1. Una delle menti più lucide del diciannovesimo secolo, Henry Adams, fu per sette anni professore di storia medievale a Harvard. È da questo breve momento di grazia che vorremmo misurare l’ascesa e la caduta di un altro professore di storia di Harvard, Niall Ferguson.

Adams giunse alla storia per esclusione. Avrebbe voluto entrare in politica e magari diventare presidente come il bisnonno John Adams, o il nonno John Quincy Adams. Magari si sarebbe accontentato di entrare in diplomazia come il padre Charles Francis Adams. Ma non ci fu verso. Malgrado avesse indubitabilmente tutte le qualità per entrare in politica (o forse proprio per quello) non riuscì mai a farsi dare un incarico che andasse oltre la segreteria del padre.  E forse fu un bene visto che “sono sempre gli uomini migliori a fare i danni peggiori”.

2. Oggi nessuno parlerebbe di Henry Adams se non fosse per la sua monumentale autobiografia, e questo malgrado poderosi volumi di storia, innumerevoli articoli, e due romanzi di successo (pubblicati anonimi).

Osservando se stesso a posteriori e ricostruendo a ritroso la propria vita come il fallimento di un individuo (e quindi di un’epoca), Adams scrisse l'equivalente moderno di un trattato medievale sulle vanità.

Al centro de L’Educazione di Henry Adams è l’idea maestra che la storia è mossa da forze superindividuali che è compito degli storici misurare. Dalle loro equazioni un giorno si potrà forse calcolare con esattezza anche lo sviluppo futuro dell’umanità. Questo punto teorico è affidato ad uno dei capitoli finali del libro ed è l’adattamento del discorso inaugurale tenuto da Adams quando venne eletto Presidente dell’American Historical Association.

3. Se questo fosse tutto, nessuno si ricorderebbe più dell’autobiografia di quest’uomo mirabile ma inconcludente. (Qualcuno lo definì con sprezzo una begonia, ma lui non gliene volle). Il fatto è che tutti gli altri capitoli del libro servono a spingere oltre l’idea che la storia non la fanno le azioni degli individui. Se non la fanno gli individui e se non la fanno forze calcolabili, allora la fa il caso.

Il ritratto dal vero di Garibaldi è un esempio palmare di come la qualità degli individui non conti nulla nella genesi degli eventi storici. Incontrando l’artefice dell’unità d’Italia, Adams si pose il problema di come poté una simile sfinge fare la storia.

Se a muovere la storia non sono né equazioni di forza esprimibili in leggi assiomatiche né azioni d’intelletto in qualche modo ponderate, la storia si muove secondo leggi incongrue e gesti insensati.

L’educazione di Henry Adams alla fine fu dunque questa: la persona intelligente parla il meno possibile e quando parla lo fa per instillare dubbi, non per inalberare certezze.

4. Veniamo al professor Niall Ferguson.

La scorsa settimana Ferguson è balzato all’onore delle cronache per aver scritto l’articolo di copertina del settimanale Newsweek dal titolo “Hit the road Barack. Why we need a new president”. (Vai a farti un giro Barack. Perché abbiamo bisogno di un nuovo presidente).

In questo articolo, lo storico dà del bugiardo ad Obama e, numeri alla mano, mostra come il paese sia entrato in una fase di declino durante la sua presidenza. Quindi l’invito a farsi un giro: il paese sarebbe meglio governato da Mitt Romney e dall’amico Paul Ryan.

5. L’articolo ha destato molta sorpresa, non per la posizione presa (Ferguson aveva ripetutamente chiesto a Ryan di candidarsi lui alle presidenziali) ma per l’uso a dir poco disinvolto delle fonti. Per farla breve, nulla nei dati esposti può portare alla conclusione a cui è voluto giungere Ferguson.

A dolersi di più di questo spiacevole episodio di propaganda politica spacciata per scienza sociale sono stati gli storici, che non si sono riconosciuti nell’uso distorto e partigiano dei dati econometrici. Il mito dell’oggettività è stato più volte respinto nella professione, ma non per questo gli storici si sentono autorizzati a dire quel che gli pare usando fonti numeriche.

6. Forse la soluzione a cui giunse Adams era eccessiva--il silenzio. Ma qualcosa della sua lezione di stile e di dottrina dovrebbe essere sopravvissuta a Harvard. Invece l’ateneo americano si trova ora ora alle prese con un professore tenured (illicenziabile) che fa politica usando la propria carica come una clava con cui colpire gli avversari politici.

Molti si chiedono come è stato possibile che uno studioso capace di conquistare una cattedra a Harvard si sia buttato a capofitto in una simile vicenda.

Una delle risposte più pertinenti è stata che oggi gli studiosi possono guadagnare cifre notevoli solo entrando nel circuito delle conferenze.

Un professore di Harvard che, dati alla mano, appoggia la candidatura di un uomo d’affari alla presidenza può fare milioni.

Senza contare che una volta eletto, l'uomo d’affari in questione potrebbe sentirsi obbligato a conferire cariche allo studioso. Magari il futuro di Niall Ferguson è in diplomazia o addirittura in politica. Non poniamo limiti alla provvidenza.

Il povero Henry Adams si starà rigirando nella tomba (un piccolo capolavoro di buon gusto realizzato da Augustus Saint-Gaudens su disegni originali dello stesso Adams).

Un’altra prova che ci sono modi di fallire molto peggiori del suo.