Libera Chiesa in libero Stato. Riflessioni di cavouriana memoria, lo so. Ma su cui ragionare ancora. Non certo per amore del passato o, peggio, per mettersi fuori dalla storia. Al contrario, proprio per quanto abbiamo sotto gli occhi. Sul Ddl Zan abbiamo già scritto su Mondo Economico, con due riflessioni di sostanza e di equilibrio firmate da Beatrice Magni e da Gianfranco Fabi che invito a riprendere tra mano.

Le sottoscrivo. Se dobbiamo legiferare per garantire la libertà e per condannare i soprusi nei confronti dell’omotransfobia e delle discriminazioni di genere siamo messi malissimo in quanto a coscienza e a educazione civiche. Eppure, non c’è alternativa: bisogna intervenire e presto, nonostante gli ostruzionismi parlamentari. Sperando che non prevalgano le solite derive ideologiche, i manicheismi e, soprattutto, che s’intensifichi nella società e nella scuola una azione educativa che sia efficace rispetto al valore della diversità. Liberi di pensare diversamente, senza appiattimenti culturali, anche sui gender studies e sul complesso dibattito – in particolare nel mondo anglosassone, circa la cancel culture.

Una pia illusione in Italia?

Libera Chiesa in libero Stato. Non è il problema più urgente dell’agenda italiana. Però va detto. Il Concordato tra Stato e Chiesa (i Patti del 1929 emendati nel 1984) è uno strumento vecchio e che ha provocato danni, soprattutto di natura sociale e culturale (che sarebbero interessanti da approfondire anche per il loro impatto economico). Uno degli effetti più deleteri, nel nostro Paese, mi pare si sia scaricato rispetto alle politiche per la famiglia. L’Italia (complice, peraltro, la “coalizione monopolistica” democristiana) non ha mai fatto nulla di serio per la famiglia e per sostenere la natalità. Nella sostanza, sarebbe stato visto come un “favore” alla Chiesa cattolica. Si è trattato di un catastrofico errore di visione politica, visto che ora ci ritroviamo con la piramide demografica a gambe all’aria insieme al nostro futuro. Qualcosa si sta rianimando con il “Family act”, ma siamo purtroppo fuori tempo massimo.

Clericalismo e anticlericalismo

Danni ingenti li ha patiti, e li sta patendo, la Chiesa. Schiacciata nel clericalismo di una monarchia elettiva, arroccata in privilegi non più al passo con l’evoluzione della società. Avremmo bisogno di una legge sulla libertà religiosa, per esempio.

Jorge Mario Bergoglio sta sparigliando le carte. Magari è imprudente e istintivo, Francesco, però la gazzarra che stanno mettendo in piedi i cosiddetti “tradizionalisti” sulla messa con il rito latino è vergognosa. Autorizzata (imprudentemente o volutamente?) da Benedetto XVI nel 2007 e ora di nuovo cassata è ormai terreno di scontro inconciliabile: che si faccia uno scisma, piuttosto che continuare con la stucchevole idea della convivenza di anime diverse. Non si possono unire gli opposti, nonostante felpati teologi curiali sussurrino al “vogliamoci bene”. Balle. La messa tridentina ha come protagonista assoluto il prete, non la tavola attorno a cui ci si siede. E il lato peggiore, di tutto questo, sono i laici cattolici clericali, che scodinzolano dietro a vescovi mediocri oppure che si accompagnano a sovranisti, ambienti della destra, no vax e complottisti che neanche Dan Brown. Che poi ci sia la secolarizzazione e le chiese si svuotino, non dipende dal Concilio Vaticano II. La pandemia ha solo acuito una situazione che covava sotto la cenere e con motivi ben più complessi.  

Libera Chiesa in libero Stato

Non sono anticristiano, anzi, mi riconosco in queste radici. Ma conosco bene, da baby boomer italiano, il peso di una educazione cattolica impastata di sensi di colpa, un inutile fardello (per nulla evangelico) da cui è difficile liberarsi. Ho avuto la fortuna di condividere alcune conversazioni, negli ultimi anni della sua vita, con Alessandro Galante Garrone, il mite giacobino: sto riscoprendo con maggiore profondità lo spessore delle sue riflessioni, che mi affiorano come ricordo grato. Beninteso, la Chiesa ha formato generazioni di uomini e donne che si sono prodigate e tuttora si stanno prodigando in silenzio per gli ultimi della società, figure eccelse. Anche con la macchina dell’8 per 1000, per quanto sia un giro di denaro che può abbandonare alla tentazione, si fanno miracoli (e non è necessario il Concordato). Ma c’è la questione degli insegnanti di religione che andrebbe rimessa in quadro: un mix di persone degne e impresentabili, spesso casi umani che le diocesi pensano di sistemare, ma con effetti deleteri sui nostri figli.

La scala delle priorità

Se intorno al Ddl Zan non si riesce a discutere se non in un certo modo in Italia, è anche uno dei danni culturali indotti dal Concordato.

Se vogliamo diventare un Paese laico e moderno, facciamo bene le riforme, spendiamo bene i soldi del Pnrr. E poi, auspicabilmente, rimettiamo mano anche agli accordi con Santa Romana Chiesa. Sarà complicato, ma sarà un bene.