Marco Bussone, presidente dell’Uncem, l’unione dei comuni ed enti montani, lo dice scandendo le parole:«L'abbandono del territorio è grave quanto il consumo del territorio. E l'abbandono è dovuto alla mancanza dell'uomo che coltiva e gestisce le aree. Oltre, naturalmente, al bosco. Per troppi decenni l'Italia si è dimenticata e continua a dimenticarsi che avere persone che lavorano e mantengono con agricoltura e allevamento i versanti montani, è fondamentale per prevenire dissesto e tutelare l'assetto del territorio». Lo dice a poche ore di distanza dall’ultima emergenza idrogeologica d’Italia che solo per caso non si è trascinata dietro anche una scia di lutti: la frana che ha invaso il centro di Bardonecchia, la località montana per eccellenza dei torinesi. Un’onda di fango scatenata alla vigilia di Ferragosto da un nubifragio in quota. Il bilancio per ora conta dieci milioni di danni ma è una cifra destinata a crescere. E le immagini dal paese dell’alta Valsusa hanno subito riportato alla memoria scene identiche di poche settimane prima, dall’altra parte delle Alpi, in Trentino Alto Adige e Veneto. Senza dimenticare drammi con vittime come l’alluvione in Emilia Romagna e Ischia. E ancora prima le Marche. Tutto in meno di un anno a riprova di quanto il cambiamento climatico lasci ferite sempre più frequenti sul Paese. Bussone insiste: «E’ per questo che è fondamentale oltre alle risorse economiche da stanziare – 100 miliardi per i prossimi dieci anni - e da sbloccare - 9 miliardi già assegnati e impegnati ma ancora da spendere – il tema forestale che si accompagna al presidio del territorio. Senza la presenza dell’uomo i versanti crollano a valle. E tutti ne pagano un prezzo».

Le 15 cose da fare

Ecco perché l’Uncem ha deciso di stilare una sorta di vademecum per la cura del territorio. Quindici punti in tutto. Che si apre la partita fondi.  «Troppe risorse ferme. Il Pnrr ha solo 2,5 miliardi di euro per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Ne servono molti di più. Almeno 10 miliardi. Che si sommino alle risorse finora mai spese, accantonate in diverse leggi di bilancio. Occorre arrivare a investire 10 miliardi in 10 anni». In altre parole, cento miliardi per ridurre il rischio, prevenire i dissesti. C’è spazio anche per una polemica: «Il Pnrr non ha aggiunto di fatto risorse, procedendo invece con un cambio di matrice e di cespite: le risorse stanziate in leggi di bilancio ai Comuni sono state spostate sul piano nazionale di ripresa e resilienza per un artificio contabile. Intervenire per accelerare la spesa è urgente».

La frana a Casamicciola sull'isoal di Ischia nel novembre 2022 causò 12 vittime

Gli altri punti

Per l'Uncem, la pianificazione territoriale è necessaria per rendere i territori "più resilienti". Confidando sul lavoro già impostato da Comunità e Unioni montane. E poi la “Strategia forestale nazionale” un asse fondamentale per prevenire i dissesti. Ma il miliardo stanziato per dar forma alla Sfn è sparito con la sforbiciata del ministro Raffaele Fitto. «Abbiamo in Italia 11 milioni di ettari di boschi, un terzo della superficie del Paese. Il dissesto si origina anche da foreste non gestite, che non drenano più. Versanti troppo carichi, foreste non certificate, boschi d'invasione e fondi abbandonati» scrive l’Uncem nel dossier. In altre parole: è lo spopolamento della montagna.

Rilanciare "Italia sicura"

L’altra accusa: troppi condoni, molto abusivismo. Anche nelle aree montane. Nel tempo si sono succeduti interventi inefficaci per tutelare ecosistemi e dare sicurezza alle popolazioni. Si è costruito male in molte aree. Eppure era stato creato lo strumento giusto sottolinea l’Uncem: "Italia Sicura”, la struttura di missione creata nel 2014 (governo Renzi) per sbloccare fondi e cantieri delle opere decise per sanare i problemi creati dal dissesto idrogeologico. In tre anni risultati importanti: investiti oltre due miliardi in quadi duemila opere. Non solo: vennero sbloccati interventi per oltre un miliardo fermati dalla burocrazia. «Non sarebbe utile riattivarla?» si chiede l'Uncem.

Il vademecum comprende anche una “Carta di identità degli edifici” innanzitutto per capire subito cos’è un certo immobile. E si chiede di valorizzare la Protezione civile («Abbiamo il miglior sistema del mondo per merito dei volontari») anche diffondendo rapidamente in tutte le regioni il sistema di allerta pubblico in caso di calamità Italert. Un’arma in più. L’ultima proposta: ridurre al 10% l'aliquota Iva per alcune tipologie di interventi pubblici di primaria importanza per la sicurezza del territorio e la qualità della vita delle comunità. In difesa del territorio.