Dalla Svezia alla Macedonia: 1592 giorni dopo, l’incubo si è ripetuto. L’Italia è fuori dai Mondiali per la seconda volta consecutiva: dopo Russia 2018 anche Qatar 2022 sarà senza gli azzurri. Incredibile, impensabile, soprattutto perché parliamo della Nazionale fresca campione d’Europa.
Le ricadute economiche
Quanto peserà dal punto di vista economico questo nuovo fallimento sportivo? Riassumere in una cifra precisa gli effetti di questo choc è difficile, perchè ci sono diverse variabili da considerare e le conseguenze si avranno non solo sull’immediato ma nel prossimo quadriennio 2023-26. E’ sicuro, in ogni caso, che verrà a mancare una fetta importante di risorse tra premi e bonus non ottenuti, ricavi commerciali ridotti e risvolti sull’economia italiana.
Addio montepremi
Il riflesso più quantificabile riguarda i premi Fifa. Per Qatar 2022, l’organo di governo del calcio mondiale ha previsto un miliardo di dollari di montepremi totale, in crescita del 29% rispetto a Russia 2018. A ciascuna squadra verrà corrisposto una fee di presenza al torneo e risorse aggiuntive in base al percorso compiuto. Ipotizzando la performance minima per gli azzurri, l’eliminazione alla fase a gironi, il contraccolpo negativo per l’Italia si può determinare in 10,5 milioni di dollari (9,6 milioni di euro): 2,5 milioni di dollari come bonus di partecipazione (2,3 milioni di euro) e 8 milioni di dollari per la fase a gironi (7,3 milioni di euro).
Per rendere l’idea: chi vincerà la coppa del mondo guadagnerà 47,5 milioni di dollari (43,2 milioni di euro).
Effetto Trajkowski
Per la Federcalcio saltare il rendez-vous del prossimo novembreavrà conseguenze sui ricavi commerciali. Le prospettive di crescita generate soltanto otto mesi fa dalla vittoria a Euro 2020 verranno anestetizzate dall’assenza al Mondiale. Nel budget 2022, la Figcnon aveva considerato la partecipazione in Qatar, prevedendo ricavi commerciali per 48,7 milioni. Ma, naturalmente, un conto è una stima prudenziale, un altro è la realtà. Così il gol di Trajkovski è costato immediatamente circa 6 milioni di bonus. Altri 20 milioni sono a rischio e riguardano i contratti in scadenza a fine anno.
Un abbandono generalizzato dei partner, in ogni caso, non è verosimile, anche se ci sono clausole di uscita in caso di non raggiungimento degli obiettivi, che sono già state considerate dalla Federazione in fase previsionale. Piuttosto i contratti potrebbero essere rinegoziati al ribasso per il prossimo quadriennio 2023-26. La stima è una riduzione del 10%.
D’altra parte un’Italia che guarda il Mondiale in televisione ha meno appeal e un brand meno valorizzabile.
Un punto fermo, comunque, c’è già: dal primo gennaio 2023 entrerà in vigore il contratto con il nuovo sponsor tecnico Adidas che garantirà 30-35 milioni all’anno (rispetto ai circa 17 attuali di Puma).
L'orologio indietro
Altro capitolo, l’indotto. Un Mondiale significa anche partecipazione diretta e indiretta dei tifosi e quindi un volano economico che riguarda vari settori: la pubblicità, e l’editoria nel suo complesso, la ristorazione, la grande distribuzione, le scommesse, il turismo. Nel 2018, non essere in Russia aveva portato a mancate risorse per 100 milioni.
Con la vittoria a Euro 2020, invece, è stata stimata una crescita dello 0,7% del Pil italiano e del 10% dell’export.
La Macedonia riporta indietro l’orologio di quattro anni.
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