Mantenere il valore dei prodotti e dei materiali il più a lungo possibile nell’economia è l’essenza dell’economia circolare. Ma il riciclo, che assorbe la quasi totalità dei fondi del PNRR in tema, non è la strategia primaria per raggiungere questo obiettivo. Su che cosa puntare? Come supportare gli imprenditori del settore?

A metà ottobre il Governo ha pubblicato sul sito di Italia Domani, portale dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato in gran parte dall’Unione Europea, i bandi per la presentazione e selezione dei progetti da finanziare in ambito di economia circolare.

L'elemento imprescindibile

Per l’Europa l’economia circolare è un elemento imprescindibile della nuova strategia industriale e dell’agenda per lo sviluppo sostenibile. L’UE ha messo in campo diverse iniziative volte a mantenere nel tempo il valore dei prodotti e dei materiali, reinserendoli nei cicli produttivi e minimizzando la produzione di rifiuti. In un certo senso, il fine ultimo dell’economia circolare è migliorare l’equilibrio tra uomo e natura, instaurando un rapporto fondato su un prelievo e una restituzione di risorse responsabili (come spiega bene l'infografica del Parlamento Europeo per comprendere visione e obiettivi dell’economia circolare).

Numeri e strategie del PNRR

All’interno del PNRR gli investimenti sono raggruppati in due categorie: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti (1,5 miliardi di euro) e Progetti “faro” di economia circolare (0,6 miliardi di euro). La prima coinvolge la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e gli impianti di trattamento e riciclaggio; la seconda si focalizza su progetti innovativi per il riciclo di rifiuti provenienti da filiere strategiche come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE, inclusi pannelli fotovoltaici e pale eoliche), l'industria della carta e del cartone, il tessile, e le plastiche. Si tratta di settori di rifiuti a forte valore aggiunto per cui il piano d'azione dell'UE per l'economia circolare introduce target mirati.

L'Italia, che ha recepito le direttive europee del "Pacchetto Economia Circolare", punta a un tasso di riciclo dei rifiuti urbani da almeno il 55% entro il 2025 al 65% entro il 2035, con una limitazione del loro smaltimento in discarica non superiore al 10% entro lo stesso anno. Per i RAEE il target è fissato al 55%, all’85% quello dell’industria della carta e del cartone, al 65% quello dei rifiuti plastici e al 100% dei tessili.

Riciclare è come curare invece che prevenire

I finanziamenti che nel piano di ripresa e resilienza italiano figurano sotto la voce “economia circolare” sono quasi interamente destinati a impianti di raccolta e riciclo dei rifiuti. L’economia circolare è un concetto infinitamente più ampio che parte dalla progettazione di un bene e dai processi di produzione. È vero che gli impianti e le tecnologie di smaltimento rappresentano costi ingenti da supportare, ma questo focus pressoché totale all’interno del PNRR dà l’impressione di una visione limitata e riduttiva dell’economia circolare, troppo spesso ricondotta a “gestione dei rifiuti”. La produzione di rifiuti viene limitata innanzi tutto producendo beni progettati per essere disassemblati in componenti facilmente sostituibili e recuperabili e offrendo servizi come la riparazione, il leasing, e la condivisione, che aumentano il grado di utilizzo di un singolo bene ed evitano la sovraproduzione.

Come funziona l'economia circolare
Come funziona l'economia circolare
Fonte: European Parliamentary Research Service

Nella Zero Waste Hierarchy (“Piramide zero rifiuti”) il riciclo si trova dopo la riduzione, il ripensamento e il riuso dei prodotti e delle materie prime.
Quando e come incentivare i produttori sul tema dell’eco-design, che richiede un budget ragguardevole in ricerca e sviluppo, e sul prodotto-come-servizio, che richiede un cambio radicale di modello di business? Quando e come dare una spinta alla diffusione e alla qualità dei servizi di sharing nelle città e tra le imprese?

Parte integrante del PNRR sono le riforme e la strategia nazionale per l'economia circolare, da allineare al piano d'azione europeo sullo stesso tema e da adottare entro giugno 2022: tale strategia dovrebbe comprendere l’ecodesign, la bioeconomia e la tracciabilità tra le sue linee di intervento. 

Sud e contrasto all’illegalità: due temi promettenti, solo accennati 

Stando al testo del PNRR, circa il 60% dei progetti di nuova impiantistica si sostanzierà nei comuni del Centro-Sud Italia. Proposta ragionevole poiché colmare il divario regionale è obiettivo primario del Piano di ripresa nazionale. Ancora più degno di attenzione e del necessario sostegno è la prospettiva di un sistema di monitoraggio basato sull’impiego di satelliti, droni e tecnologie di Intelligenza Artificiale per consentire di prevenire e reprimere gli scarichi illegali. Tema non trascurabile in un paese in cui lo smaltimento illegale di rifiuti rappresenta uno dei business più redditizi per le ecomafie (8.313 i reati accertati nel ciclo dei rifiuti nel 2020, secondo i dati di Legambiente). E tema su cui non bisogna abbassare la guardia in un momento storico in cui dovremo spendere le ingenti risorse pubbliche del PNRR.

Che cosa ci auguriamo

È auspicabile che questa programmazione porti con sé anche un dialogo tra operatori, imprenditori e amministratori. In Italia esistono realtà imprenditoriali eccellenti che rimangono però isolate. Uno scambio di esperienze virtuose favorirebbe la creazione di un solido network di settore. 

Del resto, l’effetto positivo di un investimento lo si misura anche in base alla sua capacità di ispirare nuove iniziative e generare ulteriori investimenti. E uno degli obiettivi del piano d'azione europeo per l'economia circolare è proprio estendere quest’ultima «dai precursori agli operatori economici tradizionali».