Un invito a guardare lontano, unendo tecnologie, innovazione e mobilità sostenibile. Guardando però anche al passato, come a quelle scelte lungimiranti che portarono l'Italia cavouriana e appena unita a inaugurare il 17 settembre 1871 il traforo ferroviario del Fréjus. È l'invito che arriva dalla Expo Ferroviaria di Milano, dove industria, gestori, decisori pubblici e privati concordano sulla necessità di una azione di sistema per dare all'Europa collegamenti all'altezza di un continente moderno e attento al futuro, come la grande iniziativa Next Generation Eu richiede.

L'Italia ha nel Dna gli strumenti per farcela. Ma non deve sciuparli.

All’unico evento fieristico del settore (organizzato in Italia da Mack-Brooks Exhibitions) partecipano 188 espositori, provenienti da 14 paesi per la decima edizione della manifestazione che si tiene nell’Anno europeo della ferrovia, identificato dalla Commissione Europea come strumento imprescindibile per la transizione ecologica. Molto interessante, alla cerimonia di apertura, il confronto tra Luigi Corradi (amministratore delegato e dg di Trenitalia), Aldo Colombo (direttore generale Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile Regione Lombardia), Andrea Gibelli (presidente FNM), Marco Piuri (ceo Trenord), Giuseppe Gaudiello (presidente Assifer) e Mario Virano (direttore generale Telt).

Più sinergia, meno burocrazia, percorsi veloci per l'approvazione delle opere, corresponsabilità diffusa nella realizzazione di trasporti che corrispondano alle esigenze dei prossimi anni. 

«Nei progetti del Pnrr per la transizione ecologica e digitale - sono parole che ha indirizzato all'Expo il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini - la cura del ferro per favorire lo shift modale ha un ruolo di primo piano: si stima un risparmio di 2,3 milioni di tonnellate annue di emissioni di anidride carbonica. Gli investimenti per questi progetti sono di grande rilievo: 25 miliardi di euro per le linee ad alta velocità e alta capacità ferroviaria, comprese la Salerno-Reggio Calabria, la Napoli-Bari, la Palermo-Catania-Messina, 5,5 miliardi per il potenziamento delle reti regionali e gli interventi di elettrificazione, 3 miliardi per il potenziamento dei nodi ferroviari, 700 milioni per il piano stazioni al Sud».

Il Fréjus

I lavori per il tunnel del Fréjus furono decisi nel 1857 dal Regno di Sardegna sul forte impulso di Cavour. Il nuovo collegamento ferroviario venne inaugurato dallo Stato italiano 10 anni dopo l’Unità, il 17 settembre 1871. Lo scavo durò appena 14 anni grazie al massiccio utilizzo delle nuove perforatrici ad aria compressa appena brevettate da Sommeiller. L’entità dei cambiamenti generati dal traforo del Fréjus, il più longevo tra i tunnel ferroviari alpini ancora funzionanti, è enorme: rappresentò una sfida titanica dal punto di vista ingegneristico e finanziario e il suo completamento - rilevano gli storici - è come «un testamento delle capacità umane e dello spirito dell’epoca».

 

«Di pietra e ferro». C'è una mostra promossa da Telt, il promotore pubblico della Torino-Lione, con il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, che racconta lo scavo del traforo del Frejus a un secolo e mezzo dalla sua inaugurazione. È a Palazzo Carignano di Torino, sede del Museo e del Parlamento Subalpino che nel 1857 decretò l'opera. L'esposizione racconta i 14 anni di lavori al Frejus attraverso documenti originali dell'epoca, voci e immagini con due percorsi paralleli, uno dedicato all'infrastruttura, l'altro ai protagonisti dell'opera sotto il profilo delle idee. Ci sono documenti, tavole, foto e litografie della collezione storica di Telt e testimonianze originali provenienti dagli archivi del Museo. Tutti insieme ricostruiscono i principali passaggi di quella che fu, insieme al taglio dell'istmo di Suez, una delle più grandi opere dell'Ottocento.

«Il traforo del Frejus - osserva il direttore del Museo, Mauro Caliendo - vide la luce grazie all'insistenza tenace di Cavour. Le sue parole 'Io nutro ferma fiducia che voi coronerete la vostra opera con la più grande delle imprese moderne deliberando il perforamento del Moncenisio' furono pronunciate in un appassionato discorso proprio qui a Palazzo Carignano». «Lo scavo del Frejus - aggiunge il direttore di Telt,  Mario Virano - è una storia di visione europea, di innovazioni scientifico-tecnologiche pionieristiche, di lavoro che ha cambiato i destini dei territori interessati, proiettandoli in Europa già a fine Ottocento, e lasciando importanti ricadute visibili ancora ai giorni nostri».

La mostra, con didascalie in italiano e in francese, è visitabile fino al 1 primo novembre.

Sui cantieri 

Intanto, a seguire, ecco il nuovo numero del video magazine realizzato da Telt (il "promotore" della Torino-Lione è la società italo-francese che sta curando la costruzione della tratta internazionale e che prenderà in gestione anche il "vecchio" traforo). Racconta gli sviluppi e le novità in corso nella costruzione della grande infrastruttura ferroviaria. E lancia alcuni temi chiave. Come declinare la sostenibilità? Come fare rete a livello europeo e promuovere l’innovazione?