Poco più di cento milioni, da distribuire tra cinque regioni. Finiranno in Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. E' la prima decisione operativa della cabina di regia sulla siccità che si è riunita sotto la regia di Matteo Salvini. Priorità ai progetti di dissalatori di acqua marina, come strumento di transizione per affrontare le fasi emergenza. Un esempio è il progetto presentato dal sindaco di Genova Marco Bucci, che prevede di unire l'acqua proveniente dai depuratori a un'eguale quantità di acqua marina, per poi trasportare nel nord Italia l'acqua desalinizzata, utilizzando una pipeline, una tubatura già esistente e inutilizzata al porto petroli di Genova.

A quasi un mese dal varo del decreto legge il governo dunque batte un colpo sul fronte della siccità. Anzi, due. E' stato nominato anche il commissario dopo che per settimane la sua scelta era stata sospesa per il mancato accordo nella maggioranza. Alla fine l'intesa è stata trovata sul nome di Nicola Dell'Acqua che ha già partecipato alla cabina di regia, concendo anche una prima dichiarazione:«D'intesa con la cabina di regia, lavoreremo per lo snellimento delle procedure amministrative per fornire risposte concrete e urgenti ai territori». Ce n'è bisogno perché neanche dopo le piogge degli ultimi giorni – soprattutto a Nord ovest dove non pioveva così dal novembre di due anni fa – l'emergenza siccità è rientrata. Troppo grande la sete di fiumi e laghi per pensare che 48 ore di precipitazioni risolvano un’aridità che ha contrassegnato gli ultimi diciotto mesi anche se il fiume Po ha raggiunto il livello più alto dall’inizio dell’anno. Ma sempre più basso rispetto ai livelli normali.

Rispetto a 50 anni fa piove il 18% in meno

D’altronde che piova meno lo ha accertato una ricerca presentata dall’Anbi, l’associazione che riunisce i consorzi irrigui d’Italia: rispetto al 1970 oggi cadono 50 miliardi di metri cubi d’acqua in meno, una riduzione del 18 per cento. «Eppure con 250 miliardi di metri cubi d’acqua l’anno restiamo un Paese ricco dal punto di vista idrico – spiega Massimo Gàrgano, direttore generale dell’Anbi -. Il vero rammarico è un altro. Vedere tutta la pioggia caduta in questi giorni scorrere via veloce quando invece avremmo potuto conservarla per gli usi più svariati». Per questo l’Anbi chiederà che nel Dl siccità sia stanziato un miliardo ogni anno per realizzare le infrastrutture che servono per evitare che l’agricoltura paghi un conto troppo salato ai cambiamenti climatici.

La riunione a Palazzo Chigi dove era stato varato il decreto siccità il 7 aprile

«Una richiesta elevata? Dipende. Se si pensa che l’anno scorso il settore agroalimentare ha perso per i danni legati alla siccità sei miliardi forse conviene investire – aggiunge Gargano -. D’altronde non si tratta più di realizzare grandi colate di cemento, bisogna puntare su invasi più leggeri, armonici con l’ambiente, da realizzare rapidamente per raccogliere l’acqua quando è in eccesso e distribuirla quando manca. La vera ansia in tempi di siccità è trattenere l’acqua quando cade. E occorre muoversi rapidamente».

Cuneo: tutti d'accordo ma l'invaso non si fa

 I tempi sono un’incognita che preoccupa anche Marco Bussone, presidente dell’Uncem, l’unione dei comuni e enti montani: «Guardi, nel Cuneese, nel 2006 è stato annunciato l’invaso di Serra degli Ulivi, capace di soddisfare la sete di tutta l’agricoltura della provincia. Non ci sono state polemiche, anzi tutti si sono ritrovati d’accordo sull’invaso, la fondazione Crc ha finanziato il progetto, ma a oggi non è stata posata neanche la prima pietra. E sono passati quasi vent’anni. Spero vada meglio con la diga di Combanera, nella valle di Viù, nel Torinese. Il governatore Cirio e il ministro Pichetto hanno appena annunciato che sono stati stanziati 2,8 milioni per aggiornare il progetto, che risale a trent’anni fa. Un bel segnale ma i tempi restano scoraggianti».

Il bacino realizzato a Bielmonte, nel Biellese, per scopi diversi

Proprio in Piemonte – che l’anno scorso è stata indicata come la regione più arida d’Europa – l’Uncem con l’Arpiet, l’associazione che riunisce i gestori di impianti di risalita, aveva messo a punto un piano sei anni fa per realizzare 22 piccoli bacini sulle Alpi, in prossimità delle stazioni sciistiche, con un utilizzo diversificato: per la produzione di neve artificiale ma anche per uso irriguo e nel caso di incendi. Per ora ne sono stati realizzati due: a Bielmonte, sopra Biella, l'altro nel Cuneese.«Niente illusioni, solo i bacini non bastano – aggiunge Bussone -. Servono altre soluzioni. Per esempio nelle campagne e nei paesi più piccoli si possono incentivare magari con bonus fiscali l’installazione di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Non bisogna lasciare nulla di intentato. Ma soprattutto bisogna allentare la burocrazia. I tempi sono troppo lunghi».

E poi si dovrà trovare un rimedio a una rete idrica che, complici condutture obsolete, spreca ogni giorno una quantità importante d’acqua. Così come si dovrà discutere del riutilizzo delle acque reflue per uso agricolo. Un progetto che sta a cuore all’Anbi.