Abolita per decreto nel settembre del 2018, la povertà continua ad imporsi come fenomeno socio-economico ampiamente diffuso. Molti e diversi dati relativi alla povertà vengono spesso proposti nel dibattito pubblico come strumento di confronto politico, senza che sia affatto semplice interpretarli e comprendere fino in fondo di cosa stiamo parlando.

Secondo i dati raccolti da Istat, nel 2021 in Italia sono risultate in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale), corrispondenti a circa 5,6 milioni di individui (9,4% del totale). Nel Mezzogiorno, la percentuale di famiglie in condizione di povertà assoluta sale invece al 10%. L’Istituto di statistica individua le famiglie o le persone in condizioni di povertà assoluta utilizzando come soglia il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza. Una famiglia (o un individuo) viene quindi considerata assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario.

28 settembre 2018: i ministri dei 5 Stelle festeggiano dal balcone di Palazzo Chigi l'abolizione della povertà per decreto

La spesa per consumi non è però l’unico modo per catturare fenomeni di disagio economico. I dati Eurostat Eu-Silc aggiornati al giugno 2023 permettono infatti di inquadrare la povertà da punti di vista differenti, restituendo così un quadro più dettagliato e (forse) anche di più facile interpretazione.

I primi due indicatori di relativo disagio economico che è possibile ricostruire dai dati Eurostat riguardano la capacità delle famiglie di far fronte a spese impreviste e la possibilità o meno di sostenere le spese per una settimana di vacanza lontano da casa, durante l’anno di riferimento. Tra le possibili spese impreviste considerate, troviamo per esempio quelle per un’operazione medica, un funerale, il cambio di un elettrodomestico danneggiato o dell’automobile.

Nel 2022, il 33% delle famiglie Italiane non sarebbe stata in grado di affrontare una spesa imprevista e il 34% ha dichiarato di non avere le risorse necessarie per permettersi una settimana di vacanza lontano da casa, durante l’anno. La Figura 1 mostra come entrambi questi due indicatori siano in leggero calo negli ultimi anni.

I dati italiani risultano in linea con quelli dei più grandi Paesi europei. Nel 2022, la percentuale di famiglie che non erano grado di far fronte a spese impreviste è risultata del 36% in Spagna, del 34% in Germania e del 31% in Francia. La percentuale di famiglie senza invece le risorse necessarie per permettersi una settimana di vacanza, sempre durante il 2022, è risultata pari al 34% in Spagna, al 25% in Francia e al 22% in Germania.

Altri due indicatori utili per individuare situazioni di relativa povertà economica riguardano la possibilità per le famiglie di permettersi almeno ogni due giorni un pasto a base di carne o pesce – o a base di alimenti con equivalenti apporti nutrizionali in ambito vegetariano – e la capacità di mantenere la propria abitazione adeguatamente riscaldata durante i mesi invernali. Rispetto ai due indicatori precedenti, quest’ultimi hanno l’obiettivo di inquadrare situazioni particolarmente gravi di disagio economico, riguardando appunto bisogni primari come l’alimentazione e le condizioni abitative.

Nel 2022 in Italia circa il 7.5% delle famiglie non è stata in grado di permettersi almeno ogni due giorni un pasto a base di carne o pesce, e circa il 9% ha riscontrato difficoltà nel mantenere la propria abitazione adeguadamente riscaldata. Anche in questo caso i numeri sono in costante calo negli ultimi anni (Figura 2).

Allargando lo sguardo ad altri Paesi europei, nel 2022 la percentuale di famiglie con difficoltà nel sostenere le spese alimentari è risultata dell’11% in Germania, del 10% in Francia e del 5% in Spagna. Nello stesso anno, la percentuale di famiglie che non hanno potuto mantenere la propia abitazione adeguatamente riscaldata è stata del 17% in Spagna, del 11% in Francia e del 7% in Germania.

Conoscere e misurare queste diverse sfumature di povertà è il primo passo per stabilire le priorità di intervento e quindi gli strumenti più adeguati da mettere in campo in ambito di politiche pubbliche.