Nella lista delle attività considerate green la Commissione Europea propone di introdurre la produzione di energia da gas naturale e dal nucleare. Eppure queste attività non rispettano i criteri per essere considerate attività di transizione e rischiano di erodere i finanziamenti destinati alle altre fonti rinnovabili.

C’è un dibattito che si cerca spesso di oscurare, ma che da decenni rimane inesorabile e irrisolto: quello sul gas naturale e sull’energia nucleare. Questo dibattito è tornato in prima pagina all’inizio dell’anno quando la Commissione Europea ha proposto di inserire tali attività economiche nella lista di quelle considerate green

Il 31 dicembre, infatti, la Commissione ha pubblicato la proposta del nuovo atto delegato della Tassonomia verde (meglio illustrata di seguito) riguardante il gas e il nucleare, su cui gli Stati membri e un gruppo di esperti possono esprimersi entro il 21 gennaio 2022 e presentare eventuali considerazioni.

Green o non green?

Si sono subito alzate voci contrarie e a favore tra l’opinione pubblica. Il punto non è tanto l’opportunità di investire su queste fonti di energia, quanto il farlo sotto l’etichetta green.

Che cos’è esattamente la Tassonomia?

L’obiettivo della Tassonomia è definire un linguaggio comune quando si parla di attività economiche “sostenibili”. Stabilire un sistema di classificazione delle attività sostenibili (una Tassonomia appunto) è la prima delle dieci iniziative elencate nel Piano d'Azione per la Finanza Sostenibile europeo, ed è facile comprendere perché: molte delle altre iniziative del Piano edificano su questa classificazione. Per esempio, la creazione di “etichette” tramite cui individuare e proporre ai risparmiatori i prodotti finanziari green, o l’aggiustamento del patrimonio di vigilanza degli istituti di credito per riflettere i rischi associati al cambiamento climatico.

Tra investimenti e rigore scientifico 

Negli anni a venire massicci capitali pubblici e privati serviranno a finanziare la transizione verso un sistema economico più equo e meno impattante sull’ambiente. Le attività indicate nella Tassonomia attrarranno sicuramente maggiori investimenti. Ecco perché risulta indispensabile mantenere fede alla serietà e al rigore scientifico con cui la Tassonomia è stata originariamente concepita.

Gli obiettivi ambientali della tassonomia verde
Gli obiettivi ambientali della tassonomia verde
Fonte: b2eu-consulting.eu

Che modifiche introduce la nuova bozza?

Per quanto riguarda il nucleare, la proposta considera meritevoli di contrassegno green le attività di ricerca e sviluppo e l’implementazione di tecnologie che comportano un quantitativo minimo di scorie nucleari; la costruzione di nuovi reattori che utilizzino le migliori tecnologie disponibili e che ricevano il permesso di costruzione entro il 2045; la produzione di elettricità dalle centrali esistenti a cui venga concesso il permesso di continuare a operare entro il 2040.

Circa la produzione di energia elettrica da gas naturale invece, verrebbero fatti rientrare nella classificazione gli impianti che generano nel loro ciclo di vita meno di 100g CO2e/kWh, o, per gli impianti che ricevono il permesso di costruzione entro il 2030, meno di 270g CO2e/kWh di emissioni dirette o 550kg CO2e/kW di media annuale calcolata su 20 anni.

Perché non c’è coerenza con la Tassonomia?

Davide Tabarelli ci ha ricordato qualche giorno fa su La Stampa l’importanza di gas e nucleare nella produzione del mix energetico europeo. Per quanto queste tecnologie saranno necessarie per approcciare l’obiettivo di zero emissioni nette di gas serra entro il 2050, stando alla Tassonomia non sono classificabili come “attività di transizione”. Il Regolamento europeo, infatti, considera “attività di transizione” quelle per cui:

  • non esistono alternative a basse emissioni di carbonio tecnologicamente ed economicamente praticabili;
  • presentano livelli di emissioni di gas a effetto serra che corrispondono alla migliore prestazione del settore o dell’industria;
  • non ostacolano lo sviluppo e la diffusione di alternative a basse emissioni di carbonio;
  • non comportano una dipendenza da attivi a elevata intensità di carbonio, tenuto conto della vita economica di tali attivi.

Il difficile equilibrio ambientale

Se anche il nucleare fosse competitivo a livello di emissioni nella produzione di energia, non lo è nell’intero ciclo di vita, che comprende costruzione e smantellamento dei reattori e gestione delle scorie. Le soluzioni, specialmente per quest’ultima, rimangono poco testate e tutt’ora insolute, e non si può affermare, quindi, che soddisfino uno dei principi fondanti della Tassonomia, ovvero non pregiudicare gli altri obiettivi ambientali (protezione delle risorse e degli ecosistemi naturali, controllo dell’inquinamento e promozione dell’economia circolare).

Secondo Sandrine Dixson-Declève (copresidente del Club di Roma e membro della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile) la nuova proposta della Commissione “sostanzialmente altera l’applicazione e l'impatto futuri della Tassonomia europea”. Gli investimenti in rinnovabili verrebbero esposti al rischio di cannibalizzazione, ovvero al rischio che gas e nucleare sottraggano capitali che potevano essere indirizzati a impianti di energia rinnovabile o allo sviluppo di tecnologie di stoccaggio e batterie.

La Tassonomia è un sistema di classificazione a garanzia di una comunicazione trasparente. Il suo fine ultimo è assicurare che se un investimento viene promosso come “investimento sostenibile” rispetti target significativi e credibili di adattamento o mitigazione al cambiamento climatico.

La Tassonomia non preclude investimenti in altri settori. Ma sarebbe un’operazione di greenwashing qualificare questi ultimi come allineati ad essa.

 

La roadmap

L'iter prevede ora che bozza ed eventuali obiezioni tornino al Parlamento e al Consiglio dell’Unione europea, che avranno a disposizione dai quattro ai sei mesi per approvarla o respingerla (ma non modificarla). Serviranno comunque la maggioranza assoluta al Parlamento o la maggioranza qualificata al Consiglio, dunque almeno 20 Stati che rappresentino il 65% della popolazione europea. Una quota difficile da raggiungere, ma non impossibile: il fronte del sì dovrebbe comprendere Francia, Finlandia, Belgio, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania, mentre gli oppositori sarebbero Germania, Austria, Spagna e Lussemburgo, con l'Italia che ha tenuto finora una posizione ambigua. Nel luglio 2022 dovremmo conoscere le decisioni  sul nucleare “green”.