In questo periodo d’inasprimento delle divisioni, l'universalismo ha ricevuto un forte sostegno da Papa Francesco nella sua nuova enciclica Fratelli tutti. Sulla fraternità e l'amicizia sociale.

La storia moderna dell'umanità è guidata da diverse contraddizioni, una di queste è il conflitto tra l’universalismo e il particolarismo. In poche parole, numerose idee universalistiche si basano sul presupposto che le norme e i valori si riferiscano allo stesso modo a tutti gli esseri umani, a tutte le creature viventi, o — ancora più ampiamente — a tutte le forme dell'essere. L'universalismo cerca l'unità che trascenda tutte le possibili differenze. Molte agende particolaristiche fanno il contrario: scelgono una particolare qualità di un singolo gruppo di fenomeni, e la rendono essenziale. Questa prescrizione di essenza ad un gruppo particolare mira a dichiarare la peculiarità di questo gruppo come una differenza ontologica rispetto a tutti gli altri gruppi o altre forme di esistenza.

Il particolarismo che sembra vincere

Nel mondo di oggi questa contraddizione delle agende universalistiche e particolaristiche si manifesta in molti processi, ad esempio: la recente globalizzazione e il protezionismo di oggi, l'interventismo liberale e il sovranismo conservatore, il nuovo solidarismo e l'etnonazionalismo reinventato. E attualmente, sembra che — con la demordenizzazione in calo, con il crescente illiberismo, con la democrazia liberale in declino, con il mondo frammentato per trovare risposte locali alla pandemia globale — il particolarismo stia vincendo.

Nella sua essenza, l'enciclica riporta in vita una delle fondamentali intenzioni universalistiche di Cristo e il messaggio più importante di San Francesco: «Un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio» e basato «sulla sua dimensione universale, sulla sua apertura a tutti» (punto 1,6; di seguito tutte le citazioni sono tratte dall'enciclica, ndr). Papa Francesco afferma apertamente la finalità universalistica del suo messaggio: «Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità» (8).

Il crollo della coscienza storica

Una delle parti più sorprendenti dell’enciclica papale è l'analisi dei pericoli attuali per l'universalità dell'amore fraterno interpersonale e per l’uguaglianza tra uomini e donne. La comprensione dei mali del nostro mondo, analizzata da Jorge Mario Bergoglio, coincide con studi scientifici all'avanguardia. Per esempio, Papa Francesco indica la demordenizzazione: vorrebbe che il nostro mondo «si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione», ma adesso questo mondo “sta dando segni di un ritorno all’indietro” (11). Inoltre, il Pontefice si riferisce al crollo della coscienza storica: «Una perdita del senso della storia che provoca ulteriore disgregazione» (13). E infine, sottolinea i danni del relativismo postmoderno e della decadenza dei nostri tempi: «Un modo efficace di dissolvere la coscienza storica, il pensiero critico, l’impegno per la giustizia e i percorsi di integrazione è quello di svuotare di senso o alterare le grandi parole. Che cosa significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità?» (14).

Questa analisi non si occupa solo delle forze che promuovono la disuguaglianza, ma mette anche in discussione la natura universale dell'umanità. Papa Francesco dirige la nostra attenzione alle questioni del recente progresso e della globalizzazione che hanno tradito le loro radici universali. Proprio come i critici di sinistra del recente globalismo, il Papa critica giustamente tali progressi in quanto non “per tutti” e per la loro mancanza di “una rotta comune”.

La soluzione universalista

Per curare i mali dell'universalismo fallito e del particolarismo in espansione, Papa Francesco offre una soluzione universalista, non particolaristica. L'enciclica parte da un'affermazione della intersoggetività umana: «Questo spiega perché nessuno può sperimentare il valore della vita senza volti concreti da amare. Qui sta un segreto dell’autentica esistenza umana» (87). Per evitare la trappola particolaristica, il Jorge Mario Bergoglio aggiunge un argomento molto importante: il mistero dell'autentica esistenza umana non è limitato alla famiglia o a qualsiasi altra comunità organica. La vera intersoggettività ha tutta l'umanità come suo orizzonte: «D’altra parte, non posso ridurre la mia vita alla relazione con un piccolo gruppo e nemmeno alla mia famiglia, perché è impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni: non solo quello attuale ma anche quello che mi precede e che è andato configurandomi nel corso della mia vita» (89). La conclusione è quindi la necessità di riaffermare un nuovo progetto universale su “amore universale che promuove le persone” “senza frontiere”.

Papa Francesco ripete l'appello di Popper per una società aperta, anche se lo fa in un contesto nuovo.

Questa società aperta deve integrare tutti (97), deve trattare tutti i suoi vicini con «l’amicizia sociale e la fraternità universale» (106) e deve bilanciare gli interessi di ogni persona, uomini e donne, e di ogni gruppo di quella società.

Inoltre, l'enciclica del Papa promuove la richiesta kantiana di maturità umana: «Non possiamo tralasciare di dire che il desiderio e la ricerca del bene degli altri e di tutta l’umanità implicano anche di adoperarsi per una maturazione delle persone e delle società nei diversi valori morali che conducono ad uno sviluppo umano integrale” (112). L'idea kantiana di maturità in questo contesto è attribuita non solo agli individui ma anche alle comunità e alle società.

Sulla base di questa interpretazione intersoggettiva di una società moralmente matura e aperta e dell'umanità come necessario orizzonte dell'azione morale, l'enciclica — per la sua conclusione finale — stabilisce il dovere di esercitare “l’amore politico” come forma di “una carità sociale e politica” (176-180).

Scienza e religione hanno una lunga storia di rivalità. L'universalismo è stato a lungo un ostaggio del conflitto tra la fede religiosa e la ragione laica. Nonostante i molti rischi per la razionalità, l'era post-secolare sembra aggiungere valore all'agenda universalista, portando la visione del mondo scientifico e il pensiero religioso contemporaneo in un rapporto più stretto tra loro.

L'orizzonte normativo dell'universalismo sta sicuramente traendo una ispirazione nuova dalle idee, dagli argomenti e dalle conclusioni dell'enciclica “Fratelli tutti”. E questi non devono rimanere non apprezzati da coloro che si trovano in circoli laici universalisti.