«Rispetto all’anno precedente, nel 2021 l’Italia ha guadagnato tre punti nell’Indice di percezione della corruzione arrivando così alla posizione effettiva di 56 su 100. Abbiamo ottenuto anche dieci posizioni in più nella classifica mondiale, giungendo al quarantaduesimo posto su 180 Paesi. La risalita era cominciata nel 2012 grazie all’istituzione dell’Anac (l’Autorità Nazionale Anticorruzione) e della legge 190/2012 contro la corruzione. Nel 2021 c’è stato questo balzo importante. Un buon risultato a livello globale, ma nemmeno tanto se guardiamo al resto d’Europa che, nella maggioranza dei casi, è più virtuosa di noi con un voto medio di 66 su 100». È con queste parole che Giovanni Colombo, direttore di Transparency International Italia, commenta l’ultimo report sulla corruzione nel mondo pubblicato lo scorso 25 gennaio.
In una prospettiva globale, Colombo aggiunge: «A battere tutti, con 88 punti su 100, sono tradizionalmente i Paesi scandinavi perché il senso civico rientra nella loro cultura e mentalità. E infatti ai vertici dell’indice di Percezione della Corruzione si alternano Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca. Quest’anno nelle primissime posizioni figurano anche la Nuova Zelanda e Singapore».
L'indice di percezione
Con sede a Berlino, Transparency International è l’associazione contro la corruzione che ogni anno pubblica l’indice di Percezione della Corruzione (CPI) che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0 (per i Paesi ritenuti molto corrotti) a 100 (per quelli considerati “puliti”).
Tredici fonti di dati
La metodologia cambia ogni anno per riuscire a dare uno spaccato sempre più attendibile delle realtà locali. L’indice di percezione della corruzione 2021, pubblicato da Transparency International a fine gennaio, utilizza tredici fonti di dati. Tra questi, vi sono l’Economist Intelligence Unit Country Risk Service 2021, il report di Freedom House Nations in Transit 2021, la relazione della Banca Mondiale World Bank Country Policy and Institutional Assessment 2020, il World Economic Forum Executive Opinion Survey 2020 e il World Justice Project Rule of Law Index Expert Survey 2020 (The World Justice Project è una organizzazione indipendente e no profit che si pone come obiettivo il rispetto della legge per lo sviluppo di comunità nel mondo).
L’attività di Transparency International si basa su un intenso lavoro di approfondimento degli ambiti principali in cui la corruzione si insidia: analisi normative, studi e comparazioni a livello internazionale, indici, sondaggi, raccolta e analisi di dati servono a creare sempre maggiore conoscenza del fenomeno della corruzione e delle sue possibili soluzioni. Per rompere il circolo vizioso della corruzione, delle violazioni dei diritti umani e del declino della democrazia, gli abitanti di un Paese dovrebbero – tra le altre iniziative suggerite da Transparency International - chiedere ai loro governanti maggiore trasparenza sulle spese pubbliche.
Il posizionamento dell'Italia
Nel caso dell’Italia, in merito al miglioramento nei ranking internazionali, Colombo spiega che è dovuto a fattori molteplici. «In primis, fattori contingenti perché in molti Paesi la pandemia ha portato a una contrazione delle libertà individuali e dei diritti civili. Se l’Italia ha guadagnato tre punti è per meriti propri, ma tre punti hanno comportato una risalita di dieci posizioni anche per fattori contingenti quale il peggioramento del rating di altri Paesi. In secondo luogo, il miglioramento italiano è conseguenza delle molteplici azioni positive innescate nel settore pubblico e privato in merito all’integrità come conditio sine qua non, imposto dai vertici dell’Unione Europea per poter usufruire dei fondi previsti dal Recovery Plan, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Infine, c’è maggior fiducia nel nostro sistema Paese».
Il fattore PNRR
In futuro, continua Giovanni Colombo, «l’Italia dovrà confermare questa buona percezione, dando attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) lavorando bene con garanzie di integrità. I temi irrisolti restano molteplici. Tra questi, il ricevimento della Direttiva Europea sul Whistleblowing (2019/1937) che prevede l’adozione di nuovi standard di protezione a favore dei “whistleblower” (in italiano “i segnalanti”) che l’Italia, come la maggior parte dei Paesi europei, non ha ancora recepito ma che noi riteniamo strategico. Ci sono poi due discussioni in atto sui titolari effettivi (secondo la Normativa Antiriciclaggio, il titolare effettivo è la persona fisica per conto della quale è realizzata un'operazione o un'attività, ndr), richiesta dalla quinta Direttiva EU sull’antiriciclaggio, e la regolamentazione delle attività di lobbying che non abbiamo ancora implementato e per questo Bruxelles ci fa pressione».
L'interferenza estera
A proposito di corruzione in Italia, torna in mente il saggio Oligarchi. Come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia scritto da Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci, giornalisti del quotidiano La Stampa, e recentemente pubblicato da Laterza. «Non siamo più il Paese di Tangentopoli, il vero problema è la permeabilità del nostro sistema al denaro proveniente da Paesi autoritari», commenta Iacoboni. «L’interferenza economica dall’estero avviene per lo più in modo legale. Penso agli oligarchi russi ma anche a cinesi e sauditi, che in questi anni sono riusciti a comprarsi un pezzo di Italia danneggiando in prima battuta il fisco del loro paese d’origine. Il problema è rappresentato dai buchi legislativi che consentono di schermare capitali, e dalla permeabilità di alcuni istituti di credito europei con filiali in Italia all’ingresso nell’Unione Europea di denaro proveniente da gruppi di potere in Stati autoritari. Queste banche, non solo lettoni ed estoni, sono al centro di scandali per l’opacità con cui hanno difeso certe operazioni».
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