Domenica 27 ottobre i cittadini dell’Uzbekistan andranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento, un evento di cui si discuterà mercoledì 23 ottobre nella tavola rotonda “Elezioni e riforme politiche in Uzbekistan – 2024” presso la SIOI di Roma.
Nei territori che furono conquistati da Alessandro Magno, Gengis Khan e Tamerlano sono conservati alcuni Patrimoni dell’umanità Unesco che attirano un numero crescente di turisti. Si tratta infatti di un Paese ricco di storia, che con il crollo dell’Unione Sovietica ha affrontato con successo il complicato passaggio dall’economia socialista a quella di mercato e che nel 2023 ha vantato una crescita del PIL del 5,3 percento. Con il Presidente Shavkat Mirziyoyev, in carica dal 2016 e rieletto nell’ottobre 2021, il Paese si è aperto agli investimenti stranieri, offrendo opportunità interessanti per le imprese italiane anche per il basso costo della manodopera, che si aggira attorno ai 300 euro mensili.
A guadagnare decisamente di più sono invece le guide turistiche: 100 euro al giorno più le mance che si aggirano attorno ai 300 euro per una settimana di lavoro.
Il legame con Mosca resta evidente, basti pensare che il 13% del PIL uzbeko è generato dalle rimesse dei tre milioni di immigrati in Russia. Prima dell’invasione dell’Ucraina riuscivano a mandare alle famiglie un migliaio di euro ciascuno, ma la guerra ha indebolito il rublo e messo in difficoltà l’economia russa, tant’è che oggi gli immigrati uzbeki mandano l’equivalente di soli 200-250 euro a testa. A trarre invece vantaggio dai conflitti, in particolare da quelli in Medio Oriente, è il turismo dell’Uzbekistan: non potendosi recare in Israele, Libano, Siria, Iran e Giordania, i flussi di turisti – anche italiani - si sono spostati in questo Paese dell’Asia Centrale, caratterizzato da architetture sontuose e da un accentuato senso di ospitalità da parte dei suoi abitanti, come poté rendersi conto Marco Polo, che visitò Samarcanda, Bukhara e altre città dell’Asia centrale durante il suo viaggio in Cina nel XIII secolo.
Ed è a Venezia, alla Biennale, che si può riflettere sui temi dell’appartenenza e dell’identità attraverso le esperienze delle donne dell’Asia Centrale. All’Arsenale, il padiglione Uzbekistan ospita la mostra Don’t Miss the Cue, curata dal Center for Contemporary Art Tashkent, presentando l’artista uzbeka Aziza Kadyri che ha lavorato con Qizlar Collective, un gruppo di artiste con sede a Tashkent. In sintonia con il tema assegnato a questa edizione della Biennale Stranieri Ovunque, la mostra offre informazioni su come le donne navigano e ridefiniscono sé stesse nel processo migratorio. Il progetto è incentrato sul ricamo uzbeko suzanì reinterpretato attraverso l’intelligenza artificiale. Aziza Kadyri ha infatti unito le forze con la maestra Madina Kasimbaeva, la quale ha dato vita ai disegni di Aziza trasformandoli in opere di arte tessile visibili su tendaggi e ricami.
Con l’Uzbekistan, l’Italia ha un rapporto privilegiato e, per esempio, i cittadini del Belpaese non hanno bisogno di visto per soggiorni inferiori ai 30 giorni. I rapporti sono ottimi anche dal punto di vista economico, tant’è che ci collochiamo al quarto posto per interscambio tra i Paesi dell’Unione Europea. Negli ultimi sei anni l’interscambio è triplicato, passando da 172,2 milioni di dollari (2017) a 502,4 milioni (2023). L’Uzbekistan esporta in Italia manufatti tessili (77,8 percento), metalli non ferrosi (12,9 percento), pellami (4,9 percento), servizi (1,9 percento), prodotti alimentari (verdure in lattina, verdure essiccate, frutta secca). Tra le importazioni si annoverano macchinari (47,2 percento), gas (12 percento), materiali elettrici (4 percento), prodotti alimentari (4 percento), farmaceutici (3,5 percento), automobili e pezzi di ricambio (3,4 percento).
Nel 2023 il volume degli investimenti italiani è quadruplicato, per arrivare a 209,1 milioni di dollari. A favorire questo incremento è stata la visita del Presidente dell’Uzbekistan Mirziyoyev in Italia l’8 e 9 giugno scorso, durante la quale sono stati firmati accordi per l’implementazione di nuovi progetti nei settori energetico (oil&gas), chimico, agricolo, metallurgico, meccanico, e nell’industria leggera. Ora sono 54 le società uzbeke partecipate da investimenti italiani operative in Uzbekistan. Di queste, 31 sono joint venture e, in 23 altre, il capitale è totalmente straniero. Vi sono inoltre nove uffici di rappresentanza di società italiane. Le loro attività principali sono la produzione di bevande analcoliche, vino, macchinari per l’imbottigliamento, profumi, gelati, prodotti fatti a maglia o ricamati, macchinari per processare gli scarti del cotone, servizi commerciali e di brokeraggio.
