Ci siamo. Per sette mesi torna l’ora legale. E il cambio – che ci toglie un’ora di sonno nella notte dell’ultimo weekend di marzo – rilancia l’infinito dibattito sul perché non mandare definitivamente in pensione l’ora solare e stare sempre un’ora avanti, estate e inverno. E come sempre il partito dei favorevoli all’ora legale “spara” dati per dimostrare vantaggi per tutti dall’anticipare il movimento solare. E al gioco si è iscritta anche Terna, il gestore nazionale della rete elettrica. Che però non ha mai fornito dati su quale sarebbe il risparmio tra ottobre e marzo se anziché tornare all’ora solare si confermasse quella legale. Forse, azzarda qualcuno, non c’è. Comunque stiamo ai dati reali. I sette mesi di ora legale – si tornerà a quella solare il 29 ottobre – permetteranno all’Italia di risparmiare 220 milioni di euro. E’ l’effetto di un minor consumo di energia elettrica: 410 milioni di kilowattora in meno. Che equivale al fabbisogno annuale di 150 mila famiglie. C’è anche un vantaggio ambientale. Meno energia consumata garantisce una riduzione dell’anidride carbonica liberata nell’atmosfera: sempre Terna l’ha calcolata in 200 milioni di tonnellate.

Stessa ora sempre, nella Ue favorevole l'1%

Ma c’è chi tende a gonfiare questi dati. Conflavoro, l’associazione che tutela e rappresenta le piccole e medie imprese, ha ipotizzato un risparmio di 2,5 miliardi di euro se l’Italia tra ottobre e marzo avesse mantenuto l’ora legale. La Sima, la società italiana di medicina ambientale, limita il risparmio sulla bolletta annuale con l’ora legale sempre a 382 milioni. E tutti rispolverano il sondaggio dell’Unione Europea nel 2018. Quando l’84 per cento di quanti avevano risposto si schierò per la cancellazione dell’ora solare. Peccato che fossero 4,6 milioni di cittadini su 447 milioni in totale. Come dire che l’entusiasmo per l’ora legale corrispondeva all’uno per cento dei residenti nei 27 Paesi dell’Unione europea. E la riprova è arrivata dagli stessi Stati.

I rischi per la salute con mattine più buie

L’Ue, sull’entusiasmo dell’indagine tra l’1% della popolazione, aveva deciso che i Paesi entro il 2021 si pronunciassero su quale ora preferivano. Ma nessuno ha risposto. Tutti hanno preso tempo. Compresa l’Italia. Mentre la Sie, la società di endocrinologia italiana, ha provato a spegnere gli entusiasmi di chi vorrebbe l’ora legale tutto l’anno: mattine più buie e sere più luminose potrebbero avere effetti negativi sulla quantità di sonno e di conseguenza anche sul rischio di obesità, sovrappeso e malattie metaboliche come il diabete. Insomma, meglio usare cautela. Così, nell’attesa che si sciolga una volta per tutte il dilemma, come accade dal 1965, anno dell’introduzione definitiva dell’ora legale (anche se il primo esperimento risale al 1916) anche stavolta tutto si risolve con uno spostamento delle lancette. Un’ora avanti.