie aree di disoccupazione nella Westfallia, ma anche nelle periferie di Berlino, Brema e Amburgo (Figura 5).
In questo scenario, di una distanza che tende a scendere in maniera assai lenta, possiamo inserire l’aspetto politico. Le votazioni tedesche dell’autunno 2017 (Figura 6), infatti, hanno segnato la netta crescita dell’ultradestra dell’AfD, che ha fatto incetta di seggi – fino a totalizzarne 94 – con quasi 6 milioni di voti. Un'ampia parte di essi, in rapporto agli abitanti delle varie regioni, arriva dall'Est del paese. In particolare in Sassonia l’AfD ha ottenuto il 27% dei voti, risultando il primo partito. Ma ha superato la soglia del 20% anche in Turingia e in Brandeburgo, sfiorandola in Sassonia-Anhalt (19,6%) e in Meclemburgo (18,6%). Si tratta di numeri significativi, soprattutto se confrontati con la media nazionale del 12,6%, che probabilmente testimoniano un maggiore senso di malcontento nelle vecchie regioni orientali.
Possiamo concludere notando come anche in Germania vi siano ampie differenze fra la ricchezza delle varie regioni, con la parte meridionale del paese e le città stato di Amburgo e Brema che dominano la scena. Nel frattempo la lunga rincorsa dell'Est prosegue, seppur a rilento e con la consapevolezza che il lavoro da fare resta parecchio.
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