Un gruzzolo fiscale da spendere per finanziare, almeno in parte, la spesa per i collaboratori familiari. L'idea arriva da Nuova Collaborazione, l'associazione nazionale dei datori di lavoro domestico per la quale il Centro Einaudi ha messo nero su bianco un report e una proposta sul tema. La base di partenza è la consapevolezza che i bonus traggono finanziamento o spazio fiscale dalla base fiscale generale, quindi dovrebbero garantire un accesso ai contribuenti uniforme, proporzionato ai bisogni, rispettoso dei limiti del bilancio pubblico generale e rispettoso del principio generale di progressività sia nel finanziamento domestico della spesa che nell’utilizzo della stessa.
Se ne è parlato in maniera articolata in una puntata di Ansa Incontra (che potete vedere qui sotto). Per Nuova Collaborazione hanno partecipato il presidente e il vicepresidente nazionale, gli avvocati Alfredo Savia e Filippo Breccia Fratadocchi. Per il Centro Einaudi il direttore Giuseppe Russo e il ricercatore Ivan Lagrosa.
Le 740 agevolazioni (di cui 626 erariali) che ora esistono in Italia e che costano alle casse dello Stato 82 miliardi non sono trasparenti, ma servono nicchie microscopiche elettorali che talora non sanno l’una dell’altra. L’elettore non può conoscerle tutte, se perfino il Mef non sa calcolare esattamente quanto valgono gli impatti di 140 di queste misure. Occorre decretare la fine dei bonus a click day con un sistema attraverso il quale il governo sappia esattamente prima che inizi l’anno quale è il totale dei bonus potenziali ossia quanto sono carichi gli zainetti e secondo quante risorse ha può decidere la percentuale e fissare la spesa.
Le strategie possibili
L’approccio proposto introduce quattro innovazioni: la considerazione dell’intero ciclo vitale del contribuente; la concorrenza dei bonus o dei benefici fiscali l’uno con l’altro («non si può avere tutto»); la libertà di scelta della destinazione dei bonus sulla base delle priorità individuali/familiari; la trasferibilità dei bonus all’interno del nucleo familiare. I diritti ai bonus sono rappresentati da un ammontare nominale, che ogni contribuente matura annualmente e che può utilizzare o accantonare. Se accantonato esso va a costituire uno zainetto di crediti fiscali, pronto per l’uso all’insorgere della necessità, secondo i limiti di utilizzo stabiliti dal Governo per le spese per le assicurazioni sanitarie e Long term care, per la retribuzione di personale domestico come badanti, baby sitter o colf o ancora spese per l’istruzione e formazione, anche continua. Beni e servizi acquistati devono ovviamente essere tracciati e forniti da soggetti qualificati a produrli.
Capitalizzazione annuale del credito
Annualmente, lo zainetto conterrà pertanto la capitalizzazione del credito inutilizzato alla fine dell’anno precedente, che verrà accresciuto grazie a tre importi: un importo uguale per ogni contribuente, uno crescente con il reddito, un terzo importo associato alle condizioni di fragilità individuale e familiare. Per esempio, si dovrà tenere conto dell’età del contribuente e del numero e dell’età delle persone effettivamente a carico sotto i 24 anni, sopra i 70 e affette da disabilità.
L’utilizzo dello zainetto può avvenire prelevando da esso un credito di imposta fino al 150% dello zainetto (quando nell’anno successivo lo zainetto, post-utilizzo, esponesse un credito negativo, l’utilizzo sarebbe negato fino al suo ritorno in zona positiva). L’utilizzo può ovviamente avvenire su più bonus. Gli elenchi possono essere annualmente aggiornati attraverso la legge di stabilità.
«I crediti di imposta – spiega Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi - sono concessi sulla base di una percentuale dell’importo speso che può essere annualmente definito, ma non può essere superiore al 42% della spesa. Il 42% è infatti, secondo i nostri calcoli, la quota fiscalmente neutrale in termini macroeconomici considerando un arco di tempo pluriennale, per escludere definitivamente i casi di sorprese come quelle del 110%».
Una mano contro il lavoro in nero
Accumulando uno «zainetto» di crediti fiscali, derivanti dal proprio reddito e attribuiti dal Governo secondo criteri di merito, le famiglie e gli individui potrebbero accedere a beni e servizi che assolvono la missione inclusiva più di quanto non possano fare oggi. Si potrebbero avere più impiego di lavoro domestico in chiaro, più assicurazioni sanitarie e long term care, più spese di formazione continua, più off erta di lavoro da parte di genitori.
Un nuovo sistema «a zainetto», diverso da quello attuale, permette un migliore controllo della spesa pubblica per le tax expenditure e una distribuzione dei bonus che riflette l’universalità dei diritti di accesso ad alcuni beni che migliorano l’inclusione, rispettando i principi generali sulla tassazione e il principio di progressività della partecipazione alle spese. I bonus «a zainetto» non trascurano la questione della produttività totale dei fattori e degli incentivi settoriali, per esempio nel finanziamento delle case e dell’edilizia, ma sono inquadrati in un contesto di «concorrenza alla pari» con i bonus inclusivi.
Lo zainetto contro la giungla delle agevolazioni
I bonus possono avere due grandi tipologie di missione:
- fornire un supplemento straordinario di capacità effettiva di spesa alle persone, in relazione a impegni che sarebbero limitati, condizionati, razionati dal reddito corrente prodotto e/o percepito in un certo istante del ciclo vitale;
- determinare un consumo supplementare o un investimento supplementare di beni e servizi che hanno come obiettivo intermedio di sostenere la congiuntura del reddito e come obiettivo finale migliorare la produttività totale dei fattori e, in definitiva, la competitività relativa dell’Italia.
Lo zainetto non serve solo alle collaborazioni familiari ma a disboscare una giungla di spese fiscali enorme, iniqua, irresponsabile, perfino regressiva sostituendole tutte con una sola misura semplice uguale per tutti, proporzionata ai bisogni dal costo calcolabile e sostenibile per il bilancio dello Stato. E che non demolisce la progressività dell’imposta personale.
Di fatto, il sistema incentiva un uso razionale dei crediti fiscali lungo tutta la vita delle persone e premia quindi la programmazione e l’educazione finanziaria delle persone rispetto ad una “raccolta opportunistica delle occasioni”, non ben distribuite, che caratterizza l’attuale sistema. E lo zainetto, senza prelievi e nella misura ipotizzata, potrebbe arrivare a sfiorare i 100mila euro per contribuente nell’arco della vita.
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