Il Mobility Report di Ericsson, pubblicato a giugno, mette nero su bianco tutti i numeri che, da qualsiasi parte li si veda, fanno capire come quella che si ha di fronte possa essere considerata la leva di una nuova rivoluzione, giocata fra tecnologia e industria, evoluzione hi-tech e applicazioni (nuove o rinnovate) in grado di cambiare la vita di tutti i giorni.
Il 5G promette di essere questo e molto altro ancora. La quinta generazione mobile con un piede ha fatto il suo ingresso nella scena. Con l’altro si appresta a entrare del tutto.
I numeri
L'Ericsson Mobility Report di giugno, arrivato alla 20esima edizione, segnala abbonamenti che aumentano al ritmo di circa 1 milione al giorno per il 5G che si appresta a diventare la generazione mobile adottata più velocemente nella storia. Entro la fine del 2021 saranno 580 milioni gli abbonamenti nel mondo. Questo, in particolare, grazie a un'accelerazione in Cina e alla maggiore disponibilità e accessibilità dei device. E così il 5G dovrebbe superare il traguardo del primo miliardo di abbonamenti due anni prima rispetto a quanto fatto dal 4G Lte. Per la fine del 2026 si prevedono 3,5 miliardi di abbonamenti 5G a livello globale, pari al 40% di tutti gli abbonamenti mobile. E in più: la copertura 5G a livello globale, a fine 2026, salirà al 60% della popolazione mondiale sfruttando il traino dei Paesi in cui lo sviluppo del 5G è attualmente più avanzato, vale a dire Usa, Cina, Corea del Sud e Giappone.
Le caratteristiche del 5G
Cosa ha di tanto speciale il 5G? Questa tecnologia mobile è considerata abilitatrice di un mondo nuovo in cui velocità di connessione (anche nell’ordine dei 10 Giga al secondo), altissima capacità di trasporto dei dati e soprattutto i millisecondi di latenza – il tempo di risposta all'impulso – favoriranno chirurgia a distanza, agricoltura di precisione, controllo della staticità degli edifici in zone sismiche, realtà virtuale utile sia in ambito industriale, sia nella fruizione del patrimonio artistico per fare un esempio. Casi concreti? Di recente Ferrovienord e Vodafone hanno siglato un’intesa che si declina in una soluzione di manutenzione assistita con realtà aumentata.
Tim ed Exor International hanno siglato un loro accordo in base al quale l’azienda veneta sfrutterà una rete privata, emblema dello “smart manufacturing”, gestita dall’ex monopolista. Quanto a Tim occorre ricordare lo spot (onestamente molto bello), con cui ha voluto far conoscere nel 2019 il 5G al grande pubblico. La location è suggestiva: la Chiesa di San Pietro a picco sul golfo dei Poeti nel Borgo di Porto Venere in Liguria. Ma è quel che succede durante il matrimonio a togliere il fiato. Il padre della sposa, il cardiochirurgo di fama internazionale Francesco Musumeci, si allontana, tra gli sguardi meravigliati di figlia e invitati. Si posiziona per operare a distanza una bambina. Visore di realtà virtuale e due joystick tra le mani saranno gli ingredienti decisivi di questo eccezionale avvenimento. In cui però nulla sarebbe potuto accadere senza la rete 5G.
L'Italia che fa da battistrada
Il percorso del 5G parte nel 2017, con l'avvio della sperimentazione pre-commerciale sotto l'egida del Mise sulla banda 3.6-3.8 GHz. Frequenze vengono messe a disposizione delle compagnie telefoniche in cinque aree del Paese: a Milano per Vodafone; a Bari e Matera per Tim, Fastweb e Huawei; a L'Aquila e Prato per Wind Tre e Open Fiber. Nel frattempo altre sperimentazioni partono in autonomia: Tim a San Marino o anche a Torino con Ericsson e Politecnico; Fastweb con Ericsson a Roma oppure ancora Linkem a Catania e i cinesi di Zte che hanno stabilito a L'Aquila il loro centro di ricerca sul 5G.
L'asta miliardaria
Sarà anche per agganciare questo treno e questi ricavi che gli operatori non si sono tirati indietro nell'asta per l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze 5G. In realtà la situazione è forse sfuggita di mano con l'asta, conclusa a ottobre 2018, che ha fatto sorridere lo Stato, ma non le telco che hanno messo sul tavolo la bellezza di 6,55 miliardi per quelle frequenze. Sono cifre monstre: si va dai 2,4 miliardi di Tim come di Vodafone, agli 1,2 miliardi di Iliad ai 516,5 milioni di Wind Tre ai 32,6 milioni di Fastweb.
