Giovani ed artigianato: uno strano rapporto. Forse per poca conoscenza, forse per pregiudizi non del tutto assopiti nei confronti del lavoro manuale o forse perchè i percorsi di formazione non sono così soddisfacenti, di primo acchito da parte dei giovani non sembra esserci un grande interesse per una scelta professionale di questo tipo. Tutto cambia però quando c'è un approccio più diretto.
«I ragazzi amano l'artigianato nel momento in cui lo provano. - dice, infatti, Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - Quando lo provano superano un po' quei preconcetti instillati spesso dai loro stessi genitori, che sembrano privilegiare percorsi universitari o professionali di un certo tipo. Quando scoprono che il mondo artigiano è un mondo anche tecnologico, vivace, dove possono ritagliarsi degli spazi, dove, spesso, si è meno vincolati rispetto a professioni canoniche, allora cominciano ad apprezzarlo».
L'altalena dei numeri
Partiamo dai dati. I dati di Confartigianato Piemonte mostrano forti oscillazioni: nel 2005 gli apprendisti ammontavano a 31.917 unità, scesi in dieci anni a 15.084 con una successiva risalita fino 31.606 unità del 2022. Nel luglio 2023 - ultimo dato disponibile - gli apprendisti risultano 16.427, circa 1000 in meno rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
«In Piemonte il numero di giovani che si approcciano all'artigianato sta diminuendo. - prosegue Gorgio Felici - Purtroppo c'e' un ingresso nel mondo artigiano solo attraverso l'apprendistato. C'è un problema generale di formazione/informazione e c'è un problema di preconcetto da parte dei genitori. Fortunatamente nelle scuole abbiamo insegnanti che, tante volte, con il poco che hanno, riescono a trovare i giusti collegamenti e la giusta informazione da dare ai ragazzi. Ma dipende proprio dalla buona volontà di ciascuno».
Questione di formazione
Secondo il presidente Felici il tema principale sembra proprio essere quello della formazione: «A questo Paese manca una visione simile ad un piano industriale per l'artigianato, per cui è difficile immaginare un piano formativo. Quello che ci piacerebbe, e lo dice uno che ha fatto il liceo classico, è che si desse dignità liceale agli istituti tecnici.Non se ne può più di vedere considerati gli istituti tecnici come una scelta di secondo piano rispetto ad un liceo. Gli istituti tecnici devono avere una dignità liceale esattamente come accade, ad esempio, in Francia. La Francia ha un impianto di istituti tecnici con dignità liceale ed anche psicologicamente non relega gli studenti, che fanno questo percorso formativo, nell'alveo di quelli che hanno fatto una scelta di importanza inferiore».
Il rapporto del Censis
Eppure l'artigianato, il made in Italy, continua a conquistare gli italiani. Nel Rapporto Censis, 3° Radar Artigiano, "Il valore artigiano nella sfida delle diversità territoriali", rileva come "l'83% degli italiani dichiara che sarebbe contento che «un figlio ed un nipote intraprendesse una professione nell'artigianato». In particolare, apprezzerebbero questa scelta l'82,8% dei residenti nel Nord Ovest, l'82,7% nel Nord Est, l'82,6% al Centro e l'83,2% nel Sud Isole. Ed ancora, l'83,2% dei redditi fino a 15mila euro, l'85,8% tra i 15 ed i 30mila, l'80,2% tra i 30 ed i 50mila e l'86,9% di quelli oltre 50mila. Ed ancora, dice il Censis, il 91,5% degli italiani reputa l'artigianato «un insieme di abilità e competenze molto importanti per la nostra era, diverso dal lavoro routiniero e standardizzato a rischio di essere sostituito rapidamente da digitale ed algoritmi».
La ricetta che manca
Se, dunque, questi sono i numeri della percezione degli italiani nei confronti dell'artigianato perchè poi da parte degli addetti ai lavori si lamenta un progressivo disinteresse da parte dei più giovani e si lanciano allarmi di professioni, che rischiano l'estinzione? «Il lavoro in bottega è in diminuzione perchè c'è in generale sia da parte dei giovani, sia da parte degli adulti, sia da parte di chi è già in età lavorativa avanzata uno scollamento tra le aspettative e le concrete opportunità - conclude Felici - Se noi riuscissimo a superare questo empasse con un approccio culturale diverso verso questi mestieri potrebbe essere di aiuto. Se vogliamo finalmente vedere un dato in controtendenza è essenziale mettere pesantemente mano all'intero sistema formativo italiano, riavvicinando i giovani alle imprese e fornendo strumenti efficaci per una formazione tecnica e teorica, che sia realmente utile e necessaria».
© Riproduzione riservata