Tra i progetti finalizzati di recente vi è l’organizzazione di viaggi di lusso in treno attraverso quattro Paesi, mettendo in rilievo i siti culturali maggiori. Si tratta di un progetto che coinvolge la società O'zbekiston Temir Yòllari JSC, le ferrovie dell'Uzbekistan, e Arsenale S.p.A, società italiana di ospitalità di lusso. Il treno consisterà di 13 vagoni con 28 compartimenti per ospitare, ciascuno, 66 passeggeri a partire dalla fine del 2026. Partirà da Tashkent, capitale e maggiore centro economico e culturale della repubblica uzbeka, passando per le celebri moschee e mausolei di Samarcanda, e da Bukhara storicamente al centro dei ricchi traffici mercantili della Via della Seta, fino a raggiungere Khiva.
Nel contesto del turismo è stato di importanza fondamentale il restauro dei numerosi siti archeologi e architettonici, anche grazie ai generosi finanziamenti del miliardario russo-uzbeko Alisher Usmanov a titolo personale e attraverso la Fondazione per l’Arte, la Scienza e lo Sport. Nato e cresciuto nella Valle della Ferghana, prima di essere sanzionato - per presunti legami (da lui negati) con il Presidente della Russia Vladimir Putin - Usmanov aveva finanziato diversi progetti non solo in ambito sanitario durante il Covid, ma anche in campo turistico e culturale, permettendo il restauro di monumenti a Bukhara e Samarcanda, nonché la costruzione – attualmente in corso - del Centro della Civiltà Islamica a Tashkent. Al tempo stesso, aveva facilitato gli investimenti occidentali in Uzbekistan, un processo che è stato interrotto da regime sanzionatorio nei confronti di Usmanov.
Un altro progetto interessante, che dimostra la fruttuosa collaborazione tra l’Italia e l’Uzbekistan in ambito energetico, è la modernizzazione e ricostruzione dei sistemi di distribuzione del gas grazie alle tecnologie del Gruppo Pietro Fiorentini. Con un valore di 200 milioni di euro, questo progetto di trasferimento di know-how punta ad aumentare l’efficienza, la sicurezza e l’ottimizzazione dell’energia, nonché la riduzione delle emissioni per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in 5.400 punti di distribuzione di gas ad alta pressione e l’introduzione di sistemi di controllo remoto in 2.800 unità.Non è poi da sottovalutare il progetto con Fin Opera S.r.l. per il trasferimento di tecnologia italiana per migliorare la qualità dello zafferano nel distretto di Bakhmal. Un progetto, questo con Fin Opera, che vale 80 milioni di euro e permetterà un migliore posizionamento e una maggiore competitività dello zafferano uzbeko sui mercati internazionali. L’Uzbekistan sarà così in grado di produrre 20mila tonnellate l’anno di zafferano grazie all’utilizzo di 400 ettari in cui saranno piantati i bulbi. Un impianto moderno dovrebbe essere costruito entro la fine di quest’anno.
Per quanto riguarda il tessile, nella regione di Kashkadarya è stata avviata la produzione di abiti con Cotonella, un progetto da due milioni di euro. Per l’Uzbekistan rappresenta un’opportunità unica perché si tratta della prima azienda italiana del tessile che sposta la propria produzione in questo Paese dell’Asia centrale, creando numerosi posti lavoro, per poi vendere i prodotti finiti nell’Unione Europea.
Sempre in ambito tessile, il marchio torinese Beltepà prende il nome da un quartiere popolare di Tashkent, da dove provengono le sarte che collaborano per i semilavorati, poi finiti da personale italiano, sposando così la tradizione femminile dell’Uzbekistan con il made in Italy.
Infine, la collaborazione universitaria. Il primo ateneo italiano a dare avvio a un campus a Tashkent era stato il Politecnico di Torino nel 2009, al tempo del Presidente Islam Karimov: «È stata un’esperienza fruttuosa in entrambe le direzioni perché abbiamo dato avvio a un corso di laurea in Ingegneria a Tashkent e ora gli iscritti sono più di mille. Al tempo stesso, abbiamo cominciato a ospitare a Torino gli studenti uzbeki per la magistrale, che ora sono una sessantina», osserva Andrea De Marchi, Professore ordinario di Metrologia e Rettore del campus del Turin Polytechnic University dal 2014 al 2018. E il 22-23 settembre di quest’anno, Tashkent ha ospitato una riunione dei rettori di trentuno università italiane, per intensificare la collaborazione.
Immagine di copertina: Samarcanda - the Imam Bukhari international scientific research center
Photos Credits “The Directorate on construction, reconstruction and general repairing works of objects having special important social, cultural and historical significance under the Cabinet of Ministers of the Republic of Uzbekistan"
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