L'Osservatorio della Val Susa presieduto da Mario Virano non dovrà più limitarsi ad osservare. Grazie ad un fruttuoso e paziente lavoro di mediazione è stato legittimato a fare, o meglio, a pervenire ad un'indicazione di tracciato della nuova Torino Lione, che possa essere presentato alla Commissione Europea il 20 luglio prossimo con ragionevoli speranze di ottenere parte dei finanziamenti UE.
Alcuni paletti sono stati già concordati con le comunità locali. Si tratta dello spostamento dell'uscita del tunnel di base con la Francia da Venaus, divenuta una sorta di fortezza Bastiani dei comitati no Tav, dell'eliminazione del tunnel sotto il Musinè, del passaggio per ampi tratti lungo la linea storica e infine del nuovo percorso di raccordo con Torino.
Nei prossimi giorni sapremo se lo spirito di dialogo e di ricerca del compromesso raggiunto grazie ai lavori dell'Osservatorio potrà concretizzarsi in una nuova ipotesi di tracciato condivisa e credibile o se invece prevarranno le ragioni dell'immobilismo più radicale e conservatore.

La sindrome del "not in my backyard" e l'esercizio del governo per interposta persona.
Occorre ribadire che sulla Torino Lione si gioca un pezzo importante dei vantaggi competitivi del futuro per l'Italia e l'Europa. I lavori dell'Osservatorio nei prossimi 30 giorni saranno fondamentali per sperare di restituire al Sistema Italia quella centralità geo-economica che solo infrastrutture moderne di connessione transeuropea possono garantire.
Siamo già fuori tempo massimo. La Francia, la Germania, la Svizzera sono almeno 10 anni più avanti. Proprio in Svizzera dopo 8 anni di lavori, il 15 giugno scorso è stato inaugurato il tunnel di base del Lötschberg e i primi camion, che ironicamente appartenevano tutti ad una società di trasporti italiana, hanno potuto utilizzare l'autostrada ferroviaria che consente l'attraversamento veloce delle Alpi bernesi.
Questa è l'ultima occasione, speriamo di non perdere il treno che l'architetto Virano è riuscito, in zona cesarini, a rimettere sui binari del confronto fattivo, lontano dalle contrapposizioni ideologiche che lo hanno caratterizzato in passato.
Non si può comunque non constatare l'anomalia tutta italiana di lasciare ad un comitato di osservatori chiamati a fare valutazioni tecniche, responsabilità di decisione che spetterebbero più propriamente ad organismi di governo democraticamente legittimati. Siamo ad una nuova forma di esternalizzazione delle prerogative e delle responsabilità di governo che sembrano farsi sempre più deboli di fronte ad ogni nuova manifestazione di quella sindrome di nimby che si diffonde in modo epidemico nel nostro Paese. Non solo un'incapacità di prendere decisioni da parte della politica, piuttosto un abbandono dell'esercizio della sovranità che sta dilagando in modo preoccupante, non solo nel caso della costruzione della nuova linea ferroviaria in Val Susa. Basti pensare ai tristi fatti di Napoli, dove tocca al direttore della Protezione Civile sostituirsi al governo nazionale, a quello regionale e all'autorità dei Comuni per riuscire a evitare che la Campania venga sommersa da una montagna di rifiuti.