Qual è il lascito di una Olimpiade? Per i suoi sostenitori, ricadute economiche, occupazione, visibilità internazionale, sviluppo turistico. Per i suoi detrattori, costi fuori controllo, cattedrali nel deserto, danni ambientali. A meno di mille giorni dall’inizio dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina, che prenderanno il via il 6 febbraio 2026, è utile scattare un fermo immagine sulla situazione. Siamo alla vigilia della pubblicazione del nuovo Piano degli interventi e dei successivi bandi di gara che, per la parte pubblica, metteranno in moto uno stanziamento di circa 3,5 miliardi di euro (infrastrutture lineari e impianti sportivi).

Tutto questo per i Giochi geograficamente più estesi di sempre. Ospitati non solo da due città, Milano e Cortina (ci sono anche Bormio, Livigno, Anterselva), due regioni, Lombardia e Veneto, due Province Autonome, Trento e Bolzano. Su un’area di 22 mila chilometri quadrati.

Sul sito ufficiale di Simico, Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, il countdown è già iniziato: 111 interventi sui quali convergono diverse fonti di copertura finanziaria. L’ultimazione dei lavori avverrà a ridosso dei Giochi: tutti gli impianti sportivi saranno ultimati e l’80% delle infrastrutture viarie sarà avviato. In capo a Simico, società pubblica costituita ad hoc nel novembre 2021 (operativa dal 2022), tutte le attività di progettazione. È centrale di committenza e stazione appaltante, stipula convenzioni con altre amministrazioni aggiudicatrici. Si occupa del monitoraggio. A supportarne l’attività anche una Cabina di regia governativa, avviata lo scorso febbraio, che si riunisce a cadenza mensile. Prossima riunione il 3 luglio.

«Oggi siamo contemporaneamente ad un punto di arrivo e di partenza» spiega Veronica Vecchi, presidente della Società Infrastrutture Milano Cortina, full professor of Practice di business government relations alla Bocconi e studiosa di partnership pubblico-privato e investimenti a lungo termine. «Punto di arrivo di una vasta attività che da aprile 2022 ha portato Simico a prendere contatto con i territori, con le stazioni appaltanti come Anas e Rfi che hanno competenza per realizzare gli investimenti del nostro Piano, con i Comuni. Abbiamo investito molto tempo e attenzione nella fase di progettazione, prodromica alla gara, per procedere poi speditamente con le Conferenze dei Servizi e, quindi, in generale con l’attività di permitting. Tutto questo ci ha permesso di definire quadri economici e cronoprogrammi. È stata una attività di risk management fondamentale per gestire al meglio il rischio di maggiori tempi e maggiori costi. Non possiamo essere certi di nulla, è vero, ma abbiamo messo in atto modelli di gestione del rischio per assicurare la tenuta dell’intera operazione. Stiamo gestendo Simico like a business».

Veronica Vecchi, full professor alla Bocconi e presidente di Simico, la società infrastrutture Milano Cortina

Perché ha definito il momento attuale anche un punto di partenza?

«Perché siamo in attesa, a giorni, del Dpcm che approva il nuovo del Piano degli interventi e poi partiremo subito con tutti i bandi di gara. Per arrivare a questo momento è stata fondamentale l’attività svolta “pancia a terra” negli scorsi 12 mesi. Il primo cantiere concluso è la demolizione controllata della storica pista di bob ‘Eugenio Monti’ di Cortina, cantiere aperto e chiuso nei tempi previsti. Stiamo lavorando ora al bando per la selezione dell’operatore economico che dovrà riqualificare il nuovo Sliding Centre. Non sarà necessariamente Simico a realizzare tutti i progetti. Per alcuni ci occuperemo solo del monitoraggio attivo».

Siete allineati con la tempistica di avanzamento?

«Sì, il cronoprogramma che ci eravamo dati è stato rispettato. Abbiamo realizzato oltre 25 Conferenze dei Servizi in pochi mesi con una società di piccole dimensioni che conta circa 50 dipendenti. E che, oltre all’attività tecnica di progettazione e gestione delle gare, deve seguire una attività amministrativa molto corposa e una attività digitale imponente».

