In Ucraina gli incontri che ho avuto con politici, banchieri, e studiosi finivano sempre con il denunciare come i vincoli maggiori alla crescita della democrazia e dell’economia del Paese fossero il potere degli oligarchi e la corruzione. Questi vincoli non sono però un’esclusiva ucraina, perché coinvolgono la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo.
L’Ucraina, a differenza di altri Paesi in via di sviluppo, ha però la possibilità di uscirne prima.
La natura anfibia dell'Ucraina
Possiamo provare ad affrontare la complicata questione del passaggio dei Paesi dal Socialismo al Capitalismo partendo dal modello dei sistemi ad «accesso limitato» e ad «accesso aperto» (D. C. North, J.J Wallis, B.R. Weingast, Violence and Social Order, Cambridge, 2009. The Conceptual Framework, da posizione 124 di Kindle). Questo modello definisce i casi limite. Il mondo reale ha, ovviamente e in misura diversa, i tratti di entrambi i modelli.
Nel primo modello, lo Stato limita l'ingresso delle nuove forze nell'economia allo scopo di generare delle rendite - dei redditi che si formano per l’assenza di concorrenza aperta (I sistemi ad accesso limitato portano alla formazione del «capitalismo dei compari». M. Deaglio (a cura), Il tempo delle incertezze, 2019, Guerini. Mercati finanziari, rendita, profitto, da pagina 94), che impegnino le élite nel sostegno del regime. Nel secondo modello, lo stato non limita l'ingresso alle nuove forze nell'economia. Le rendite sono perciò frenate dall'agire della concorrenza, con le élite nuove e vecchie in lotta per guadagnare influenza nel regime. Il primo modello è quello dei Paesi in via di sviluppo economico che non sono ancora democratici, il secondo è quello dei Paesi economicamente sviluppati e democratici.
In Ucraina prevalgono ma non dominano (come in Russia) le rendite con il sistema politico che sta diventando democratico. L’Ucraina sta uscendo dall’«accesso limitato», ma non è ancora entrata in quello «aperto».
Percorsi di uscita dal Socialismo
I livelli di disuguaglianza (in campo monetario) nell’Unione Sovietica negli anni Ottanta non erano diversi da quelli della Scandinavia, che erano molto contenuti ma non compressi. Il problema sovietico non era perciò l'eccessivo livello di uguaglianza, ma l'organizzazione dell'economia attraverso la pianificazione centrale nonché attraverso l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione.
Si potrebbe perciò pensare a un diverso andamento che avrebbe potuto materializzarsi con la caduta dell’Unione Sovietica: l'adozione sia in Russia sia in Ucraina di un modello socialdemocratico con tassazione progressiva e con un sistema di protezione sociale. Se le cose fossero andate così, si sarebbe potuta preservare l’uguaglianza iniziale, mentre si materializzava un elevato livello di produttività che avrebbe portato al benessere diffuso (T. Piketty, Capital et idéologie, Seuil, 2019. Du rôle de la propriété privée dans une organisation sociale décentralisée, da pagina 691).
Un alto livello di produttività e di benessere in un sistema social democratico si sarebbe potuto avere solo se l'Unione Sovietica non avesse avuto un'economia legata alle materie prime e all'industria militare, ossia un’economia concentrata nei settori detti «pesanti». La scelta fatta dalla Russia e dall'Ucraina dopo la caduta del comunismo non avrebbe perciò potuto intraprendere il percorso social democratico.
La scelta fu così quella di permettere a un piccolo gruppo di imprenditori (gli oligarchi) di prendere possesso della gran parte della ricchezza del Paese, ricchezza che era nelle mani dello Stato, per gestirla (A. Aslund, How Capitalism Was Built, Cambridge, 2007, da pagina 256). La scelta fatta nei due Paesi ha così concentrato il potere economico legato ai favori del potere politico, che è poi influenzato da quello economico.
Le concentrazioni del potere
L'Ucraina sta cercando di ridurre le concentrazioni eccessive del potere economico senza andarne alle cause, ma riducendone la portata. Il progetto è di una legge anti-oligarca. Esso non mira a correggere le cause profonde che portano al perpetuo riemergere dei clan, ma ai beni e alle azioni dei leader dei clan stessi (come già abbiamo scritto su Mondo Economico). Sembra un provvedimento troppo timido e parziale, ma, a ben guardare, va a toccare un equilibrio molto delicato, anche politicamente. Secondo Vasyl Filipchuck, senior advisor del International Centre for Policy Studies, un azzeramento improvviso e violento del potere degli oligarchi porterebbe alla eliminazione di un contro potere, in un contesto di "low institutional capacity". In questo caso, l’Ucraina finirebbe per assomigliare alla Bielorussia, una dittatura post socialista priva di oligarchi e quindi di contro poteri, o alla Russia dove gli oligarchi sono stati o eliminati, con i loro imperi nazionalizzati e/o ripartiti tra clan politici, oppure assoggettati al potere politico che devono finanziare in cambio della loro incolumità. La riduzione «virtuosa» del potere degli oligarchi perciò si avrebbe non con la repressione ma con la crescita di nuovi settori dinamici. Crescita che però non si manifesta perché la si vuole, e in ogni caso richiede tempo.
All'origine della corruzione
Torniamo al tempo dell'economia sovietica. La fabbrica X ha bisogno di una quantità di componenti maggiore di quella assegnatale dal piano. Come fare per averla?
In una economia di mercato la fabbrica X chiederebbe alle imprese che producono componenti una quantità maggiore del loro prodotto, e, per ottenere questa maggiore quantità, la fabbrica di componenti X avrebbe offerto al produttore di componenti un prezzo maggiore. Il produttore di componenti avrebbe guadagnato di più. Il produttore di componenti è perciò remunerato dal profitto (su cui paga le imposte).
In una economia di tipo sovietico il direttore della fabbrica X sarebbe andato al Ministero del Piano per chiedere più componenti. In questo caso, avrebbe dovuto seguire una lunga trafila per farsi ricevere. In un'economia di piano il direttore della fabbrica X avrebbe potuto, in alternativa, andare dal produttore di componenti per chiedere una quota maggiore del prodotto. Anche in questo caso avrebbe dovuto seguire una trafila per farsi ricevere.
Mancando, come nel caso dell'economia di mercato, la variazione dei prezzi come strumento principe per avere una quantità maggiore di componenti, non restava nell'economia di piano che erogare denaro, regali, e favori ai diversi e numerosi anelli della catena che portavano fino a chi, in ultima istanza, decideva di offrire più componenti.
Con il passaggio dall'economia di piano a quella di mercato, e con il trascorrere del tempo, prende piede, per ottenere i beni, l'incentivo di sostituire il «dono» con il prezzo. E con il trascorrere del tempo la corruzione, chiamiamola «micro», si riduce. La corruzione, chiamiamola «macro», quella legata alla spesa pubblica, che prende la forma di scambi con i gruppi economici e con i gruppi elettorali, è un discorso diverso. Essa è presente, in misura diversa, in tutti i Paesi (E. Galli, La dimensione economica della corruzione, Università di Roma, Sapienza, lucidi).
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