Una stagione primavera-estate di novità per l’editoria scolastica, ma anche di problemi di non semplice soluzione. Per l’impennata dei costi, per la difficoltà ad approvvigionare la carta e garantire la stampa, per l’incertezza di riuscire a far arrivare i volumi dai librai. Il tutto dopo due anni di pandemia che hanno messo a dura prova tutto il sistema educativo.

Gli editori di scolastica fatturano oltre 742 milioni di euro all’anno – ultimo dato AIE (Associazione Italiana Editori) disponibile al 2020, n.d.r. – e il settore ha una filiera complessa, con il coinvolgimento di molte professionalità che condividono una grande responsabilità: mettere nelle mani di insegnanti e studenti gli strumenti per prepararsi al futuro.

Acquisizioni e fusioni in campo

Dopo l’acquisizione di De Agostini Scolastica da parte di Mondadori Education nel 2021, La Scuola di Brescia, che nel 2018 aveva comprato la storica editrice SEI, ha chiuso in maggio di quest’anno l’accordo con Il Capitello, altra azienda torinese forte soprattutto nei libri per la scuola primaria, e si propone ora come il quarto gruppo editoriale del Paese, dopo Zanichelli, la già citata Mondadori e Pearson.

Quest’ultima, leader mondiale nel settore education nel nostro Paese, celebre soprattutto per i marchi Paravia e Bruno Mondadori, ha ceduto nel mese di giugno per 190 milioni, al netto di debiti e liquidità, le attività italiane a Sanoma, azienda finlandese di editoria e comunicazione. Sanoma ha annunciato che nei prossimi tre anni investirà 10 milioni per lo sviluppo di piattaforme di apprendimento digitale per le scuole secondarie, con l’obiettivo che il 75% del fatturato entro il 2030 derivi da attività collegate all’apprendimento primario e secondario, anche facendo ricorso ad acquisizioni.

I prossimi saranno anni di svolta

Il sistema scolastico italiano stenta a fare i conti con le nuove esigenze della didattica. Se durante la pandemia il libro cartaceo è stato l’ancora di salvezza per studenti e professori, la Didattica a Distanza (DaD) ha evidenziato tutte le magagne del nostro Paese.

L’età media dei docenti è alta, in particolare nella scuola secondaria di primo grado – le medie – dove supera i 50 anni e, malgrado gli investimenti in formazione, l’abitudine e la capacità di usare strumenti e contenuti digitali sono molto limitate. Per contro gli editori sono chiamati a produrre quegli stessi contenuti a costo zero: il tetto di spesa sui libri di testo non ammette deroghe, ma creare video, audio, piattaforme interattive per studenti e docenti richiede professionalità particolari e competenze qualificate che non possono non essere pagate.

I freni all'innovazione

La giusta insistenza per l’utilizzo di nuove tecnologie nella didattica mal si sposa anche con la situazione infrastrutturale: l’Italia è carente sia nella rete sia per la dotazione di pc negli istituti scolastici e nelle famiglie. Purtroppo un problema che non si risolve con un investimento una tantum: la rete ha bisogno di manutenzione così come l’hardware, che oltretutto ha un ciclo vita breve e quindi deve essere sostituito e riciclato. Insomma, la scuola ha bisogno non solo di riforme didattiche e di interventi a sostegno dei docenti, ma anche di un massiccio investimento sulla struttura materiale (gli edifici) e per l’hardware, come più volte abbiamo sottolineato anche da queste pagine.

Le nuvole all'orizzonte

Se questo è lo scenario presente e futuro, l’immediato è anche peggio. Il costo della carta è aumentato del 50 per cento durante i due anni di pandemia, di un altro 20 negli ultimi mesi. Particolarmente penalizzati gli editori della scuola primaria: la carta per i libri delle elementari è la più difficile da reperire. Chi è stato preveggente ha prenotato le forniture con mesi di anticipo e si assicurato anche i giri macchina in tipografia, ma ora la minaccia è un’altra, la grave crisi della logistica. Molte aziende e moltissimi autisti sono ucraini: ora, invece che sui camion, sono al fronte. La carta deve arrivare agli stampatori, questi devono consegnare i volumi ai distributori che li faranno avere alle librerie dove saranno disponibili per le famiglie. Il tutto entro settembre? Sarà possibile?

Il parere dell'imprenditore

Simone Lattes condivide il nome del nonno, che nel 1863 aprì a Torino una libreria che presto trasformò in casa editrice. Oggi Simone è l’amministratore delegato di un’azienda leader nel settore dell’editoria scolastica, in particolare per la scuola superiore. Con lui abbiamo approfondito alcuni problemi del settore: «Ho più volte lanciato l’allarme carta, ma viviamo anche l’incubo chiavette usb. Il continuo susseguirsi di lockdown in Cina per il perdurare dell’emergenza sanitaria ha reso quasi impossibile l’approvvigionamento. E sulle chiavette registriamo la versione digitale del libro di testo. Per garantire comunque studenti e docenti, i contenuti all’inizio dell’anno scolastico saranno interamente disponibili online dal nostro sito, accessibili con il codice di adozione».

Lo scacchiere visto da Simone Lattes

Simone Lattes, dopo aver sottolineato che la pandemia ha causato un movimento di rifiuto verso il digitale da parte sia dei docenti sia degli studenti, giudica positivamente la scelta di Sanoma, che ha acquisito il settore editoriale education di Pearson Italia, di investire 10 milioni di euro nel digitale: «In Finlandia (che è ai primi posti nelle classifiche mondiali di qualità dell’istruzione, n.d.r.) l’85% delle scuole ha rinunciato al manuale su carta, una scelta senza dubbio improponibile in Italia, dove il processo sarà più lento e dove, proprio durante la pandemia, il volume cartaceo è stato un’ancora di salvezza; ma un investimento di questo tipo costringerà tutti gli editori a muoversi nella stessa direzione».

Il problema dell’aumento dei costi tuttavia rimane. Oltre a quello di materie prime, energia, carta, logistica, gli editori di scolastica devono fare i conti con i tetti di spesa fissati dal Ministero per le adozioni: «Da dieci anni i tetti sono invariati, nel frattempo si sono aggiunti i volumi della seconda lingua straniera e dell’educazione civica e gli editori hanno dovuto ovviamente farsene carico. Dal 2025, infine, l’Unione Europea ha stabilito che i contenuti siano accessibili a tutti, anche se affetti da decifit visivi, uditivi eccetera. Una decisione meravigliosa, ma che per gli editori comporta costi insostenibili senza un supporto governativo, o una revisione dei tetti».