Avete dovuto assorbire anche alcune criticità sul fronte impianti sportivi…

«I Giochi Milano Cortina riutilizzeranno impianti sportivi già presenti sul territorio e che ospitano già gare internazionali. Questo è un primo tratto distintivo delle Olimpiadi 2026 e una prima risposta a quanti avanzano dubbi sulla sostenibilità e sull’eredità di questi Giochi, le famose “cattedrali nel deserto”. I punti critici, è vero, sono stati due. Il primo, la pista di bob di Cortina, realizzata all’inizio del secolo scorso e non più operativa da una decina d’anni. Abbandonata, ma considerata patrimonio culturale. L’opzione ristrutturazione non esiste per impianti così vecchi (il costo di realizzazione dell’opera che sarà messa a bando è di circa 85 milioni di euro, ndr). L’unica soluzione è costruirne una nuova sulla stessa area, con un parziale recupero di quella storica. Dal punto di vista ambientale vorrei dire che, anche se l’intervento non è sottoposto a VIA, abbiamo utilizzato accorgimenti in fase di progettazione per assicurare un intervento sostenibile».

Non avete dato seguito alla disponibilità d’Oltralpe di usare i loro impianti..

«Non è esatto. Siamo di fronte ad una strumentalizzazione. È stato detto nelle scorse settimane che l’Austria si era offerta di mettere a disposizione la propria pista di bob.  Abbiamo fatto diversi sopralluoghi con le Federazioni nazionali e internazionali e con la Fondazione ed è emersa la necessità di interventi significativi. Come pure per la pista di Torino. Per fugare qualsiasi dubbio, la Fondazione stessa si è attivata per verificare questa disponibilità che, alla prova dei fatti, non c’era. Il secondo nodo critico ha riguardato l’Oval per il pattinaggio di velocità a Baselga di Piné. La Cabina di regia, visti i costi di realizzazione ha deciso di rinunciare. Le gare si sposteranno a Milano dove verrà realizzata una struttura temporanea alla Fiera e sarà finanziata dall’ente fieristico».

Qual è il contributo del privato ai Giochi?

«Questo è il secondo tratto distintivo dell’organizzazione 2026. Su Milano gli interventi sono realizzati esclusivamente con capitale privato. L’Arena di Santa Giulia e il Villaggio Olimpico facevano già parte di piani di rigenerazione urbana, precedenti alla candidatura. Quindi anche in questo caso usciamo dal dibattito del “cosa succederà dopo i Giochi”. E a maggior ragione perché i lavori realizzati con capitali privati chiedono necessariamente un ritorno dall’investimento che può essere assicurato da una virtuosa gestione. Sono stati quindi pianificati pensando a come utilizzarli al termine dell’evento olimpico. Sono poi previste due operazioni in concessione su Livigno e Cortina con un contributo pubblico. A Livigno, la sostituzione dell’impianto di risalita del Mottolino, e a Cortina un sistema di mobilità intermodale che modificherà la viabilità della cittadina e la renderà più sostenibile».

Le infrastrutture viarie sono invece tutte a carico dello Stato…

«Sì. Anche in questo caso è stata fatta una scelta virtuosa. Non sono costruzioni nuove ma potenziamenti dell’attuale viabilità: investimenti già promessi ai territori, ben prima della decisione di organizzare le Olimpiadi. L’evento olimpico, da questo punto di vista, rappresenta un acceleratore della realizzazione di opere che il territorio aspettava e che hanno una portata fondamentale per lo sviluppo economico e turistico di queste aree ma anche per trattenere le persone nei Comuni di montagna. E questo è un passaggio molto importante perché la candidatura nel 2019 prometteva che queste sarebbero state le Olimpiadi più sostenibili di sempre».

La sostenibilità è anche però quella dei costi. Investimenti dei privati a parte, l’apporto pubblico a oggi è già cresciuto rispetto alle stime iniziali. Mancano ancora quasi tre anni, è naturale attendersi che lieviteranno ancora…