Le offerte commerciali
Una parte di queste frequenze, quelle della banda 700, saranno disponibili dal 2022. Quelle 3.6-3.8 GHz, unitamente a quelle millimetriche 26.5-27.5 GHz, sono invece disponibili da gennaio 2019. Il lavoro fatto con le sperimentazioni precommerciali partite nel 2017 ha fatto da traino. E quelli che all'inizio erano numeri su uno schermo, accompagnati da applausi e indicativi della velocità del segnale dopo aver pigiato un bottone, sono diventati applicazioni concrete: gaming, realtà aumentata per l'industria e i musei, telemedicina, telechirurgia. Prove provate, insomma, di quel che può essere l'impatto del 5G. Offerte commerciali, ancora più che altro appannaggio dei cosiddetti early adopters, e soluzioni industriali però ancora non hanno fatto breccia. Va detto che l’emergenza Covid non ha aiutato.
L’avanzamento
Comunque il 5G avanza in Italia. C'è ancora da lavorare, ma in un anno la copertura comune a due o più operatori è raddoppiata superando il 20% della popolazione. l trend è quello di un 2019 caratterizzato dalla partenza del rollout, con una popolazione coperta del 5% a giugno salita al 9% di dicembre e rimasta sostanzialmente stabile fino a giugno 2020, con dato attestatosi al 10 per cento. Il semestre nero dell'emergenza coronavirus in Italia ha logicamente fermato tutto. Da allora, però, il dato ha subito un'impennata al 55% di fine 2020, per superare il 90% ad aprile 2021. Tutto questo però risentendo dello switch-on della nuova rete Wind Tre “5G Ready”. Al netto di questo, quel che rileva è che un 8% della popolazione è coperta dalle reti 5G di due operatori e un 14% dalle reti di 3 o più operatori.
Gli investimenti del Governo
Per l'infrastrutturazione digitale dell'Italia il Governo Draghi ha previsto una dote di 6,7 miliardi di budget pubblico nel Pnrr. In questo quadro c'è da considerare la misura denominata “Italia 5G” con dote di poco meno di due miliardi, a loro volta ripartiti in 1 miliardo per le aree a fallimento di mercato, 600 milioni per collegare le aree extraurbane e 420 milioni per i corridoi per la mobilità connessa. Con questo programma si punta a fornire connessioni 5G con velocità di 150 Mbps in download e 50 Mbps in upload nelle aree dove non sono state implementate reti mobili oppure sono disponibili solo reti 3G e non sono previste nel prossimo futuro reti 4G o 5G. Per arrivare a determinare con la massima precisione le coperture attuali e in prospettiva - in modo tale da tarare al meglio politiche di incentivazione - è il Governo ha ora avviato una consultazione per gli operatori gestita da Infratel che si concluderà il 26 luglio. E non basterà una semplice «manifestazione di interesse». L’Esecutivo ha chiesto impegni precisi agli operatori sugli investimenti previsti da qui al 2026.
I comitati “No 5G”
Due i punti interrogativi. Quello interno e quello che arriva dall’estero.
Va detto che, in qualche modo, il primo si sta sopendo, anche se durante il periodo più nero dell’emergenza Covid i comuni con ordinanze “no 5G” erano aumentati raggiungendo le diverse centinaia. L’intervento con il Dl Semplificazioni ha aiutato. In realtà però, come spiegato dal presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel Massimo Sarmi in un’intervista al Sole 24 Ore, «il vero tema riguarda la necessità di armonizzazione dei limiti elettromagnetici agli standard europei. Nelle zone urbanizzate o semiurbane del nostro Paese il limite vigente è quello di 6 Volt per metro, a fronte di un insieme di raccomandazioni europee ed internazionali che declina valori superiori per tutte le diverse bande di frequenza utilizzabili dalle tecnologie in uso e che, ad esempio, per le frequenze sui 3.4-3.8 gigahertz utilizzabili per il 5G, prevede 61 Volt per metro. I limiti attuali costituiscono una penalizzazione del settore delle Tlc e un ritardo nello sviluppo della digitalizzazione del Paese. Ma soprattutto armonizzare i limiti significa promuovere una maggiore sostenibilità ambientale e favorire lo sviluppo di nuovi servizi a vantaggio dei cittadini».
Le tensioni geopolitiche
Il grande punto interrogativo deriva invece dallo scacchiere geopolitico. Il 5G è diventato il terreno di scontro in particolar modo fra gli Usa e il colosso delle telecomunicazioni cinese Huawei cui l'amministrazione Trump, che ha dato fuoco alle polveri, ha imputato di essere la longa manus di Pechino, con tanto di attività di spionaggio. Accuse rispedite in più occasioni al mittente dalla telco di Shenzhen, ma il tema dell'opposizione degli Stati Uniti e del pressing sui Paesi alleati non ha avuto dietrofront con l'attuale presidenza Biden.
In Italia la disciplina del golden power, puntellata dal decreto sulla cybersecurity, è segnalata dal Governo come baluardo contro certi timori. Maglie troppo strette potrebbero voler dire perdere tempo e denaro. Proprio l'opposto della ratio del 5G.
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