L’Italia Silicon Valley dello sport e della salute? Non è una boutade, ma una opportunità per l’economia del Belpaese. Ma va coltivata fin da subito in questi mesi in cui si cercherà di risalire la china del baratro dove siamo sprofondati a motivo della pandemia. Vediamo perché.
I mille volti dello sport
Sport come gioco, come disciplina, come inclusione, come eventi, come terapia, come intrattenimento turistico, come business. È un fenomeno dalle variegate sfaccettare in grado di generare un fatturato di oltre 17 miliardi nel 2020, anno che ha subito l’effetto Coronavirus. Secondo i dati del Cerved, è un fatturato in calo di tre milioni di euro pre-pandemia, ma che si prevede riprenderà un po’ quota nel 2021 risalendo di oltre un miliardo rispetto al 2020. A dettare le condizioni sarà sempre il virus. Lo dimostrano anche i dati di performance (ai minimi storici) registrati dalle società calcistiche, secondo la recente analisi di KPMG.
Gli effetti dell’emergenza sanitaria sullo sport emergono anche dal rapporto Bes 2021, Benessere Equo Sostenibile dell’Istat. A risultare allarmanti – complice l’emergenza da Covid-19 – sono i dati sulla sedentarietà e l’eccesso di peso: nel 2020 è pari al 33,8% la quota di persone sedentarie. Le donne registrano livelli di sedentarietà più elevati rispetto agli uomini, anche se nel tempo il gap di genere è andato riducendosi (pari a 7,8 punti percentuali nel 2010 e scende a 6,3 punti percentuali nel 2020). La sedentarietà aumenta al crescere dell’età. Rispetto al 2019, si osserva un aumento nella quota di persone in eccesso di peso sia al Nord sia nel Mezzogiorno (rispettivamente dal 42,1% al 43,4% e dal 49,3% al 50,4%), mentre viene rilevata una riduzione nelle regioni dell’Italia centrale (da 43,7% a 42,2%)
L'idea: la Silicon Valley dello sport e della salute
Eppure, dalla crisi emergono sempre delle opportunità. È di recente istituzione, per esempio, WeSportUp, il primo Acceleratore di start-up e PMI innovative focalizzato negli ambiti sport e salute. Nell’ultimo triennio gli investimenti a livello globale in tecnologie sport & tech ammontano a circa 13 miliardi di dollari. In Italia il settore sport e salute è un driver trainante per l’economia con 12 milioni di tesserati, 120 mila società e associazioni sportive, quasi 40 mila imprese attive, 330mila addetti.
I dati confermano una tendenza importante per il bel Paese, che può candidarsi a “Silicon Valley dello sport e della salute” a ragion veduta.
«Creiamo una nuova via italiana allo sport»
«Dal punto di vista sportivo l’Italia è assolutamente un unicum - riflette Giovanni Gallo, componente di giunta del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) con delega agli enti di promozione sportiva - Il nostro modello sportivo è diverso da tutti gli altri, è rappresentato da tante piccole realtà diffuse, sempre un po’ ai confini tra il volontariato e la professionalità (non il professionismo). È necessario creare una nuova via italiana allo sport, che non può omologarsi ad altri modelli internazionali, rispettando l’unicità della nostra esperienza».
Pollice in su, dunque, alla creazione di una Silicon Valley italiana dello Sport internazionale diffusa tra le Regioni e le eccellenze imprenditoriali e associative sportive delle singole Regioni.
L'attrazione degli investimenti
La sfida passa per l’attrazione degli investimenti esteri e rappresenta oggi un pilastro del rilancio economico dell’Italia dopo la crisi pandemica e necessita di un’azione sinergica e compatta dei portatori di interesse. «Con il susseguirsi di candidature per ospitare grandi eventi sportivi - dichiara Marta Serrano, presidente di Sport Innovation Hub, associazione di promozione sociale motore di sviluppo e innovazione per il territorio e per le imprese - l'Italia ha riscoperto una forza di attrazione e una capacità di sviluppo nel settore sportivo che ha poco da invidiare rispetto ad altre nazioni. Grandi e piccole imprese e gruppi di ricerca presso i nostri atenei raccolgono una vasta offerta di prodotti e di servizi capaci di competere sui mercati a livello internazionale. Tuttavia, il nostro Paese non è ancora riuscito a fare massa critica».
Occorre, dunque, supportare in modo sistematico e strutturato azioni per far emergere l'eccellenza da uno stato di timidezza. L'innovazione al servizio dello sport e della salute va raccontata, comunicata e valorizzata.
Dove innovare
Gli ambiti di innovazione possono essere la performance degli atleti, il loro benessere e nutrizione, l'engagement dei tifosi, la gestione delle organizzazioni sportive e le tecnologie per gli stadi e le infrastrutture sportive, gli e-sport e la sostenibilità. Ne è convinto Danilo Ragona, presidente di Able to Enjoy, azienda che da oltre dieci anni progetta, produce e commercializza prodotti per la disabilità: «Lo sport e la mobilità inclusiva non sono un lusso delle società ricche, bensì una necessità di tutti, in ogni luogo del mondo. Permettono alle persone di riconoscerci come tali, con le proprie esigenze e diritti, e fanno evolvere le Comunità. L’Italia è anima di grande creatività e condivisione, il luogo adatto dove far nascere una Silicon Valley per lo sport. L’ambizione è di mettere in moto dinamiche economiche più accessibili per sostenere l’inclusività e agevolare l’avvio allo sport delle persone con disabilità nel mondo.
La parola d’ordine è sinergia: tutti i portatori di interesse territoriali, dalle aziende, alle società sportive, alle associazioni sportive, ai ricercatori universitari e dei centri di ricerca preposti, alle istituzioni uniti nella squadra “Italia centro dell’innovazione sportiva”.
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