«C’è stata una relativa maggiorazione dei costi in ragione principalmente dell’aumento delle materie prime. Non abbiamo una percentuale precisa perché non ha interessato tutti i progetti. Ma non voglio rispondere in modo semplicistico. L’annoso problema dei costi non è una esclusiva italiana. Se a monte dei lavori non viene svolto un lavoro puntuale, sinergico e accurato con tutti i portatori di interesse, è naturale che si inneschino varianti con aumento di costi e tempi. Ecco perché ci siamo dedicati tanto alla fase di progettazione, con i suoi quadri economici e i suoi cronoprogrammi. Simico è nata per la gestione degli investimenti pubblici. Si è dotata delle competenze per farlo e su questo abbiamo una attenzione maniacale. Aggiungo che gli incrementi vanno imputati soprattutto al fatto che abbiamo ricevuto progetti redatti prima della costituzione della società e abbiamo dovuto rivederli. Solo dopo, anche con l’analisi dei costi effettivi, si è potuto predisporre il Piano degli Interventi. Forse pochi sanno che la principale mission di Simico non è decidere quali infrastrutture fare. Noi ci occupiamo dell’implementazione del Piano e cercheremo di farlo nel modo più sostenibile possibile».

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È naturale che le precedenti gestioni delle Olimpiadi abbiano lasciato l’opinione pubblica un po’ diffidente…

«Il grande dibattito su cosa è accaduto nelle precedenti Olimpiadi, soprattutto a Londra, non è tanto se costruire ex novo, ma su cosa resterà dopo. E, lo ripeto, per Milano Cortina tutte le nuove venues permanenti verranno realizzate prevalentemente con capitali privati. Quindi il “next” ci sarà. Come Simico abbiamo messo in campo tutte le competenze e le operazioni per poter governare questo rischio. Non posso anticipare nulla, ma la Cabina di regia è seriamente impegnata a garantire anche la transizione, quando si chiuderà il sipario sulle Olimpiadi. E mi faccia aggiungere che dai Giochi di Torino sono passati ormai vent’anni. Tecnologie, competenze e sensibilità su alcuni temi, come la sostenibilità, hanno fatto passi da giganti».

Simico è responsabile anche di un’altra attività importante, il monitoraggio. Come lo garantirete?

«Questa è un’altra eredità che Milano Cortina 2026 lascerà al sistema Paese. Abbiamo progettato Pyxis, piattaforma di nostra proprietaria, che si basa su logiche Bim, oggi peraltro rese obbligatorie dal nuovo Codice dei Contratti. È la forma più sofisticata di digitalizzazione. Pyxis consente la gestione in parallelo di tutti i progetti: dalla fase di programmazione alla fase di cantiere. Consentirà un accesso integrato, con diversi livelli di accessibilità, a tutti i portatori di interesse coinvolti nel processo: operatori economici, operatori che devono autorizzare, controllare, Procure, nuclei delle forze dell’ordine che si occupano dei controlli ambientali e della sicurezza… Garantiremo un accesso digitale, in tempo reale, a tutti, con grandissima trasparenza. È un sistema apprezzato molto anche da Anac che ne sta “osservando” lo sviluppo per poterlo poi scalare a livello nazionale. Perché non credo che si debba guardare alla realizzazione di un’opera solo nel rispetto di tempi e costi…»,

Che cosa intende?

«Oggi un’opera deve saper minimizzare anche gli impatti ambientali e di sicurezza nei cantieri. Con questa esperienza vogliamo dimostrare che le opere pubbliche si possono fare in modo molto più sicuro proprio in un Paese dove la sicurezza rappresenta ancora una pesante criticità. Abbiamo firmato un protocollo di intesa con l’Inail per alzare l’asticella».

Come vi state muovendo rispetto alla sostenibilità?

«Innanzitutto, distinguiamo tra la sostenibilità dei Giochi che è in capo alla Fondazione che si occupa dell’organizzazione e della promozione, e la sostenibilità delle infrastrutture che è di competenza di Simico. Ho scritto personalmente la strategia di sostenibilità e per le logiche che abbiamo privilegiato credo che anche questo sarà un lascito importante delle Olimpiadi 2026. Abbiamo adottato il Procurement Sostenibile che va oltre i criteri ambientali minimi. Abbiamo identificato una serie di ambiti - dalla fauna all’aria, all’acqua - e per ciascuno abbiamo individuato soluzioni fin dalla fase di progettazione. I nostri progetti contengono target alti di tutela. In fase di gara, laddove rilevante, andremo a stressare ulteriormente questi livelli. Li monitoreremo, li misureremo e stenderemo dei report. Credo veramente che l’impostazione che ci siamo dati per i Giochi di Milano Cortina sia diversa non solo a livello nazionale ma pure internazionale. E farà la differenza».