Non sono troppo effervescenti i dati sul vino italiano presentati alla seconda “Wine Agenda” di Federvini nell’ambito della “Milano wine week”. Quelli più ottimistici li ha presentati Mediobanca. Il valore delle esportazioni nel primo semestre del 2023 è di circa 3,7 miliardi euro. Un buon dato considerato gli ottimi numeri del 2022 con 8 miliardi realizzati sui mercati stranieri e una crescita del 12% rispetto all'anno precedente. La filiera continua quindi a registrare ottime performance e l’export si conferma una priorità strategica. In realtà gli analisti della banca d’affari spiegano come abbia avuto un peso l’inflazione. L'analisi evidenzia come nel 2022 i fatturati del settore siano stati spunti dalla corsa dei prezzi. Ma sull’ottima performance ha avuto un impatto anche la crescita delle imprese vinicole, che ha fatto segnare complessivamente un +9,1%, concentrandosi in particolare sul canale Ho.Re.Ca. (+19,9%) e sulle fasce premium (+13,7%). Fatturati più grandi, ma ricavi più piccoli: c’è stato infatti una contrazione dell'Ebit margin (margine operativo netto), sceso dal 5,8% (valore medio 2015 - 2019) al 4,6% (2022). Mediobanca sottolinea anche la buona solidità patrimoniale delle imprese vinicole e prevede prospettive di crescita, in particolare sui mercati internazionali, per quelle di maggiori dimensioni.
Meno positiva è la fotografia scattata da Nomisma. Secondo gli analisti bolognesi i segnali di maggiore criticità arrivino dal mercato internazionale. Ecco il sunto: «Pesano le dinamiche inflazionistiche, seguite dall'innalzamento dei tassi di interesse da parte della Bce e da un rallentamento dell'economia globale e in particolare dell'eurozona. Un quadro caratterizzato da maggiori difficoltà di accesso al credito e a strumenti finanziari e, soprattutto, per le imprese che esportano, dalle continue nuove certificazioni richieste e da ostacoli di diversa natura nell'export”. Ma c’è di più: “Restano poi irrisolti i problemi legati alla protezione della proprietà intellettuale e della tutela delle Indicazioni Geografiche dei prodotti di qualità”.
Quanto basta per accendere un allarme tra i vertici di Federvini. Dice la presidente Micaela Pallini: "Assistiamo a livello internazionale ad un attacco proibizionista che rischia di danneggiare una filiera strategica per la nostra industria agroalimentare credo che la nostra risposta debba essere fondamentalmente culturale, promuovendo lo stile di vita mediterraneo, declinato al principio della moderazione e del consumo conviviale del vino e in generale delle bevande spiritose».
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