Sempre più italiani aprono le loro case ai turisti. Si chiama «locazione turistica» la parola che sta cambiando pelle all'industria delle vacanze. In quattro anni appartamenti, ville, casali dati in uso per brevi periodi sono diventati un business. Nel segno degli “affitti mordi e fuggi”. Una moda che sta spopolando anche durante questi giorni di primavera che secondo Federalberghi vede 17 milioni di italiani muoversi per una breve vacanza nei due Ponti.
Il singolare primato di Venezia
A Venezia dal 17 aprile l’Osservatorio Ocio ha messo in funzione il "Contatore dei posti letto dell'offerta ricettiva nella città storica" per denunciare come sia sempre più vicino il momento in cui i posti letto per turisti supereranno quello dei residenti (ora sono 48.596 contro 49.365) e un contributo decisivo a questo sorpasso lo stanno dando proprio le locazioni turistiche: poco meno di novemila (8700 per la precisione) con un’alta percentuale di affitti non denunciati: praticamente uno su due (3500 secondo le denunce di chi si oppone a questa forma di illegalità). D’altronde il 70 per cento degli acquisti di immobili a Venezia è straniero, e tre volte su quattro viene fatto come forma di investimento. L’alternativa è copiare il sindaco di Amsterdam che dall’anno scorso vieta di dare in affitto le case fino a 512 mila euro di valore: “Le case sono fatte per essere abitate, non per guadagnarci” è il suo credo.
Corre veloce l’affitto mordi e fuggi anche nelle Langhe dei grandi vini e dei cibi da gourmet. Qui i posti letto in totale sono 27.318, ma il peso delle case messe a disposizione dei privati incide anche di più sul totale (6.424) e, soprattutto, è a un passo dall'eguagliare l'offerta di hotel e alberghi che conta su 6.610 letti. Se alle «locazioni turistiche» si sommano i numeri dell'extralberghiero nelle Langhe e nel Roero i posti letto alternativi a hotel e locande diventano 20.708. Cioè poco più del 75 per cento dell'offerta totale. In altre parole, sulle colline patrimonio dell'Unesco gli hotel coprono solo un quarto della richiesta turistica.
Un milione di case piazzate nel 2022
Ma non è un fenomeno isolato. Anzi. L’affitto breve va forte anche nelle grandi città tanto che Scenari Immobiliari ha previsto che quest’anno si possano ritoccare i dati pre pandemia dopo aver sfiorato il milione di case locate nel 2022. Da Roma a Firenze, da Milano a Napoli, da Perugia a Verona le percentuali degli annunci hanno tutte il segno più rispetto a dodici mesi prima. E un altro dato – presentato durante un’audizione in Senato a febbraio - dà una fotografia ancora più completa. Secondo una stima del ministero del Turismo il fatturato di queste "abitazioni private" a febbraio è stato di mezzo miliardo. In un mese di bassissima stagione (secondo gli esperti vale il 4% dell’anno). Quindi a conti fatti, il mercato degli “affitti mordi e fuggi” vale 11 miliardi di euro in Italia. Ma restituisce poco alle casse del Fisco. E sono proprio questi numeri a far inalberare i proprietari di alberghi, hotel e bed&breakfast. Dice Alessandro Nucara, direttore di Federalberghi: "Il panorama è inquinato da centinaia di strutture abusive grazie all'assenza di controlli e di regole. E' una concorrenza sleale che danneggia sia le strutture tradizionali come gli alberghi sia le imprese che operano con formule nuove ma nel rispetto delle regole. C'è posto per tutti, il mercato è in crescita però spazio solo a chi le regole le rispetta”.
Il bollino in cinque regioni
Da gennaio è diventata operativa la nuova normativa europea più stringente verso le piattaforme digitali. In pratica i codici fiscali dei locatori, i redditi guadagnati e i dati catastali degli immobili vanno comunicati all’Agenzia delle Entrate, diversamente l’host viene bloccato. Tutto questo nell’attesa che diventi operativa l’annunciata banca dati che avrebbe dovuto riunire tutti gli immobili destinati agli affitti mordi e fuggi in Italia, attribuendogli un codice da usare obbligatoriamente negli annunci online. Alcune regioni si sono già mosse in questa direzione. Campania, Lombardia, Piemonte, Puglia e Veneto prevedono un codice obbligatorio. Ma il caos è tutt’altro che superato. Tanto che durante l’audizione in Senato l’operatore leader nel settore Airbnb (c’era anche Expedia) lo ha sottolineato: "In Italia – ha detto Valentina Reino head of public policy & campaign Southern Europe at Airbnb - ci sono normative a livello comunale, regionale e nazionale e queste molto spesso sono in contrasto tra loro oltre che essere in contrasto con le normative europee. Quindi è necessario fare chiarezza e per questo abbiamo accolto positivamente la proposta di Bruxelles rispetto alla condivisione dei dati sulle locazioni brevi perché riteniamo che la chiarezza e la semplicità della normativa sia la strada giusta anche per incentivare l'attività".
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