«Riteniamo di aver fatto le cose giuste e di essere nella cornice delle regole europee. Non rispettiamo il 3% del deficit ma la situazione complessiva non induce a ritenere di fare politiche procicliche che alimentano la recessione e quindi l'asticella si sposta a un livello di ragionevolezza. A Bruxelles comprenderanno la situazione»: così Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia, ha confermato quel che si sapeva già: l'Italia nella Nadef, la nota di aggiornamento del documento economico finaniario, alza il deficit. Una mossa necessaria per garantire nella prossima legge di bilancio una maggior possibilità di manovra nonostante buona parte della Finanziaria sia condizionata dall'effetto Superbonus. La misura garantirà 14 miliardi in più. Ma due terzi della legge di bilancio sarà ralizzata con il disavanzo di bilancio, Giorgetti ha tenuto a sottolineare l'effetto degli incentivi:«Il motivo del fatto per cui il debito non diminuisce come auspicato è perché il conto da pagare dei bonus edilizi, in particolare il Superbonus, sono i famosi 80 miliardi, ahimé in aumento, in 4 comode rate (condizionerà anche le due successive Finanziarie ndr). In assenza di questo effetto il debito sarebbe più basso di un punto percentuale ogni anno».

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Il ministro dei conti è comunque convinto che il debito pubblico italiano si sia stabilizzato «perché da un 140,2% del 2023 dovremmo arrivare nel 2026 al 139,6». Resta un dubbio: l'Italia prevede per il prossimo anno un Pil all'1,2. Un valore decisamente superiore a quello previsto dalle principali organizzazioni internazionali. L'Ocse, per esempio, ipotizza per l'Italia un ruolo da fanalino di coda, con una crescita dello 0,8. Ma se così fosse il deficit si allargherebbe ancora. La premier Giorgia Meloni ha promesso che «la manovra sarà senza sprechi».