La storia delle idee disegna traiettorie a volte prevedibili, a volte no. Poteva essere prevedibile che il concetto di smart land, quando Roberto Masiero e io lo elaborammo per Fondazione Francesco Fabbri nel 2012, avrebbe assunto un’importanza così ampia, per la forza che ha nel mettere il territorio e le persone al centro dei processi di sviluppo, al punto tale che in pochi anni è diventato di dominio pubblico e ha visto numerose applicazioni, tutte nel solco di una condivisione delle tematiche che, per noi autori, è stato forse il maggior successo della nostra proposta. Non era prevedibile invece che lo sviluppo di quel concetto portasse molti territori e molte realtà a interrogarsi sulle direttrici dello sviluppo, compresa la politica europea che, ben presto, ha iniziato ad aggiungere alle smart cities le, per noi ben più importanti, smart communities. Come la storia della scienza insegna, un’invenzione non è mai frutto dell’idea di una sola persona, ma di un insieme di intelligenze che si muovono verso medesime direzioni, ricerche, analisi e interpretazioni, che portano ad una crescita della nostra capacità di comprendere ciò che ci circonda e di trovare soluzioni per affrontare, in modo sempre più efficace ed efficiente, i problemi che abbiamo di fronte.

I presupposti di un manifesto

Se guardiamo ai temi alla base dello sviluppo territoriale, possono essere tutti ricompresi nella definizione di smart land contenuta nel nostro manifesto: “una Smart Land è un ambito territoriale nel quale attraverso politiche diffuse e condivise si aumenta la competitività e attrattività del territorio, con un’attenzione particolare alla coesione sociale, alla diffusione della conoscenza, alla crescita creativa, all’accessibilità e alla libertà di movimento, alla fruibilità dell’ambiente (naturale, storico-architettonico, urbano e diffuso) e alla qualità del paesaggio e della vita dei cittadini”. Ma questi presupposti, validi dieci anni fa come oggi, come si modificano rispetto alle evoluzioni della società, dell’economia, della tecnologia stessa, si pensi al metaverso e all’intelligenza artificiale, che permea tutti i cambiamenti, velocizzati nella consapevolezza dalla nostra debolezza messa in luce dalla pandemia? La risposta è andare oltre i limiti che ci autoimponiamo.

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Andare oltre il territorio fisico

Per realizzare la smart land bisogna pensare al territorio come ad un luogo di auto(ri)generazione, nel quale i processi vengono costantemente misurati, analizzati, valutati e modificati, migliorando costantemente le interazioni. Per realizzare tutto ciò abbiamo bisogno delle informazioni, di organizzarle e gestirle fornendole a tutti in modo che tutti possano contribuire al miglioramento del sistema stesso. La pianificazione strategica è il cuore pulsante di questo processo, che deve coinvolgere attivamente e proattivamente tutti i soggetti che sono parte del sistema. Smart land non è solo la città fisica, non solo il territorio come oggetto, ma anche l’immateriale e la conoscenza come ambiente, come luogo nel quale rendere circolare non solo il “materiale”, ciò che è fisico e dobbiamo gestire in modo sostenibile, ma anche l’immateriale, la conoscenza, le informazioni, secondo una logica integrata dove il digitale non è solo uno strumento, ma può diventare un nuovo paesaggio, un nuovo territorio immersivo, quel luogo utile e sempre più necessario ad analizzare dinamicamente i processi.

Verso una miglior qualità della vita

È in questo senso che dobbiamo guardare oggi alle opportunità fornite dai gemelli digitali territoriali e dall’intelligenza artificiale, perché sono sistemi capaci di rappresentare le relazioni e di aiutarci nel promuovere azioni sinergiche, adattative e predittive agli obiettivi che ci poniamo. Ma queste azioni, queste relazioni, non nascono se non c’è un punto di partenza generativo, comune, condiviso e diffuso. Un territorio smart deve pensarsi in continuo cambiamento e il Canavese, che già oggi per molti aspetti potrebbe essere raccontato come smart land, deve mettere la propria capacità di cambiare al centro del proprio agire. Canavese smart land va pensato come un processo continuo, che attraverso obiettivi progressivi, muove verso la migliore qualità della vita possibile, sia materiale che immateriale, perché è la qualità di un territorio che ne definisce il valore, ed è su quel valore che noi misuriamo la nostra capacità di essere una land veramente smart.